
Jonathan MILAN. 10 e lode. Gliela confezionano, poi però se la costruisce, se la guadagna e se la prende con lucida determinazione. Sa che è il giorno e non può rimandare a domani ciò che si può prendere oggi. Groves prova a mettersi in mezzo, lui non si fa intimorire. Così come quando prende e tiene posizione a Van der Poel e poi la scia dei Tudor, per poi partire quando vede scattare l’olandese volante. È tonico come pochi, veloce e potente come nessuno. Il gabbiano Jonny vola via leggero e plana lieve a braccia aperte come un albatros urlatore. Jonny non urla, ma si inchina al cospetto della corsa più importante del mondo, che lo eleva nell’Olimpo del ciclismo che conta. Prima vittoria al Tour al suo esordio, con quella maglia verde che torna di proprietà e spera di portare a Parigi. Per un velocista quello è il premio più grande, che resta nella storia e oggi Jonny un po’ di storia ne ha scritta. Dopo 113 tappe l’Italia torna a sorridere e lo fa con questo ragazzo dal sorriso contagioso, che sa volare come pochi, che sa abbracciare il mondo con quell’apertura alare unica al mondo. L’albatros di Buja sorride e ci abbraccia. Lui si inchina, noi lo applaudiamo.
Wout VAN AERT. 8. Ci prova, nonostante tutto, nonostante il nostro albatros. Lo fa bene, lo fa alla perfezione. Coglie il momento e la ruota giusta: lui è velocissimo, Jonny ancora di più.
Kaden GROVES. 5,5. Van der Poel fa di tutto per portarlo lì, in zona di sparo. Fa anche a spallate per tenerlo lì davanti, ma poi alla fine la volata la deve fare Kaden, che ha una velocità di crociera troppo normale per tenere testa a uno che è di un’altra dimensione.
Pascal ACKERMANN. 7. Il ragazzo ha 31 anni, ma si butta e non esita a farlo contro quella benedetta gioventù.
Arnaud DE LIE. 5,5. È un velocista di valore, ma oggi il suo valore è stato un po’ deprezzato.
Brian COQUARD. 5,5. Il transalpino sa come si fa, ma in quel finale velocissimo e convulso finisce nella centrifuga di uno sprint che lo strizza.
Alberto DAINESE. 6. Fa il suo e lo fa bene. Sa che non è facile, ma si porta a casa un buon piazzamento.
Tobias ANDRESEN. 6,5. Il 22enne danese della Picnic conferma che questo team ha un nucleo di ragazzi di assoluto talento. Fa una buona volata, ma sarà per la prossima volta.
Matteo TRENTIN. 9. Ad un certo punto lo vedi, lì davanti, come se ci fosse sempre stato. Pilota alla perfezione Dainese: è tanta roba.
Vincenzo ALBANESE. 6. Troppa grazia san Gennaro! Dopo tanta attesa, tre italiani nei primi nove. L’Italia c’è!
Biniam GIRMAY. 5. Perde le ruote e alla fine resta fuori da ogni possibile gioco. Insomma, non gioca.
Tim MERLIER. 17. A 12 km dal traguardo guasto meccanico e perde il treno. Deve fare un grande sforzo per tornare in gruppo, ma poi pagherà.
Mathieu BURGAUDEAU. 6,5. Al km 91 nasce la fuga di giornata. Ci provano due ragazzi della Total Enerigies Mathieu Burgaudeau e Matteo Vercher. Mathieu resiste al comando un po’ di più, fino a 9 km dal traguardo. Piuttosto di niente meglio piuttosto. Anche la giuria non si danna l’anima: premio combattività ad entrambi. Piuttosto di scontentare un francese meglio piuttosto.