Nibali, lo stile in maglia rosa

ATTACCHI & CONTRATTACCHI | 14/05/2013 | 15:40
di Cristiano Gatti    .


Non è poi così fondamentale sapere subito se Nibali vincerà il Giro d’Italia. C’è ancora tanto tempo – tanta strada – per scoprirlo. Però devo dire che già adesso è un grandissimo leader, la figura giusta al posto giusto. E non solo per noi italiani.
Gli voglio dare atto di una bella personalità, una personalità molto particolare. Essendo siculo, non gli mancano orgoglio e ambizione (“I siculi sono dei”, fa dire Tomasi di Lampedusa al Gattopardo). Però Vincenzo riesce ad essere un siculo col limitatore di velocità: rispetto a tanti suo conterranei, non sfocia mai nel narcisismo e nel presentuoso spinto. Ha misura e prudenza, benchè creda pienamente in se stesso, com’è giusto, per procedere nella vita.

Da leader del Giro, sta introducendo uno stile magnifico. Lo stile rivoluzionario della normalità. Dopo anni di eccentricità esibita e prevedibile, tanto da diventare conformista e banale, con i pantaloncini rosa, i caschi rosa, la bici rosa, le scarpe rosa, nemmeno fossimo a Ibiza o a Pitti Uomo, Nibali ha reintrodotto un principio assoluto: al Giro si lotta e si suda soltanto per un simbolo assoluto, la maglia rosa. Quella interessa, quella conta. Solo quella. E allora solo quella si porta in Giro, quando si ha la forza e la fortuna di prenderla.

Così, eccolo sulle strade d’Italia esibire fiero la sua bandiera inviolabile, sognata sin da bambino, simbolo unico e impareggiabile del primato, e guai annacquarlo, diluirlo, svilirlo con tutto il corredino modaiolo degli altri capi in tinta. Quando gli chiedono perché mai questa scelta, Vincenzo dà una risposta bellissima: «Al Giro si corre per la maglia rosa. Non per il casco rosa o i calzoncini rosa, che tra l’altro sono pure da donna. Io solo quella voglio e solo quella porto».

Mi piace, è molto bello questo suo modo di vivere, di pensare e di credere ancora in un certo modo. Non ci trovo niente di anacronistico o di anticonformista: Vincenzo lo fa con naturalezza, cercando semplicemente di essere se stesso. Non si adegua alle mode e alle tendenze, cerca cocciutamente la sua armonia e il suo equilibrio. Non è un caso che tutta la sua dimensione di giovane uomo sia coerente e lineare. Non ha sposato miss o strappone, veline o ombrelline: si è fatto una famiglia con una ragazza qualunque che neppure sapeva di quanto lui fosse campione (vedi il gradevole pezzo su donna Rachele, di Paolo Condò, pagine Gazzetta”).

Di più: posso testimoniare che Vincenzo non ha tatuaggi, almeno finora, almeno nei punti visibili. Mi risulta che non sia neppure un fanatico frequentatore di Facebook e di Twitter, almeno nei tempi e nei modi patologici di tanti umani dentro e fuori Giro.

Certo Nibali non è santo e neppure eroe. Avrà i suoi difetti e le sue debolezze, com’è previsto dal nostro destino di uomini limitati. Non è proprio il caso di farlo perfetto e superuomo. Basta molto meno. Basta così com’è. Sperando che il successo (eventuale, augurabile) non lo cambi e non lo rovini mai. Nella vita non serve strafare, o viaggiare sempre sopra le righe. Basta una maglia rosa. Basta solo la maglia rosa. Il resto è roba per magliari.
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COMMENTI
Vincenzo è grande anche in questo
15 maggio 2013 10:03 Melampo
Così si dovrebbero comportare anche i titolari delle maglie di campione nazionale e del mondo, vero "squadre"?

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