Il percorso del Tour de France è stato svelato e se da una parte c’è Tadej Pogacar che cercherà di conquistare la sua quinta Grande Boucle, sulle strade della corsa gialla i padroni di casa aspettano una sola persona: Paul Seixas. Il giovane francese non ha mai corso un grande giro, ma dopo un 2025 con risultati importanti come la vittoria al Tour de l’Avenir tutti aspettano una sua partecipazione alla Grande Boucle.
Anche il suo finale di stagione è stato caratterizzato da ottimi risultati, come il 13° posto ai Campionati del Mondo in Ruanda, il 3° ai Campionati Europei dietro Pogacar ed Evenepoel e il 7° al Giro di Lombardia. Il giovane Paul Seixas a soli 19 anni viene considerato un autentico fuoriclasse e il direttore del Tour de France, Christian Prudhomme, lo vorrebbe alla sua corsa già il prossimo anno, anche se non si offenderebbe se dovesse aspettare ancora un anno o due. Lo scalatore della Decathlon-AG2R La Mondiale ovviamente non ha ancora reso noto il suo programma di gare per il 2026, per tanto nessuno ad oggi può dire se lo vedremo alla corsa gialla il prossimo luglio.
«Il mio sogno più grande è vincere il Tour de France – aveva dichiarato Seixas pochi giorni fa – E’ la corsa più importante per me. Ma c'è il sogno e la realtà. E la realtà è rimanere misurati. Quando si crea un programma di gare, deve essere intelligente e pertinente. Ecco perché non abbiamo ancora deciso se parteciperò al Tour nel 2026. Abbiamo detto che avremmo fatto un grande giro importante, ma non so quale».
Prudhomme sarebbe felice di avere questo astro nascente del ciclismo francese alla sua corsa, ma sa perfettamente che non deve mettergli pressioni, perché un passo sbagliato a 19 anni può costare molto caro e se non si sanno gestire le sconfitte nel modo corretto, allora si rischierebbe di entrare in inutili situazioni di stress e di insoddisfazione per non aver raggiunto un risultato.
«Non avrei nulla da ridire se Paul Seixas dovesse decidere di non venire al Tour nel 2026. Ho anche la sensazione che sia un vero gioiello del ciclismo e per questo va tutelato – ha detto Prudhomme a Parigi - Le persone che lo circondano, i suoi genitori, la sua squadra, sanno molto meglio di me cosa bisogna fare. È un prodigio. Sarà il benvenuto quando vorrà, ma non rimarrò deluso se non sarà qui l'anno prossimo».
Non solo Prudhomme ma anche Thibaut Pinot è convinto che Seixas un giorno potrebbe vincere la Grande Boucle. Due anni fa a Bergamo, al Giro di Lombardia, Thibaut Pinot ha appeso la bicicletta al chiodo, decidendo di seguire la fattoria di famiglia a Mélisey (Alta Saona). Pinot ha guardato con molto interesse il 7° posto al Lombardia del lionese, nella corsa che lui ha vinto nel 2018 ed è certo che abbiamo di fronte un corridore che nel tempo potrebbe essere anche superiore a Pogacar.
«Per me è dai tempi degli esordi di Tadej Pogacar e Remco Evenepoel che non vediamo un fenomeno del genere. Forse è persino più forte di Pogacar alla sua età – ha detto Pinot - Tadej non è diventato professionista subito dopo gli juniores, ed è vero che nella sua prima stagione è arrivato terzo alla Vuelta a España e ha vinto tre tappe, ma aveva anche due anni in più di Seixas. Quindi parliamo di un ragazzo che aveva 21 anni rispetto ai 19 di Seixas. Mentre Remco ha vinto nelle sue prime gare da professionista nel 2019, come alla Clasica San Sebastian a 19 anni. Quindi, in pratica, si colloca tra Remco e Pogacar alla stessa età».
Pinot è convinto che questo talento del ciclismo francese già dal prossimo anno potrebbe correre al Tour de France e che questa, quasi certamente sarà anche la scelta della squadra, la Decathlon-AG2R. «Perché frenarlo? E poi, il Tour de France non è la corsa più dura fisicamente. Se vogliono esaurirlo, ci sono altri modi per farlo. Se è il migliore della squadra, perché non dovrebbe correre il Tour? Ora non c'è molto rischio di bruciarsi. C'è così tanto per capire l’andamento di un corridore, grazie ai dati su sonno, alimentazione, allenamento possiamo sapere e valutare tutto. Vediamo subito i segni della stanchezza, quindi non lo esauriranno. Non è più come prima, quando lanciavamo giovani corridori e poi li esaurivamo, e questo non importava perché tanto ne prendevamo un altro. L'approccio non è più lo stesso. È davvero cambiato e l’unica cosa alla quale dovrà essere attenta la squadra è lo stress causato dai media. Per il resto, se è pronto deve andare».
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