STORIA | 26/02/2016 | 08:01 La terza edizione del premio internazionale Edoardo Mangiarotti ha confermato - con esemplare, esplicita, evidenza - le motivazioni di fondo che ne costituiscono l’origine e l’essenza. La cerimonia di premiazione di mercoledì 24 febbraio nel cuore di Milano, al Centro Congressi Fondazione Cariplo, ha in un certo senso “certificato” l’importanza acquisita, anzi connaturata, al premio che si richiama a valori fondanti del concetto di sport, nella sua più intima accezione, con l’intervento del presidente del CONI Giovanni Malagò, di quello regionale, Oreste Perri, dell’assessore allo sport della regione Lombardia Antonio Rossi, del presidente Federazione Italiana Scherma Giorgio Scarso, di Ottavio Cinquanta, dirigente CIO e presidente mondiale dello Skating, del direttore della Gazzetta dello Sport Andrea Monti e di Sky Sport, Giovanni Bruno, unitamente a rappresentanti di vari enti.
Il premio vuole ricordare Edoardo Mangiarotti, un gigante di nome e di fatto - pure giornalista - che, nella scherma, ha conquistato sei ori, due argenti e due bronzi alle Olimpiadi (dal 1936 al 1960 e non ci fosse stata la guerra….) e, per illustrare ulteriormente l’inarrivabile palmarès, tredici titoli mondiali, giusto per limitarsi a quelli di rilievo mondiale. E’ scomparso a 93 anni nel 2012 e la moglie, la signora Camilla, con la figlia Carola, unitamente alla Fondazione Cariplo, all’Associazione delle Medaglie d’Oro al Valore Atletico, unione Nazionale Veterani dello Sport, Associazione Benemeriti del Comune e della Provincia di Milano, al Panathlon meneghino, al Premio Emilio e Aldo De Martino e a La Gazzetta dello Sport, hanno istituito il premio riservato a giovani atleti fra i 18 e i 30 anni. Consiste in una borsa di studio di 5.000 euro per il vincitore e 1.000 euro per ciascuna delle quattro “menzioni d’onore”.
La giuria ha proclamato vincitrice, scegliendola fra proposte pervenute alla giuria d’atleti appartenenti a venti discipline sportive, la schermitrice paralimpica veneziana, di Mogliano Veneto, Beatrice Vio. “Bebe” è stata l’autentica dominatrice della stagione 2015 a livello mondiale. Le “menzioni d’onore” sono andate a Costanza Bonaccorsi per la canoa, Maria Bresciani per il nuoto paralimpico, a Guido Giovannetti per il basket e ad Alessandro Pittin per la combinata nordica.
La riuscita manifestazione ha visto l’applauditissimo e seguitissimo intervento di Mario Mangiarotti, fratello di Edoardo, un “giovanotto” di 95 anni. Carlo Milazzi, figlio di Carola Mangiarotti, ha condiviso la brillante conduzione con Daniele Redaelli, uomo e giornalista “omnisport” di peso della Gazzetta dello Sport che si dedica ora anche al ciclismo attivo, praticato, anche se la linea non è ancora... in linea con quella che caratterizza i praticanti più assidui. Col tempo però ci riuscirà, stimolato anche dai suoi compagni di pedalate. Il ciclismo era rappresentato da Marino Vigna, Domenico De Lillo, Cordiano Dagnoni per la FCI e altri appassionati come Carla Inzoli De Martino, nella veste anche di rappresentante del Premio Emilio e Aldo De Martino e Adalberto Gavazzi. La festosa premiazione è stata caratterizzata dall’arco di spade dei giovani schermitori della scuola di Carola Mangiarotti che hanno fatto ala al passaggio dei premiati chiamati al proscenio. g.f.
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