BIGLIETTO O NO NEL CICLISMO? IN CANADA HANNO GUADAGNATO UN MILIONE DI DOLLARI GRAZIE AI TIFOSI...

APPROFONDIMENTI | 27/11/2025 | 08:30
di Carlo Malvestio

In questi giorni si discute molto se il ciclismo debba o possa diventare uno sport a pagamento, come quasi tutti gli altri. Il tifoso romantico aborrisce l’idea: il ciclismo è del popolo, è sempre stato gratis e tale deve rimanere. Dall’altra parte, però, chi si mette nei panni di un organizzatore capisce subito che una gara non è sostenibile se non ti chiami Tour de France o Giro d’Italia. Lo diceva qualche mese fa anche Pierre-Yves Thouault, vicedirettore del Tour: «ASO guadagna solo col Tour e con le corse appaltate in Medio Oriente (AlUla Tour e Tour of Oman, ndr)». Anche un evento storico e affascinante come la Parigi–Nizza, per esempio, nasce con la consapevolezza di non avere un ritorno economico pari ai costi.


La fortuna del ciclismo italiano — ed europeo in generale — è che esistono ancora organizzatori e sponsor appassionati che continuano a investire. Ma i costi aumentano per tutti, ed è normale cercare soluzioni innovative per mettere un po’ di fieno in cascina e non fare tutto a fondo perduto. Filippo Pozzato, con il progetto Ride the Dreamland, il Tisa Party e le vip experiences, porta avanti questa idea da diversi anni — anche se il dibattito si è acceso solo questo autunno — e sorprende che sia praticamente l’unico a voler guadagnare qualcosa organizzando gare. «Se la corsa passa sotto casa mia devo pagare un biglietto?» è la domanda circolata sui social. Ovviamente no: il ciclismo è e rimarrà gratuito. Ma allestire aree riservate e comode, a pagamento, in punti cruciali del percorso, appare legittimo se ci si mette nei panni di chi per mesi si arrabatta per far quadrare tutto. Poi sta all’organizzatore posizionarle nei punti giusti, preferibilmente in un circuito per permettere più passaggi, attrezzarle bene e soprattutto attirare le grandi star per cui valga la pena aprire il portafoglio.


Nelle Fiandre lo si fa già con grande successo: tutto va sold out in pochi giorni, sia per le corse su strada (biglietti da 130€ fino alle vip experiences da oltre 4000€) sia per gli eventi collaterali. E anche nei Grandi Giri, sotto forma di hospitality, accade lo stesso. Una parte del rettilineo d’arrivo di ogni tappa della Corsa Rosa ospita zone riservate agli invitati, soprattutto sponsor, ma accessibili a tutti acquistando i pacchetti dei tour operator presenti sul sito.

Un altro esempio arriva dal Canada: i Grand Prix Cyclistes di Québec e Montréal, che abbiamo avuto la fortuna di vedere da vicino lo scorso settembre. Parliamo di corse nate nel 2010, senza la storicità del Giro delle Fiandre, ma capaci di creare un modello vincente. È vero, ogni anno portano corridori come Tadej Pogačar e Wout Van Aert — e questo aiuta — ma riescono comunque a coinvolgere circa 250.000 persone. Tutto il circuito (da ripetere tra le 15 e le 18 volte) è libero, tranne una parte sul rettilineo finale riservata a chi acquista il pass VIP. Costa 500 dollari (circa 300€) e include buffet con vista sull’arrivo e due giri in macchina dietro il gruppo o la fuga. C’erano 1000 posti per Québec e 1000 per Montréal, andati esauriti. Significa che gli organizzatori, grazie agli appassionati, hanno incassato un milione di dollari (oltre 600.000 euro). In Italia, con quella cifra, organizzi due o tre classiche di ottimo livello.

Naturalmente parliamo di Paesi — Belgio e Canada — con culture diverse dalla nostra: i primi hanno il ciclismo nel sangue, i secondi sono più propensi a vivere un nuovo evento come un grande show. «La serie Netflix sul Tour de France ha dato un’enorme spinta qui: la gente è disposta a pagare pur di vederlo» ci hanno raccontato. In Italia, per fortuna, non serve Netflix per comprendere il fascino di questo sport.

Detto ciò, demonizzare chi prova a guadagnare organizzando gare ciclistiche lo riteniamo ingiusto. Se aumenta la qualità dell’evento, ne beneficiamo tutti: organizzatori, tifosi e media. E dare una mano pagando un biglietto da 10–15€ per godersi la corsa in modo meno spartano — soldi che, a ben vedere, servono più ad addolcire la pillola agli organizzatori che a ripagare l’evento — non può essere considerato scandaloso. Il 99% del percorso rimarrebbe comunque libero e gratuito, e ognuno potrebbe scegliere liberamente come vivere la corsa. Come sempre è stato.


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COMMENTI
Lo sport piegato al dio denaro
27 novembre 2025 11:10 Ivano0
Il punto di partenza deve essere la sostenibilità economica del ciclismo ma la situazione delle corse, seppur preoccupante, non credo sia tragica come viene dipinta.
È consolidato che lo sport nazionale consiste nel “piangere il morto” e nonostante le difficoltà evidenti dubito fortemente che il Cav. Cairo e gli altri organizzatori continuino negli anni col loro lavoro rimettendoci del denaro.

Fatta questa dovuta premessa, le domande da porsi sono:
che tipo di ciclismo vogliamo?
Le soluzioni proposte dal Sig. Pozzato miglioreranno il ciclismo o ingrasseranno gli organizzatori?
A me le risposte paiono evidenti.

Innanzitutto, le soluzioni proposte e caldeggiate nell’articolo andrebbero a rivoluzionare completamente i percorsi ciclistici. Infatti, per poter monetizzare su brevi settori a pagamento è essenziale che i percorsi includano dei circuiti nei punti strategici.
Ciò è evidentemente un’alterazione dell’essenza del ciclismo su strada.
A ben vedere, i modelli a cui si richiama sono quelli del ciclocross dove però la gestione delle aree esclusive è gestita in pochi km non in percorsi che si sviluppano su 140÷220 km (con evidenti difficoltà per garantire la sicurezza e la logistica).

Poi, nell’articolo si richiama alla necessità di attrarre grandi star per giustificare il costo del biglietto con il rischio di trasformare degli eventi sportivi in un circo dove i campioni sfilano senza velleità solamente per compiacere gli sponsor e riempire il loro portafoglio.
Fintanto che Pogacar&co. attaccano ad ogni cavalcavia lo spettacolo è garantito ma siamo sicuri che trasformare il ciclismo in show business sia la soluzione ai problemi?

Ancora, il modello sin qui proposto e descritto nell’articolo prevede biglietti prezzi folli e VIP experiences neanche considerabili da una persona con uno stipendio medio. Conseguentemente, queste fantomatiche aree riservate saranno ad uso esclusivo di sponsor, VIP e politici vari (che sicuramente non mancheranno di sfruttare tali eventi).
Vogliamo davvero che il ciclismo da popolare diventi uno sport seguito solo da un’élite circoscritta?
Vogliamo davvero che a rappresentare il ciclismo siano influencer e star system?
Oltre a ciò, è evidente che questo sistema impedirà a tutti quelli che non posso permettersi 150,00 € per accedere all’area VIP di godersi liberamente la gara nella posizione che desiderano.
Il rischio, non tanto remoto, è di allontanare il pubblico. Lo sport sacrificato al dio denaro.

Dal mio punto di vista, anche la soluzione di introdurre zone a prezzi “popolari” è molto rischiosa. Restano le difficoltà organizzative e quelle legate alla sicurezza, ancor di più se i prezzi bassi non consentono investimenti in strutture tali da realizzare queste fantomatiche zone riservate nel rispetto delle normative.
Inoltre, la storia ci insegna che soluzioni di questo tipo portano a problemi nella distribuzione dei biglietti, problemi nella gestione degli accessi, etc.. Avere l’idea di realizzare aree riservate comporta delle criticità che chi avanza queste proposte non si pone minimamente.
Oltre a ciò, il prezzo “popolare” è assolutamente irrilevante se ad esso non corrispondono servizi offerti e se l’accesso alle aree implica, come inevitabilmente sarà, di dover usufruire esclusivamente della ristorazione a pagamento offerta dagli organizzatori.
Se il biglietto costa 15,00 € ma poi per comprare una bottiglia d’acqua ed un panino mi chiedono 18,00 € e mi impediscono di accedere con il pranzo “al sacco” di popolare resta ben poco.

La mia non è una critica a chi cerca soluzioni ma questa la ritengo la via sbagliata.

@Ivano
27 novembre 2025 11:29 zcai22
Cairo guadagna molto bene col Giro (e l'UAE Tour), così come Aso col Tour e le corse in Arabia, ma con le altre gare come ci guadagni? Per un piccolo organizzatore o sei un fenomeno a trovare sponsor che finanziano tutto (e di questi tempi mi pare sia un'impresa) o un modo per essere sostenibile devi trovarlo. Le Vip experiences esistono già da tempo all'estero, sono rivolte a gente che può spendere, ma sono entrate importanti per gli organizzatori. Sul discorso del circuito penso sia una questione di gusti, a me non dispiacerebbe vedere più volte i corridori, ma capisco una posizione più "conservatrice". Per quanto riguarda sicurezza, offerta ecc. sta poi agli organizzatori essere bravi ad allestirla. Se fa schifo, non ci vai, se è un intralcio alla corsa, stai sicuro che l'UCI la fa pagare

Biglietto
27 novembre 2025 12:19 Stef83
Nel calcio pagano ogni domenica,e nessuno si scandalizza mi sembra...

stef83
27 novembre 2025 13:39 VERGOGNA
ma la smettete di tirare sempre fuori il calcio come fosse l'esempio a cui tutti si possono ispirare?? le società sono praticamente tutte fallite e/o in mano a capitali stranieri. non tiriamo fuori un giocatore veramente buono da forse 20 anni. in serie A l'80% dei giocatori è straniero. Non ci qualifichiamo ai mondiali da anni. E in tema biglietti mi risulta che da anni a parte le partite di cartello facciano fatica a riempire gli stadi. Quindi, che modello è??

Perplesso
27 novembre 2025 14:10 lupin3
Pozzato ha incassato 700x10 = 7000 euro sulla Tisa. E ci passavano sei volte. Pensate veramente che al Laigueglia o alla Bernocchi o al Romagna ci siano più di 200 persone disposte a pagare 15 euro per assistervi? Bene, con quei 3.000 euro gli organizzatori risolveranno i loro problemi.... Non sarà certo fare pagare il pubblico che risolverà i problemi del ciclismo minore.

perchè no?
27 novembre 2025 14:22 Leonk80
se mettessero qualche tribuna dove si può vedere bene l'arrivo o in qualche punto strategico di una cote io pagherei volentieri.

VERGOGNA
27 novembre 2025 14:44 Stef83
Puoi arrabbiarti anche meno...non ho scritto che sia la soluzione a tutti i mali mi sembra(sia chiaro,odio il calcio),ma che tante volte facendo pagare il biglietto si valorizza anche l'evento,e casomai si può sfruttare l'incasso per migliorare la sicurezza ad esempio(transenne migliori ecc ecc...)
Ma era solo un parere...

Considerazione
27 novembre 2025 15:57 italia
Per me la soluzione più semplice è questa: diritti televisivi. Mi spiego se jna buona partita di calcio fa una audience di 6 milioni e una buona corsa fa 2 ...... il ciclismo incasserebbe molto ma molto....; se qualcuno vuol far pagare il biglietto alle corse ci si può provare e vedere il risultato..

Circuiti
27 novembre 2025 16:31 PACORIDER
Se la ragioniamo dal punto di vista economico allora facciamo solo più corse in autodromi. Allora sì che lì si può fare pagare il biglietto, sennò non ha alcun senso, soprattutto considerando che di Classiche ce ne sono molto poche. Giustissima invece l'idea dei diritti TV. Su quello bisogna ragionare e non sui 10 euro del pensionato che scende da casa in strada per vedere passare la Sanremo.

Paco
27 novembre 2025 17:17 Eli2001
non fanno pagare il pensionato che scende da casa in strada, a meno che abiti sul Poggio. Ma di che parli!?

Eli2001
27 novembre 2025 17:33 PACORIDER
Ci risiamo. Ma perché non rileggi e cerchi di capire ciò che voglio dire. Non è difficile. I diritti TV sono gli unici che possono garantire un rientro economico. Del resto tutti gli altri sport insegnano che se non hai strutture o autodromi la gente non può farla pagare. Non mi sembra un concetto tanto difficile da capire cara Eli2001...

paco
27 novembre 2025 19:08 Eli2001
ho commentato quello che hai scritto, mi sembra tu non abbia colto il senso della proposta. Come ogni volta comunque sai tutto tu. Vogliono fare pagare il biglietto perchè non sono abbastanza intelligenti, non ci hanno pensato, non hanno capito. Peccato, come sempre, che non ci sei tu a governare la baracca del ciclismo. Sarebbe tutto un altro spettacolo!

Mi hai stancato
27 novembre 2025 22:18 PACORIDER
...io esprimo semplicemente un mio pensiero che, come sempre,tu non capisci. Non mi interessa affatto avere ragione e anche questo tu non lo capisci. Ho passato vent'anni in dirigenza professionistica e ne sono uscito serenamente e mai e poi mai con questi personaggi al comando ci tornerei, ma anche questo tu non lo capiresti pur spiegandotelo mille volte. Stai tranquilla che questa è la mia ultima risposta nei tuoi confronti qui ed in altri commenti agli articoli, perché una cosa certa è che è solo tempo sprecato. Sai perché? Perché tanto... non lo CAPISCI

Discussione sul nulla
27 novembre 2025 22:38 Sandro
Un dibattito sul nulla...certo che qualche tribuna a pagamento all'arrivo si può mettere... Ma quanto si può guadagnare? Poca roba... I numeri si possono fare se blocchi alcuni settori ..se fai pagare a salire all' aloe d' huez.... E questo bè inaccettabile....non è il nostro sport

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