In una recente intervista alla televisione francese, il direttore del Tour de France Christian Prudhomme è tornato a parlare delle caratteristiche che deve avere una corsa speciale come la Grande Boucle, per continuare a mantenere alto l’interesse. Il Tour de France, è il terzo evento sportivo più seguito al mondo, fermandosi solo dietro alle Olimpiadi e ai Mondiali di calcio. Si parla di emozioni, di spettacolo e di protagonisti, tre ingredienti che non devono mai mancare nella corsa gialla, perché se uno solo di questi elementi venisse a mancare, allora già si partirebbe con uno svantaggio.
«Quando abbiamo iniziato a creare il percorso del Tour de France 2026, abbiamo pensato che ogni Paese avrebbe voluto avere il proprio campione e per questo abbiamo pensato di dare ad ogni tappa qualche caratteristica che si adattasse a più corridori».
Quindi, così come era stato già detto a ottobre, non sarà il Tour di Pogacar e non ci saranno occasioni solo per i corridori più noti. Certamente ci saranno sempre i favoriti fin dal primo giorno, ma l’intento è quello di garantire una corsa più aperta, affinchè il pubblico continui ad esaltarsi.
«In ogni caso, è un percorso progettato per essere davvero avvincente, pensato in modo che chiunque indossi la maglia gialla, chiunque sia il leader, qualunque sia il suo vantaggio a 48 ore dal traguardo, non possa dire di aver vinto».
Cosi ci troveremo ad avere un Tour de France in chiave thriller dove solo alla fine si scoprirà chi sarà il vincitore. Nella sua intervista Prudhomme ha voluto sottolineare che non bisogna mai dimenticare lo spettacolo che si crea quando c’è il Tour de France e di come il pubblico diventi protagonista attraverso la propria passione ed entusiasmo.
«C'è ancora il più grande campione di tutti i tempi, Eddy Merckx, ovviamente e al momento nessuno è come lui e nessuno è amato e rispettato come lui. Non creiamo percorsi specifici per questo o quel ciclista. Cerchiamo di vedere con la stessa ottica degli appassionati di ciclismo, che siano giornalisti, organizzatori o semplici tifosi e per questo vogliamo avere un percorso che permetta di mantenere la suspense fino all’ultimo. Forse alla fine, ma non sono un indovino, il vincitore invece di avere un vantaggio di 3 minuti, ne avrà 6, non lo so, oppure chi era al comando non lo sarà più. Noi lavoriamo un anno intero per costruire il Tour e quando la corsa arriva a Parigi, noi il giorno dopo iniziamo subito a disegnare un altro Tour. Penso che quello che rende questa corsa veramente unica sia la passione di chi lavora dietro le quinte, dei grandi campioni che vogliono tornare per vincere e del pubblico che riempie le strade ad ogni passaggio della corsa. Perché dobbiamo ricordarlo tutti: cosa sarebbe il Tour senza il suo magnifico pubblico?».
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