Riccò, i guai non finiscono mai

DOPING | 01/05/2014 | 15:18
«I guai sono sempre all’ordine del giorno con Riccò». Non è una battuta, ma la frase pronunciata da Fiorenzo Alessi, l’avvocato di fiducia dell’ex corridore modenese che, una volta di più, ha problemi con la giustizia. Già squalificato per doping fino al 2024, Riccò è stato denunciato, insieme a Matteo Cappè, 37 anni. Pro’ nel 2003 e nel 2004, quest’ultimo si è poi dedicato alle granfondo, tanto che qualcuno lo chiamava «cannibale», e corre per la Cicli Maggi, società della Versilia già finita altre volte nell’occhio del ciclone-doping.

L’indagine In un blitz dei carabinieri del Nas di Livorno, che indagavano sul commercio di farmaci ad azione dopante, sono stati arrestati in flagranza di reato un operatore sanitario e un commerciante sorpresi mentre cedevano confezioni di epoetina alfa (l'Eprex è il nome commerciale) e testosterone ai ciclisti. L’operatore sanitario della Asl 6 di Livorno, Fabrizio Boccolini, 48 anni, e il commerciante, Antonio Catarsi, 50, entrambi livornesi, sono ai domiciliari. Nel parcheggio di un McDonald’s sono state sequestrate una trentina di confezioni di medicinale. Nelle successive perquisizioni nelle case dei due arrestati sono spuntate altre 100 confezioni per un valore di 15mila euro.

Particolare rilevante, spiegano i militari, è il fatto che molte fustelle di medicinali riportavano la scritta «per uso esclusivo ospedaliero» ed è quindi facile ipotizzare la loro provenienza illecita. Per i due arrestati, le accuse sono ricettazione, che prevede una pena tra i 2 e gli 8 anni, e commercio di farmaci ad azione dopante. Stessi reati sono ipotizzati, in concorso, per i due ciclisti che allo stato attuale delle indagini figurano solo come acquirenti.
Gli arresti sono scattati nel pomeriggio di martedì, nel Livornese, durante uno scambio di circa 30 confezioni di medicinali che stava avvenendo in località Stagno, al confine tra il territorio di Livorno e Collesalvetti. I farmaci, che vanno conservati al freddo, durante lo scambio erano in un sacca di tela e in una scatola di scarpe. I carabinieri hanno anche sequestrato 1.170 euro che sarebbero serviti al pagamento delle confezioni e che spuntavano da una felpa di proprietà di Riccò che era appoggiata all’interno della macchina occupata dagli ex corridori.

L’indagine, svolta dalle Procure di Livorno e Lucca, è collegata a quella di Pistoia dove, a fine febbraio, sono state denunciate dalla polizia 22 persone per i reati di peculato, abuso d’ufficio, truffa aggravata, appropriazione indebita, ricettazione e violazioni della legge antidoping. Quattro degli indagati, infermieri professionali, dal gennaio 2011 fino a luglio 2013 avrebbero sottratto dall’ospedale San Jacopo, all’epoca dei fatti Il Ceppo, non meglio quantificabili confezioni di medicinali, sostanze dopanti a base di epo e altri ormoni destinati al ciclismo amatoriale. E sotto stretto controllo ci sarebbero altri personaggi legati a doppio filo a ciclisti e ospedali.
Ancora non è stato accertato se quei farmaci servivano solo a loro, fenomeni del ciclismo dopolavoristico, oppure per aiutare anche qualche amico. Il Cobra, come veniva chiamato ai tempi d’oro, negli ultimi tempi si occupava anche della preparazione di alcuni cicloamatori e di giovani ciclisti.

La provocazione Per i suoi adepti, quelli che lo consideravano il nuovo Pantani, viveva ancora di quei bagliori mostrati al Giro 2008, quando lottò per la maglia rosa con Alberto Contador, e nel successivo Tour de France dove vinse due tappe di montagna (Super Besse e Bagneres de Bigorre) prima di essere scoperto positivo nella crono di Cholet ed essere arrestato dai gendarmi al raduno di partenza della 12 a tappa.
Riccò, la cui moglie Vania Rossi è stata a sua volta trovata positiva per Cera nel cross (ma scagionata per deterioramento del campione B) e il cognato Enrico, ex pro’, indagato per doping, ha sempre avuto il gusto della sfida. Ma con le regole fatte da lui, cioè non uguali per tutti visto che i primi problemi di doping li ha avuti nelle categorie giovanili. Da giugno sarebbe partito il suo progetto di stabilire tutti i record di scalate sulle salite più importanti d’Europa. Tentativi di record ovviamente senza controlli antidoping.
Riccò che non riesce, costi quel che costi, a vivere una vita normale. Eroe negativo, ma pur sempre al centro dell’attenzione, tanto che nel pomeriggio del 17 dicembre scorso usò twitter per un messaggio inquietante: «In un residence solo come il Panta». La voglia di prendere in giro tutti, di sentirsi per un attimo di nuovo al centro dell’attenzione, lo avevo attratto un’altra volta. Pensare che Riccò, due anni fa, nel comunicare l’uscita di una sua autobiografia mai scritta, twittò: «Comincia una vita. Adesso comincerò a parlare di tutto il marcio che c’è nel ciclismo e di tutto quello che ho visto in questo falso mondo di ipocriti». Poverino, tutti contro di lui. Che mondo di brutti e cattivi...

da la «Gazzetta dello Sport» del 1 maggio 2014 a firma Alessandro Conti e Claudio Ghisalberti
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COMMENTI
Basta
2 maggio 2014 09:27 cimo
A quando un bel raid serio dei Nas in qualche bella Granfondo?


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