Il percorso del Tour de France 2026, annunciato ufficialmente ieri a Parigi, ha un obiettivo ben preciso: impedire che Pogacar vinca la corsa gialla con troppo anticipo. Sappiamo che il campione iridato è attualmente il corridore più forte del mondo e questo lo porta ad essere il favorito alla partenza di ogni corsa, ma un conto è vincere alla fine e un conto è farlo con largo anticipo, lasciandosi nettamente alle spalle degli avversari che al massimo possono ambire a un secondo posto.
Secondo Christian Prudhomme, direttore della corsa gialla, questo Tour dovrà mantenere la suspense il più possibile, nascondere il nome del vincitore fino alla fine, con alternanza di dislivelli moderati e profili importanti, nella speranza che tutto possa essere deciso il giorno prima del traguardo finale di Parigi. Prudhomme e il suo staff sperano di svelare il nome del vincitore non prima della ventesima tappa, quando i corridori affronteranno la Croix de Fer, il Télégraphe, il Galibier a 2642 metri sopra il livello del mare e la salita dell'Alpe d’Huez via Sarenne, con 5.600 metri di dislivello nelle gambe, fino al traguardo posto a quota 1850 metri. Tutto questo, nella speranza che il destino della corsa gialla possa cambiare nella tappa regina e rimanere incerto fino all’ultimo colpo di pedale.
Pogacar è a una vittoria dal raggiungere il primato di Merckx, Anquetil, Hinault e Indurain e gli organizzatori tenteranno di rendere la corsa difficile, con tranelli e trabocchetti, cercando di favorire un po’ tutti i corridori e far attendere lo sloveno ancora un po’ prima di raggiungere i 5 successi alla Grande Boucle. Non sarà un Tour de France contro Tadej Pogacar, ma sarà una corsa equilibrata che guarda alle caratteristiche di tanti corridori. Pogacar è indiscutibilmente la figura centrale di questa corsa dal 2020 ed è a un passo dal raggiungere il record di Eddy Merckx, Jacques Anquetil, Bernard Hinault e Miguel Indurain, ma ci sono anche altri corridori.
Il gioco sarà sottile, da un lato si cercherà di circoscrivere la supremazia del campione del mondo e dall'altro amplificare la sua forza portandolo a mostrare quel lato più alto che ancora non abbiamo visto, costruendo scenari degni della sua storia. Tutto questo discorso segue una filosofia ben precisa che ha sempre caratterizzato questa corsa: se il Tour de France è eterno, la sua eternità deve molto al genio e alla follia dei campioni che lo hanno vinto.
Gli organizzatori si sono imposti delle regole ben precise per non rendere noiosa la corsa e allo stesso tempo vedere battaglia ogni giorno: quindi non ci saranno mai due giornate consecutive dedicate ai velocisti e ci saranno diverse tappe sparse per gli uomini da Classiche, perché tutti sanno che al Tour ci sono corridori come Evenepoel, Van der Poel e Van Aert che sono degli specialisti delle corse di un giorno e che un corridore come Pogacar si esalta quando ci sono giornate in cui può duellare con avversari importanti e capaci di stimolarlo. Pertanto anche nelle giornate dedicate agli attaccanti, avremo uno spettacolo di alto livello. Anche per questo si è deciso di rimettere nella tappa parigina la Butte Montmarte, per evitare di vedere uno show ad uso esclusivo dei velocisti.
Gli organizzatori si sono impegnati al massimo, lavorando duramente per costruire una corsa aperta e dominata dall’incertezza e adesso aspettano che il prossimo luglio Pogacar, con tutta la sua forza, si diverta a smontare ogni singola tappa e a risolvere tutti qui tranelli che sono stati messi appositamente lungo il percorso.