Solo alle 16 di domenica scorsa, quando quasi si allungavano le ombre dell’oscurità all’interno del velodromo “Francone”, Carlotta Borello ha avuto piena contezza del weekend campale che l’ha vista protagonista assoluta. Prima dell’esterno giorno, valso un doppio acuto da profeta in patria a Cantoira ed appunto San Francesco al Campo, il film si arricchisce della sequenza d’inizio. E ci si sposta idealmente nell’Aula Magna dell’Università (Telematica San Raffaele), dove la 23 enne di San Bernardino di Trana – per chi non lo sapesse a due passi da Laghi d’Avigliana e Sacra di San Michele, posto da funghi e pedalate al Colle Braida - ha ultimato da par suo il percorso di studi: “nel nome del popolo italiano…”, la formula dei professori ha preceduto la proclamazione di Borello dottoressa in Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate (tesi su ciclismo tra benessere e tecnica riabilitativa).
Messa in tasca anche la Magistrale (complimenti) cosa ha fatto Carlotta?
«Il pranzo con i parenti era un obbligo piacevole, quindi, dopo ho fatto un pò di rulli e mi sono preparata al “viaggio” verso la valle di Lanzo, fortunatamente non così lontana da casa. Bella sensazione gareggiare nel Torinese».
Il monologo di Cantoira, per come è stato perentorio e per ambientazione (iconico pratone), simile ad una scampagnata?
«Veramente si tratta di una gara molto impegnativa, ho preso subito il comando e le gambe giravano a dovere. Quel ciclocross ha un fascino particolare».
A 23 anni si apre la parentesi post-laurea. Cosa vuol fare Borello “nella vita”?
«Mi piacerebbe inserirmi nel mondo della didattica, credo di avere una propensione all’insegnamento e non per forza solo in ambito ciclistico, basti dire che collaboro con una palestra di ginnastica artistica. Uno sport che ho praticato fino agli 11 anni, quando poi ho incontrato le due ruote ed una società, la Sc Piossasco: quello storico sodalizio mi ha messo nelle condizioni di gareggiare. Se studio e sport si possono conciliare? La mia risposta è sì, con la dovuta dose di sacrifici e organizzazione del tempo”. Ma la daily life fuori dal ciclismo quante facce ha?”E’fatta di amicizie e riferimenti affettivi forti, poi è bello ed appagante dedicarmi alla lettura, magari non di saggi impegnativi ma di un romanzo d’amore, perchè no. Il viaggio? Sinonimo di trasferte ciclistiche, ma rivendico uno spazio per una settimana di stacco con vacanze al mare. Lo scorso anno sono stata in Sardegna».
Ciclocross, gravel, mtb: quanto è forte il richiamo del fuoristrada?
«Totalizzante o quasi, procedo passo dopo passo nel darmi mire agonistiche, anche se è chiaro che il prossimo campionato italiano rappresenti per me un sicuro punto di riferimento. Mi piace ricordare anche gli anni in cui ho praticato ciclismo su strada(partecipazione al Giro d’Italia del 2023, ndr) e nella prossima stagione vorrei accumulare esperienze in gravel anche all’estero».
San Francesco al Campo che ricordi ha evocato?
«Le gare su pista da allieva le porto con piacere alla mente, fanno parte di un percorso fatto di passione ciclistica. Diciamo che fare ciclocross in velodromo può essere scivoloso, ma davvero un bel teatro di competizione».
Stakanovista, d’accordo: ma c’era da festeggiare… domenica sera.
«Ho spento le candeline della torta di fronte ad un’amica di sempre, Eleonora Camilla Gasparrini. C’erano tanti amici del ciclismo, qualche ex compagno di scuola, non ultime le insegnanti di ginnastica con cui collaboro».
Se diciamo Natale cosa risponde Carlotta?
«Che dal 19 dicembre al 4 gennaio sarò in Belgio per prendere parte ad un calendario importante di prove. L’anno passato fu bello, anche se il freddo l’ho un pò patito. Attraverso questi momenti internazionali noi italiane possiamo alzare l’asticella. Non chiedetemi se tra due o tre anni mi vedo in grado di ripetere la crescita di chi come Sara Casasola sta affermandosi in questi contesti, io ci credo ed il Team Cingolani dalla scorsa stagione ha investito molto sul ciclocross».
Un successo dedicato a nonna Anna Maria. E poi?
«A me stessa si puo? A chi più mi è vicino. E alla squadra».
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