
Matteo Fabbro era sparito dai radar a fine 2024. Dopo un’annata non particolarmente brillante anche a causa di alcune problematiche fisiche che hanno inciso sulla sua resa agonistica, il corridore friulano non aveva trovato nessuno che volesse investire su di lui e dargli la possibilità di proseguire la sua carriera da professionista finché, dopo mesi di allenamenti in solitaria e trattative silenziose senza mai smettere di credere di poter fare ancora a parte del mondo del pedale, lo scorso 18 giugno è arrivata la firma con la Solution Tech-Vini Fantini.
Con i nuovi coloro Fabbro ha debuttato, facendo vedere di non stare affatto male a livello di condizione, al Giro dell’Appennino, corsa alla quale sono seguiti gli impegni al Campionato Italiano e al Tour of Magnificent Qinghai, appuntamento questo in cui noi l’abbiamo intercettato per farci raccontare come siano andati gli ultimi mesi prima del rientro, come si sia materializzato l’accordo con la compagine di Serge Parsani e come approccerà i prossimi impegni di un 2025 dove sia lui che la squadra sperano possa definitivamente rilanciarsi.
Matteo innanzitutto facciamo un passo indietro: come è nata questa opportunità con la Solution Tech-Vini Fantini?
“Fin dall'anno scorso sono sempre stato in trattativa con diverse squadre ma nulla è mai andato in porto. A un certo punto, quando ho visto niente riusciva a concretizzarsi, ho deciso che dovevo ricominciare a correre e, dando la precedenza a questo aspetto, la Solution Tech è stata semplicemente la squadra che mi ha dato l'opportunità di tornare a gareggiare nel più breve tempo possibile. Di conseguenza, poi, arrivare a un accordo è stato molto facile”.
Come hai affrontato il fatto di non aver trovato squadra a fine 2024?
“Sicuramente mi è dispiaciuto, non è stato facile accettarlo come non è stato semplice, durante questi mesi, tenermi adeguatamente allenato. Purtroppo, i miei problemi fisici mi hanno portato a vivere questa situazione ma adesso sembra che tutto finalmente si sia risolto per cui sono contento di essere tornato in gruppo”.
Che atmosfera hai trovato in squadra?
“Premesso che alcuni ragazzi li conoscevo già, il clima in squadra è molto sereno, tranquillo, si lavora bene e questo, venendo da un ambiente diverso e non sapendo cosa aspettarmi, mi ha piacevolmente sorpreso”.
Sei rientrato facendoti vedere subito in testa al Giro dell’Appennino, segno che evidentemente hai gestito bene, a livello di allenamenti e preparazione, il periodo precedente al tuo esordio. Come hai affrontato a livello di allenamenti questo periodo lontano dalle gare?
“Sapevo di avere una condizione discreta all'Appennino e, infatti, peccato che sia caduto nel finale perché altrimenti avrei davvero potuto ambire a qualcosa di più. Prepararsi in realtà è stato molto semplice: in inverno ho fatto molte ore e molto volume senza impazzire con l’intensità, mentre quando l’accordo con la Solution Tech stava pian piano prendendo forma ho iniziato a inserire anche quella a circa tre settimane da quella che doveva essere la corsa del debutto ovvero il Giro di Slovenia, corsa a cui poi non ho potuto prender parte a causa di alcune lungaggini burocratiche. In termini più generali, un po’ mi sono autogestito con l’esperienza accumulata negli anni, un po’ mi ha dato una mano Domenico Pozzovivo”.
Quali possono essere dunque gli obiettivi per la seconda parte di stagione?
“In realtà non mi sono prefissato alcun tipo di obiettivo. La cosa più importante era ricominciare a correre, e valutare la mia condizione perché, si sa, un conto è l’idea che ti puoi fare in allenamento, un altro è la corsa che, da questo punto di vista, costituisce la vera prova del nove. Ho capito comunque che la base di partenza è buona e l’ho constatato all’Appennino. Al Campionato Italiano poi mi sono ritirato per un colpo di calore, mentre qui al Tour of Qinghai Lake sono arrivato senza fare altura quindi vedremo come ne uscirò ma, a prescindere, gli sforzi che farò torneranno buoni per le corse italiane (e non) della seconda parte di stagione”.
La Solution Tech-Vini Fantini è una squadra che ha un obiettivo ben preciso, ovvero entrare nella Top 30 del ranking annuale. Come si vive in squadra questa rincorsa?
“La viviamo molto serenamente anche perché, alla fine, la pressione c’è sempre stata. I ragazzi in squadra poi sono maturi e non hanno bisogno di certo che sia io o altri a ripetergli certe cose tutti i giorni. Sappiamo perfettamente che dobbiamo dare il massimo in tutte le corse per arrivare ad ottenere più punti possibili”.
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