GIRO D'ITALIA | 22/05/2015 | 17:28 Fabio Aru, fasciato dalla maglia rosa, ha lo sguardo felice: «Una bellissima emozione per la quale devo ringraziare una grande squadra. Ieri è stata per me una giornata difficile, oggi mi sono sentito meglio. Mi hanno tenuto davanti molto bene i miei compagni, sono riuscito a non cadere e ho pensato solo ad andare al traguardo, il resto è venuto poi. La tappa di domani? L'ho provata una volta, ma Slongo, che abita lì vicino e l’ha analizzata per noi, me l'ha spiegata praticamente metro per metro. Domani comunque è un giorno molto importante, la farò a tutta. Non sono uno che si esalta, mi piace rimanere coi piedi per terra, ma sono felice, è innegabile. In 21 tappe ci sono giornate buone e meno buone, l’importante non è mai demoralizzarsi. io sono qua grazie alla squadra e a chi mi vuole bene e voglio restare concentrato. L'esperienza mi ha insegnato che queste giornate possono diventare più pericolose di quelle in montagna, c’è sempre tanto stress e la pioggia ha reso tutto più pericoloso».
Aru si è concesso alle domande dei giornalisti in occasione della conferenza stampa, ecco le sue risposte:
Ti rendi conto di quel che hai fatto? Contador non l’aveva mai persa la maglia.
«Ci ero andato vicino per molti giorni, ma non sono mai riuscito a prenderla. Spesso tappe come questa sono facili solo sulla carta, e col maltempo diventano anche peggio, oggi si doveva stare davanti. La squadra è stata perfetta, ero sempre nelle prime posizioni perché non bisogna mai abbassare la guardia, in queste tappe può succedere sempre di tutto».
Faresti tutto ciò che hai fatto fino a oggi?
«Ieri ho commesso un errore: ero vuoto nel finale. Ma quando ai -5 ti accorgi di un calo zuccheri è ormai troppo tardi. Non mi sono buttato giù perché sono cose che capitano a tutti. Con un finale con pioggia capita che mangi 5 km prima e così poi arrivi vuoto. Io sto cercando dare il massimo, ma Alberto è un grandissimo campione che vinto tutto in questo sport io sono nessuno, battagliare con lui mi dà grandi stimoli. In 21 giorni puoi avere anche giornate storte, le ho messe in conto, l’importante è continuare a lavorare e seguire la mia strada. Il Giro finisce solo a Milano, domenica prossima».
“Signor nessuno”, domani sarai ancora in rosa o dai già persa la maglia?
«Non so come andrà, quest’anno ho lavorato maniera diversa a cronometro e questa cronometro è diversa da quelle degli altri anni, perché è più lunga e atipica. Noi veniamo da 13 tappe durissime, abbiamo corso i primi giorni con molto caldo, gli ultimi sotto la pioggia e il fisico ne ha risentito un po’. A crono darò il massimo, è scontato, sapremo solo domani come sarà andata, a oggi non so».
Con la classifica di ieri saresti stato lepre, mirato da Contador nella crono, ma ora parti per ultimo, cosa cambia?
«Il vantaggio sta nell’avere tempi di chi è davanti me, ma di per sé la crono va sempre fatta a tutta, sono le energie nel corpo che fanno fare la differenza. Sarà un vantaggio anche avere la maglia rosa addosso».
La maglia rosa conquistata dopo una caduta di un avversario ha un sapore diverso?
«In 21 giorni capita di tutto, anche in una giornata dove non stai bene come successo a me ieri, ma ero ancora li. Ovviamente mi dispiace per Alberto e per la caduta, io ero davanti ho saputo solo dopo l’arrivo di cosa era successo».
Ci attende un periodo “noioso” di dominio italiano nei grandi Giri ora?
«Il ciclismo italiano ha fatto bene negli ultimi anni, esprimendosi a buonissimo livello, con Nibali che ha vinto tutti e tre i Giri, ma in generale ci sono tanti corridori che stanno facendo bene».
Quando da piccolo avevi visto la maglia rosa per la prima volta?
«Nel 2005 ho iniziato a correre, poi sono passato su strada nel 2009, quindi ho iniziato a seguire il ciclismo in quegli anni. Ho amato da subito la maglia e avevo sogno quello di vestirla. Ora sono e resto concentrato sulla crono di domani. Ho già resettato quel che è successo oggi e mi focalizzo su domani».
Cosa ti è capitato quando sei andato in crisi ieri?
«È stato solo calo di zuccheri, niente di grave. Ci sta che si hanno momenti di difficoltà per tutti, sono eventualità che vanno messe in conto».
Imola il giorno peggiore?
«In realtà il giorno di Imola siamo andati più forti di qualsiasi altra frazione, l’ho scoperto scaricando i dati dal computer. Infatti mi aspettavo anche più selezione, è stato un giorno molto impegnativo, ma ora pensiamo a domani».
Sei l’orgoglio della Sardegna.
«Mi stanno seguendo molto così come tutta l’Italia, mi fa molto piacere e spero che più ragazzini si avvicinino a questo sport. Come ho detto anno scorso quando ho vinto la tappa, noi abbiamo il mare che ci divide dal ciclismo vero che è in Italia, ma con un po di sacrifici puoi arrivare».
ma la sfiga ci vede bene. Mi riferisco a Contador, il quale mette la squadra davanti sin dalla partenza per non correre rischi poi, a 300 metri dalla neutralizzazione s'intrippa in una caduta causata, pare, da un Alafaci che, se facesse l'Alafaci, in coda, farebbe meno danni. E di Porte che dire? Più che emozione, il buon Aru avrebbe dovuto provare sorpresa. Guadagnarsi la "rosa" in una tappa così in un modo così!!
Maurizio
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