
Juan AYUSO. 10 e lode. Questa mattina si chiedevano in molti come stesse, cosa passasse nella mente di questo ragazzo spagnolo di soli 22 anni. Avrà la gamba giusta? Sarà capace di prendere in mano la corsa? La sua UAE crederà in questo ragazzino catalano? La strada, come sempre, ha dato le sue risposte. Invisibili fino a 500 metri dal traguardo. Ad Ayuso è sufficiente vedere che alle sue spalle non c’è Roglic per decidere di accelerare. Via a tutta, verso la vittoria. Dietro di lui un altro Uae, Del Toro: stanno tutti bene.
Isaac DEL TORO. 9. Il messicano ha lo spunto veloce, è l’uomo designato a cercare la vittoria, ma Ayuso è veloce a capire e a prendere in mano la situazione. Isaac conferma di avere le stimmate del grande corridore, come se alla Uae non ce ne fossero. Abbondandis in abbondandum. Chiedo scusa a Fabio Gatti, cotanto figlio di cotanto padre: essendo professore di latino e greco, troverà queste parole un tantino strampalate, ma come si dice in questi casi, non si finisce mai di imparare. Firmato, i fratelli Capone.
Egan BERNAL. 8. È bello rivederlo lì. È bello vederlo nel vivo, lui che ha davvero rischiato di morire. Un lento recupero dall’infortunio, molto lento, ma forse sta tornando, forse ce l’abbiamo, forse possiamo sperare di rivederlo lassù in cima dove osano le aquile e anche lui osava fare cose che ci piacevano un sacco. Oggi ha fatto una progressioncina, piccina picciò, che pare poco, ma è moltissimo, soprattutto tra gente che non ha provato nulla.
Primoz ROGLIC. 5,5. Tappa insufficiente, per come si fa uccellare e precedere, forse anche volutamente. Farsi sorprendere nelle retrovie non è un bene: se l’ha fatto per non vestire la maglia rosa è pure peggio. A vederlo nel dopocorsa, sorridente e sereno, nemmeno un po’ ansimante, ci sembra uno che non si è dannato l’anima. Ha fatto il minimo per ottenere il massimo che lui nemmeno voleva. Meriterebbe un 6 politico, ma uno come lui deve dare molto di più. Ne riparleremo: il Giro è ancora lungo.
Giulio CICCONE. 6. Ha il merito di averci provato per primo, di aver fatto il primo scatto, il terz’ultimo, visto che dopo di lui solo Bernal e Ayuso. Ci prova il Cicco, ma a 28 all’ora c’è poco da attaccare. Bisognerebbe essere un Pogacar, ma Tadej non c’è.
Antonio TIBERI. 7. Non ama le variazioni di ritmo e i suoi Bahrain fanno un’andatura sostenuta per sostenerlo in tutto e per tutto. Lui porta a casa un ottimo risultato: restare lì senza pagare dazio. Guadagna quattro posizioni nella generale: perfetto.
Richard CARAPAZ. 6,5. L’ecuadoriano è attento e reattivo: non si danna l’anima, ma non perde mai il contatto di quelli di testa e in testa ci rimane. Nella generale guadagna tre posizioni, adesso è 10°.
Max POOLE. 7. Il 22enne inglese della Picnic resta con la nobiltà del Giro. È qui per imparare, ma sembra che apprenda molto velocemente le cose.
Michael STORER. 6. Lo svizzero Tudor fa corsa d’avanguardia. Tappa rabbiosa, di alta velocità, qualcosa paga, ma molto poco.
Tom PIDCOCK. 5. Avrebbe potuto e dovuto giocarsela, ma quando i grandi si siedono al tavolo, lui nemmeno si siede.
Gianni MOSCON. 8. Tira con continuità e decisione per almeno 80 km. Un lavorone per “il trattore” della Red Bull Hansgrohe. Inesauribile come è solito, il trentino, che forse era nato per fare un altro tipo di lavoro, ma ha avuto l’umiltà di rimettersi in gioco per continuare a giocare.
Alessandro TONELLI. 8. Il ragazzo della Polti-VisitMalta, che guida le classifiche delle fughe e della combattività,non ha scelta: combatte e va in fuga. Alessandro prende a va con Nicolas Prodhomme (Decathlon AG2R La Mondiale), Gianmarco Garofoli (Soudal-QuickStep), Christian Scaroni (XDS Astana Team), Paul Double (Jayco AlUla), Manuele Tarozzi (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè) e Gijs Leemreize (Picnic PostNL). Gli ultimi ad arrendersi, a 5 km dal traguardo, sono Tonelli, Tarozzi, Garofoli e Prodhomme. Bravi. Molto bravi.
Christian SCARONI. 17. Già non sta bene e deve ricorrere ai medicamenti in corsa dello staff della clinica mobile del professor Giovanni Tredici e Massimo Branca. Un antidolorifico per andare avanti, poi gli cade la catena e perde il trenino in fuga: e farsi benedire?
Jay VINE. 7. Vento contro, botte in corpo. L’uomo che viene dal “virtuale” fa subito sul serio, nonostante la caduta di ieri. Ci dorme una notte sopra e poi va subito all’attacco con Rafal Majka. Jay sarà anche uno che viene dai rulli, ma se c’è da dare battaglia è un rullo compressore: davvero.
Josef CERNY. 8. Venti punti al ginocchio, botte da tutte le parti. Mi assicurano che abbia anche riposato. Ieri, salito in ambulanza, non ne ha voluto sapere di ritirarsi, come del resto questa mattina. «Faccio una prova sui rulli…», ha detto il ceco a Davide Bramati. Fausto Oppici, meccanico di lungo corso, questa mattina gli preparava la bicicletta con cura e meraviglia. «Vuole partire…». È pure arrivato.
Gianmarco GAROFOLI. 8. È tra i tanti che sono finiti rovinosamente per terra ieri, ma è uno di quelli che hanno deciso di ripartire quest’oggi e andare avanti. Tappa con frattura al costato: non è come dirlo. Ha corso rincorrendo qualche stella, ma molte ne ha viste.
Simone ROGANTI. 10. Erano le sue strade e, probabilmente, sarebbe stato qui ad applaudire i suoi beniamini, nonostante avesse firmato un contratto da professionista con la Unibet Tietema Rockets. Simone è mancato improvvisamente a soli 21 anni il 30 agosto scorso. Eppure oggi c’era, grazie a zio Federico che è qui al Giro per radioinformazioni. Una foto sul lunotto della sua moto: Rogantino per sempre. Ruga tanto però non averlo.