L'ABC di COSTA. OLEG TINKOV, L'UOMO CHE SI ESPONE

GIRO D'ITALIA | 27/05/2015 | 17:27
di Angelo Costa      -

C come Coledan. Nel senso di Marco, ciclista trevigiano della Trek. E’ l’ultimo della classifica generale: si gioca l’ideale maglia nera con Saramotins, lettone della Iam al primo Giro. Si alternano in coda alla corsa: una volta l’uno, una volta l’altro. Viaggiano entrambi a quattro ore e mezzo di ritardo da Contador: praticamente, sono una tappa indietro. Coledan, che è soprattutto uno specialista della pista, qui si è fatto notare per un altro gesto: è tra i pochi ciclisti che, davanti a un torto, non si limita a protestare, ma va fino in fondo. Un po’ come sta facendo in questo Giro, dopo aver concluso l’unico fin qui disputato, tre anni fa. Dopo aver denunciato pubblicamente il cretino che a Genova si è buttato in mezzo al gruppo con una bici a scatto fisso, provocando la caduta di numerosi corridori, il veneto lo ha denunciato anche legalmente. Esposto contro ignoti, al momento, con l’obiettivo di individuare presto l’autore del misfatto: perché anche i cretini hanno sempre un nome e un cognome.

N come nomi. Nel senso di identità dei corridori. Quella di spagnoli e sudamericani viene abbreviata per comodità, ma sarebbe ben più corposa rispetto ad altre: contempla infatti i cognomi del padre e della madre. Letta alla maniera degli spagnoli, la classifica del Giro vedrebbe al comando Alberto Contador Velasco davanti al connazionale Mikel Landa Meana. Dei colombiani, il migliore resta Rigoberto Uran Uran (non è figlio di fratelli, ma di omonimi) davanti a Darwin Hurtado Atapuma e Carlos Alberto Betancur Gomez. Si potrebbe continuare a lungo con David De la Cruz Melgarejo, Luis Leon Sanchez Gil, Jesus Lopez Herrada, Sergio Paulinho Moreira, Sebastian Henao Gomez, oppure ricordando che uno dei più forti di sempre si chiama Miguel Indurain Larraya e c’era persino chi lo scriveva per intero, forse per illustrarne la grandezza. Volendo, c’è anche Tsgabu Gebremary Grmay: non è spagnolo e nemmeno sudamericano, bensì etiope. Ma nel gruppo, in tutti i sensi, ci sta benissimo.

T come Tinkoff. Nel senso di squadra della maglia rosa. Fin qui si è notata per l’assenza: quando il gioco si fa duro, diventa tenerissima e si squaglia. Contador la difende a spada tratta: i miei compagni sono straordinari perché corrono davanti dal primo giorno, ripete. E’ vero, abbiamo finalmente la prova: nella pubblicità di un fornitore, lo spagnolo ha tutti i compagni accanto.

T come Tinkov. Nel senso di Oleg, patron della squadra della maglia rosa. Nel suo genere, una figura unica perché vive il ciclismo in prima persona: non solo perché dirige in prima persona il team, ma perché ogni giorno pedala in prima persona sul percorso che attende i suoi corridori. E’ attivissimo anche su Twitter, che spesso utilizza per lanciare provocazioni, più o meno dirette: dal motorhome di Porte al mancato fair play di Katusha e Astana che hanno attaccato Contador dopo una foratura prima del Mortirolo, gli esempi non mancano. E’ il bello di Tinkov: piaccia o no, è uno che si espone sempre in prima persona.

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