
di Paolo Broggi
Sarà ancora una volta la montagna il filo conduttore del Tour de France. E le salite saranno una costante, visto che già alla seconda tappa saranno affrontati i Col de La Colmiane e del Turini, che la quarta tappa propone il traguardo ai 1850 metri di Orcières-Merlette, seguito alla sesta tappa dall’inedito arrivo in quota di Mont-Aigoual nel cuore delle Cevennes e che la prima settimana di corsa si concluderà con un tappone pirenaico, con oltre 4.000 metri di dislivello.
«Il percorso - ha spiegato Christian Prudhomme in occasione della presentazione di Parigi - è stato costruito pensando a chi ama attaccare con traguardi che daranno segnali preziosi come Orcières-Merlette e poi con il Col de la Lusette, Mont Aigoual e il primo arrivo della storia al Puy Mary. E le tappe alpine, che arriveranno a scoprire territori inesplorati come il Col de la Loze, regaleranno grande spettacolo».
La Grande Boucle toccherà, ed è un fatto davvero raro, tutti e cinque i massicci montuosi del Paese escludendo dal percorso tutto il centro nord ad eccezione di Parigi. Prima giornata di riposo nella Charente Maritime e poi si ripartirà con una tappa affascinante dal punto di vista naturalistico: la Ile d’Oleron-Ile de Ré. Senza arrivare alla Bretagna, il Tour virerà a sudest per affrontare il Massiccio Centrale e poi con la tappa di Lione si aprirà idealmente il gran finale alpino, dove avremo gli arrivi inediti al Col de la Loze e al Grand Colombier. E per finire, alla vigilia della passerella dei Campi Elisi, l’unica cronometro della corsa, 36 chilometri che si trasformano in una cronoscalata e portano in vetta a La Planche des Belles Filles.
Il Tour ha ormai rotto la tradizione che voleva un anno le Alpi a chiusura della corsa e un anno i Pirenei: la scelta di queste ultime stagioni è quella di privilegiare le Alpi come ultimo scenario della corsa. Le frazioni decisive andranno dalla quindicesima - con l’arrivo a Grand Colombier in vetta alla «pyramide du Bugey» - alla ventesima con la crono. Sarà una corsa nella quale nessuno potrà nascondersi: sin dalla seconda tappa si comincerà a salire e non ci sarà spazio per chi arriverà con una condizione non perfetta.
PUNTI CHIAVE. Il Tour torna sul Turini (salita simbolo del Rally di Montecarlo) dopo 50 anni e mai aveva proposto tanta salita alla seconda tappa. Il primo arrivo in salita, come detto, sarà già alla quarta tappa ad Orcieres-Merlette, teatro di una mitica sfida fra Ocaña e Merckx. La sesta frazione propone le insidie delle Cevennes con le loro gole e le loro ripide salite, mentre l’ottava tappa proporrà tre colli pirenaici (Col de Menté, Port de Bales e Col de Peyresourde) in soli 140 chilometri ed il giorno dopo a Pau il Tour renderà omaggio a Felice Gimondi prima di affrontare il Col de La Horcieres e il Col de Marie-Blanque.
La tredicesima tappa porterà nel Cantal con una frazione decisamente impegnativa, con quattro salite e l’arrivo inedito ai 1583 metri del Puy Mary, salita che il Tour ha già affrontato dieci volte senza però mai arrivare lassù, sul tetto dell’Auvergne. Quindicesima tappa con la Selle de Fromentel e poi il Grand Colombier, due salite decisamente dure. Si arriva poi sulle Alpi con la sedicesima tappa che propone Col de Porte, Cote de Revel, Montée de Saint-Nizier du Moucherotte e poi l’arrivo in quota a Villard Les Lans. Il Col de La Loze a Meribel, con i suoi 21,5 km che portano a quota 2300 metri saranno il tetto del Tour de France. Nella diciottesima tappa Cormet de Roselend, Col de Saisies, Col des Aravis e poi Montée du Plateau des Glieres con il piccolo Col de Fleury, prima del traguardo a La Roche sur Foron. Infine la sola crono di 36 chilometri: prima parte in pianura, quindi una parte centrale in falsopiano e infine la parte finale per arrivare ai 1035 metri de La Planche des Belles Filles, con traguardo posto sulla stessa linea dei Tour 2012 e 2014, quindi senza il tratto in sterrato. Sarà qui che il Tour 2020 conoscerà definitivamente il nome e il volto del suo re.