
Una bella e prestigiosa storia scritta in 58 anni di attività dall’U.C. Monsummanese, che pur in presenza di oggettive difficoltà non molla, ma anzi come dice il suo presidente Giacomo Pasqui è proprio in questi momenti che occorre aumentare impegno e raddoppiare gli sforzi, e questo vale per i dirigenti come per gli atleti. La società amaranto affronta il 2012 con il supporto di amici che la sostengono ad iniziare dalla Bedogni che grazie a Gianni Sartini, da quasi un ventennio è con il team di Monsummano Terme. Altri pilastri fondamentali il Calzaturificio Sergio Natalini e la Cartotecnica Anico mentre anche quest’anno la località di Castelnuovo Val di Cecina è unita alla società della Valdinievole. Una scelta che il sindaco Alberto Ferrini ed il vice sindaco Evaristo Nesi, hanno compiuto per far conoscere la località e lo splendido territorio della Val di Cecina e delle terre fumanti attraverso il ciclismo, con una società che di questo sport è esempio di serietà, rettitudine ed impegno, mentre anche il comune di Monsummano Terme non può che essere orgoglioso di avere una società così. Dieci i corridori a disposizione dei riconfermati direttori sportivi Elio Aggiano e Fabio Trinci (collaboratore Giuseppe Trinci) con due elite tra i sei riconfermati e quattro nuovi arrivi. Un paio di gare a tappe nel programma stagionale ed un scommessa da parte del Ds Aggiano, quella di portare al successo almeno un paio di atleti tenuto conto che nessuno di loro è ancora salito sul gradino più alto del podio in questa categoria. L’Uc Monsummanese onorerà nel corso della stagione che si aprirà sabato 25 febbraio, un altro impegno, quello con la gara che verrà allestita nella zona industriale di Castelmartini domenica 6 maggio. Si ricorderà Alessio Pistolesi, genero del presidente Pasqui e personaggio dalla disponibilità senza confini nel lavorare a favore della Monsummanese.
LA SQUADRA: Bidolli Giuseppe, Casali Mirko, Ceglia Marco, Coli Stefano, Gallo Corrado, Gozzi Matteo, Guastella Eugenio, Maestrelli Alessandro, Poli Andrea Raffaele Angelo.
ANTONIO MANNORI
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