GIRO D'ITALIA | 25/05/2015 | 16:02 Fabio Aru ha accolto i giornalisti presso l'Hotel Bertelli di Madonna di Campiglio per l'attesa conferenza stampa del giorno di riposo. Il sardo è apparso concentrato e piuttosto rilassato, conscio della grande opportunità di questa ultima settimana di Giro seppur consapevole della forza della maglia rosa, Alberto Contador. Con la consueta diplomazia, ha evaso sapientemente tutte le domande più infide, lasciando però qualche spiraglio aperto per le speranze dei propri tifosi. Ecco le sue parole (file audio a fondo pagina)
Adorni ha detto: "I ragazzi non amano il rischio o comunque non ci provano, bisogna tentare anche perché lo chiedono i tifosi. Uno come Aru che ha 24 anni deve provare l’impresa, anche perché ha tempi di recupero molto rapidi: se riesce entra nella storia, se non riesce ha tutta una carriera davanti".
«Devo vedere come stanno le gambe domani e prossima settimana, sarà una tappa impegnativa con partenza in salita che faremo a tutta e tanti proveranno subito ad andare in fuga. Subito dopo Campo Carlo Magno ci sarà il Tonale e l’Aprica: sul Mortirolo avremo già tre salite nelle gambe. Ad ogni modo adesso il ciclismo è più controllato e le energie che puoi utilizzare sono quelle che sono: io sto dando il massimo come Contador, ma non sarà semplice pensare di scattare a 50-60km dall’arrivo dopo una partenza a tutta. Se starò benissimo potrei anche provare, ma la stanchezza dopo 15 tappe a grande ritmo si fa sentire».
Cosa ti ricorda il Mortirolo di quando eri bambino? La consideri una montagna come altre? L’hai mai affrontata?
«L’ho percorsa una volta da quel versante e mi ricordo che era molto duro, poi viene dopo tre salite, il giorno di riposo e due settimane molto impegnative. Non so come si muoveranno gli altri né so come ci muoveremo noi, ma potrà fare molta selezione senza dubbio. Salita lunga e dura quindi se stai poco bene puoi pagare».
Quante percentuali ti dai di vincere il Giro?
«Non ho mai perso la speranza, il Giro è sempre pericoloso, come abbiamo visto può succedere di tutto anche nelle tappe piatte, che nascondono insidie. Sono consapevole che Alberto è in condizione ottima e va forte, ora sta controllando. Ieri, nonostante sia rimasto da solo con tanti di noi, non è andato in difficoltà. Noi volevamo vincere la tappa e siamo contenti di aver coronato un lavoro eccezionale di tanti compagni».
Oggi è il giorno di riposo, utile per fare il punto. Per te e squadra è più importante difendere il secondo o lottare per il primo posto?
«È importante cercare di raggiungere risultato pieno, non solo mantenere il secondo posto. In queste due settimane abbiamo fatto la corsa, rendendola movimentata: Tiralongo è stato impressionante e con lui tutti i miei compagni come Kangert, Rosa e tutti gli altri ragazzi che si sono fatti il mazzo. Ieri ho guardato le classifiche dopo cena, non mi era accorto di tutta quella selezione. È stata una tappa che ha detto molto, offrendo grande spettacolo. Noi abbiamo cercato di fare di tutto, ma c’è Contador e si sa quanto sia forte».
Se la crono di Valdobbiadene fosse stata la metà avrebbe cambiato qualcosa?
«Alla fine è stata esperienza nuova per me, Contador ha dimostrato di andare fortissimo, portando a termine una performance eccezionale. Io, però, ho guardato la mia prestazione, analizzandola, e non mi sento di dire che sono contento, devo ancora lavorare, mi metterò sotto già da dopo il Giro per colmare il gap».
Contador escluso, gli altri sono lontani da te e a 24 anni non è poco.
«Sono contento che ci sia uno come Contador così mi confronto con un mostro sacro di questo sport. Mi sono confrontato anche con Froome e altri campioni alla Vuelta e ho imparato tanto. L'avvicinamento al Giro è stato molto difficile e non è andata come avrei voluto: ho avuto problemi di salute, sono stato fermo non perché l’ho deciso ma perché ero malato. Ma volevo essere qui e dimostrare che la preparazione invernale aveva dato i propri frutti. Non mi piace adagiarmi, magari in questi anni non ho corso tantissimo, ma ero d’accordo con la squadra e preparatori per preservarmi. Non abbiamo trovato giusto buttarmi in mischia in tutte le gare, seppur così facendo abbiamo sacrificato esperienza e, probabilmente, risultati. Ma così facendo ho imparato a allenarmi e presentarmi a un appuntamento magro, che non è semplice. Ho vissuto via di casa quasi sempre, spesso stando in altura, ho visto i miei genitori dopo 5 mesi giusto 15 minuti ieri sera. Sono tutti sacrifici per il futuro, ora so come arrivare al top per i prossimi appuntamenti».
Che hai fatto in questa giornata di riposo?
«Sveglia alle 9, colazione, salutato mia ragazza e "suoceri" giusto dieci minuti, incontrato sponsor, interviste, autografi, due ore in bici con la salita di Madonna di Campiglio, pranzo ed eccomi qui. Non è proprio riposo tradizionale, è stata una giornata diversa, definiamolo un riposo attivo. Quando siamo abituati a correre tutti i giorni il riposo ti sballa un po’, perché siamo abituati ai nostri standard».
Hai commesso errori finora?
«Sicuramente nella tappa di Vicenza, ma per fortuna ho pagato meno di quanto avrei meritato: mi sono accorto di essere vuoto a -5km dall’arrivo in salita e avrei potuto perdere di più. Errore mio, ma anche da professionista capita di sbagliare. Non mi sono alimentato correttamente».
Landa è stato quasi il più forte in tutte le salite, quale sarà il suo ruolo fino a Milano?
«Ha dimostrato di essere andato forte sempre, sin dal Trentino, e meritava di vincere, è arrivato qui in ottima condizione, merita tutto ciò che sta ottenendo, sono contento sia mio compagno, perché siamo una squadra molto competitiva. Lui mi servirà per battere Contador? Sì, ma non so in che modo, fare programmi non facile in un grande Giro, giorno dopo giorno ti può capitare magari una crisi e niente è programmabile. Se stiamo bene ci inventeremo qualcosa».
Tu sei un perfezionista, non lasci niente al caso, l’intoppo che ti ha privato del Trentino l’hai sentito più nel fisico o nella testa?
«La testa mi aiuta a fare la differenza nei momenti di difficoltà e questo non lo dico per vantarmi perché lodarmi è lontano dalla mia indole. Sono stato fermo per quattro giorni e ho perso 4.5kg e il fisico non è una semplice macchina in cui metti carburante e vai, mi sono trovato a pochi giorni dalla partenza del Giro che facevo persino finta di salire in bici. L’entusiasmo ha compensato. Da Ottobre si sapeva che avrei fatto il Giro, avevo responsabilità nei confronti di squadra, media e me stesso, infatti mi sono preparato al meglio».
Sei disposto a saltare tu per far saltare Contador?
«Bisogna vedere sempre in base alla condizione e al momento. Potrei provare l’impresa, sarebbe un gran bello stimolo. Ci sono tappe come quella di domani che si prestano per la loro durezza. Se stai bene puoi fare di tutto, ma con uno come Contador non è semplice, non è proprio l’ultimo arrivato».
Contador non metterebbe a repentaglio il primo posto per un’impresa.
«Lui ha impostato la stagione in modo diverso per provare a vincere Giro e Tour insieme e ora che ha 2’30’’ sarebbe folle per lui sprecare energie e non amministrare».
Il ciclismo tiene lontano da famiglia e affetti e richiede sacrifici enormi. Sei disposto a continuare così, magari per altri dieci anni, per ottenere grandi risultati?
«Per arrivare a questi livelli ho fatto tanti sacrifici, non è che la prima gara che ho fatto ho vinto. Ho dovuto far fronte a tante rinunce, ma ho una famiglia e una ragazza che mi capiscono e aiutano e quindi anche i sacrifici diventano più piacevoli. Mi ritaglio spazi miei in vacanza quando stacco. Ma quando devo essere concentrato, magari in ritiro, non cambia niente che sia dicembre o marzo. Ovviamente ogni tanto qualcosa me lo concedo, come una pizza perché non è che influisce sulla stagione, siamo umani. L’importante è che quando ti alleni mantieni il peso a posto. Cerco di essere concentrato già da dicembre».
Landa va più forte di te in salita?
«Abbiamo bellissimo rapporto, sta andando fortissimo e nel gruppetto ieri andava più di tutti e più facile. Ieri non avevo forze per staccare Alberto, lui sì. Anche perché negli ultimi km ci siamo controllati molto e Contador non mi lascia spazio, così Mikel ha vinto la tappa di forza, è un mio compagno ed è questa la forza del team».
Contador ha lasciato andare Landa, poi si sono abbracciati dietro il podio, una cosa mai vista nel passato.
«Con Alberto ci stringiamo sempre la mano nella tenda dove ci cambiamo, mi fa sempre i complimenti, ci abbracciamo anche noi. Certo Landa è spagnolo ma si è congratulato con lui come con tutti, perché è un signore. L’anno scorso alla Vuelta mi ha anche detto “Complimenti campeón” e questo mi ha fatto molto piacere. Lui è un grandissimo campione, ma anche un grande uomo. È solo questione di eleganza e cortesia, per Landa immagino sia una grande soddisfazione ricevere complimenti così da lui».
Che voto ti dai?
«Lascio che me li date voi».
(C’è chi dice - “I voti lì dà Stagi - Il Direttore Stagi: ti dò nove - Aru: Non li ho mai presi nove a scuola!)
Amador è una minaccia?
«Non lo conosco, forse non ci ho nemmeno mai parlato assieme. Lui credo punti al podio, noi guardiamo i nostri obiettivi».
Quando sapremo se farai anche il Tour?
«Dopo il Giro, ora siamo talmente preparati col Giro che non mi caricano di altre pressioni. C’è un piccolo spiraglio aperto. Quanto è piccolo? Non lo so».
Ti stuzzica di più provare il Tour o cercare di vincere la Vuelta?
«Al Tour l’Astana si presenterà con Vincenzo per cercare il bis storico, se andassi pure io andrei solo nel caso in cui fossi nella migliore condizione possibile, perché altrimenti sarebbe solo togliere un posto a un uomo in grande forma. Valuteremo dopo questa settimana. Per la Vuelta non so, deciderò».
Cosa vi dite sempre con Contador alla partenza?
«Parliamo della tappa, del tempo, del più e del meno, lui con me è sempre molto disponibile. Anche se io, logicamente, faccio di tutto per staccarlo….»
Cosa avverti dell’opinione di te o sembra che la gente voglia di più?
«Logicamente il pubblico e la stampa si aspettano sempre di più, ma questo vale anche per Contador. Io ho avuto qualche intoppo, ma ho sempre pensato a lavorare per confermare quel che ho fatto l’anno scorso. Ho sempre cercato di migliorare sin da quando ho iniziato a correre, la conferma è qualcosa di molto importante, non mi interessano gli exploit e poi non combinare più niente. Cercherò di dare tutto negli ultimi giorni e, per il futuro, migliorare a cronometro».
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