POLITICA | 12/10/2016 | 15:50 Davanti al podio per le premiazioni ufficiali e davanti alle telecamere sono tutti sorrisi, dietro il podio (idealmente) volano i coltelli... Un'immagine forte ma che descrive bene l'aria che si respira a Doha in casa Uci e tra la stessa Uci e le squadre di WorldTour. La spaccatura da mesi è evidente, prova ne è il fatto che 8 squadre su 18 hanno deciso di non andare in Qatar per partecipare alla cronosquadre mondiale, una corsa che la Federazione Internazionale ha fortemente voluto e letteralmente imposto, da cinque anni a questa parte, a organizzatori e squadre.
Ma il motivo del contendere è un altro ed è legato alla struttura stessa del WorldTour. Il 23 giugno scorso l'Uci scriveva in un comunicato ufficiale «... I team di WorldTour si vedranno assegnare
una licenza di due anni per le stagioni 2017 e 2018 e saranno 17 il
prossimo anno con l'obiettivo di scendere a 16 nel 2018. A partire dal
2019, il numero fisso dei team sarà di 16». Questa scelta però ai team non piace, anche perché sono 18 le squadre in corsa per una licenza per il prossimo anno: all'addio di Iam e Tinkoff hanno risposto la nascita del Team Bahrein Merida, capitanata da Nibali, e la crescita della Bora - Hansgrohe, che ha ingaggiato il campione del mondo e numero uno mondiale Peter Sagan. Sulla carta le due nuove arrivate dovrebbero vedersela con la Dimension Data, ultima della classifica mondiale, per la conquista dei due posti rimasti da assegnare.
Ma come si fa a lasciare fuori la squadra del campione del mondo, sostenuta tra l'altro da un nuovo sponsor e dal ciclismo tedesco che spinge per riconquistare spazi importanti dopo anni bui? E quella di Nibali (e non solo) che è sponsorizzata da un principato di quelli che tanti piacciono all'Uci (vedi mondiali in Qatar) e da un colosso industriale come la taiwanese Merida? E la Dimension Data che è la portavoce mondiale di un ciclismo in crescita come quello africano ed è sostenuta da uno sponsor che è tra i principali partner di Aso?
E allora, nella miglior tradizione del "cerchiobottismo", sembra proprio che a Doha stia prendendo sempre più piede la possibilità di mantenere 18 squadre nel WorldTour anche per il 2017.
Al centro delle discussioni anche la partecipazione alle 10 nuove corse di WorldTour e la relativa assegnazione di punti: se, come annunciato dall'UCI, la partecipazione fosse facoltativa per i team di WorldTour, quale peso dare ai punti conquistati? E come garantire a tutte le formazioni le stesse possibilità di far punti? Per fare un paio di esempi banali: chi ha in squadra corridori australiani o sudafricani ha molte più possibilità di far punti nella Cadel Evans Ocean Road Race rispetto a chi allinea solo corridori europei. E chi ha in forza passisti potenti si troverà più agio nella Strade Bianche di un team capitanato da scalatori puri. Chi decide allora a che gare una squadra dovrà partecipare? Se a fine stagione saranno i punti conquistati a decidere i destini di una squadra, è facile capire che non si tratta di una decisione facile da prendere.
E poi, sul tavolo della discussione ci sono altri problemi, come il numero dei corridori schierabili in ogni gara, che l'Uci e Aso vorrebbero abbassare mentre le squadre non sono dello stesso parere, il calendario definitivo della prossima stagione che al momento non è ancora stato pubblicato (l'ultima gara della stagione 2017, che parte il 23 ottobre prossimo, termina a Natale)... e molti altri aspetti ancora. a Doha fa caldo, ma le prossime ore saranno calde non solo per colpa del sole...
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