
Tim MERLIER. 10 e lode. Fa una volata impeccabile, perfetta, anche se sceglie il centro strada e quindi il vento in faccia. Ma ha lo spunto più rabbioso, più convincente, più cattivo ed efficace. Dà l’impressione di avere un paio di denti in più sulla catena e nelle sue gambe. La volata ne è la dimostrazione: vince bene, senza se e senza ma. Per il 32enne belga è la terza vittoria di tappa al Tour. La numero 12 in stagione, la numero 62 in carriera. Per la Soudal Quick-Step terza vittoria di tappa in 9 disputate: non male per i ragazzi diretti da Davide Bramati. Il campione d’Europa è il velocista di riferimento? In questo momento credo di si, esattamente come Evenepoel lo è per le prove contro il tempo.
Jonathan MILAN. 7. Non è facile andare a riprendere quel folle di Van der Poel, perché qui al Tour va in fuga gente come lui. Lo riprendono con non poca fatica e per farlo Milan si deve giocare la squadra. Prende la posizione ideale, vicino alle transenne, scatta esattamente quando parte anche Tim, ma la volata del ragazzo di Buja è buona ma non buonissima. Ieri albatros, oggi gabbiano. In ogni caso non è un pulcino bagnato, ormai se non vince è lì e per noi italiani è tanta roba. Pensate solo per un momento se non avessimo uno come Jonny… Grazie al cielo ce lo abbiamo.
Arnaud DE LIE. 7. Oggi prende la posizione, la velocità è anche buona, ma quei due sono troppo anche per lui.
Pavel BITTNER. 7,5. Il 22enne ceco si butta nel cestello della centrifuga e ne esce neanche tanto strizzato.
Paul PENHOET. 7. Il 23enne della Groupama ci riprova: dopo Lille, quando era finito 7°, oggi si avvicina un po’ di più.
Biniam GIRMAY. 5,5. Gli manca ancora qualcosa, ma non molto. A certi livelli anche i particolari fanno la differenza. Sbaglia posizione, si fa risucchiare, non riesce a trovare il varco e fin qui raccoglie un 2° posto e due 6°: per l’eritreo è poca cosa, ma manca poco.
Phil BAUHAUS. 6,5. Si arrangia quasi sempre da solo: porta a casa piazzamenti e punti. Non è poco
Jordi MEEUS. 5,5. Il belga della Red Bull finisce fagocitato nelle retrovie. Avrebbe le doti per fare molto di più
Stan FREDHEIM. 6. Ha solo 22 anni, ma la Uno X Mobility ha un ragazzo di prospettiva molto interessante.
Kaden GROVES. 4. È semplicemente battuto: sembra la brutta copia di quello che conosciamo.
Dylan GROENEWEGEN. 4. Non c’è, non riesce nemmeno a vedere la top ten.
Mathieu VAN DER POEL. 10. Cosa gli vuoi dire? Nulla. Fa qualcosa di eccezionale. Una tappa tutta al vento e come Eolo va anche l’olandese. Ci crede, fino alla fine, fino ai 700 metri quando Vincenzo Albanese (voto 8) è il primo degli inseguitori ad andarlo a riprendere e a provare un colpo a sorpresa. Doveva essere una tappa di trasferimento, è stata una delle più belle di questo Tour divertente e animato da assoluti fuoriclasse. Tappa che si conclude con una media di 50 km/h (50,013 per la precisione), la seconda più alta di sempre. Cose da Tour.
Jonas RICKAERT. 10. Si porta a casa il premio come il più combattivo di giornata. È lui che parte subito in avvio e si porta a spasso il capitano olandese, Van der Poel. Fa un lavoro pazzesco e a 12 km dal traguardo, quando il gruppo è a 70 secondi da loro due, fa il cenno con la testa: sono finito. Poi va avanti a tirare come un dannato per altri 6 km. Altro che combattivo: premio Forrest Gump, per quelli stanchini che non mollano.
João ALMEIDA. 17. Non ce la fa. Con una frattura alla costola non è facile correre, figuriamoci in una corsa esigente come il Tour. Niente da fare per il portoghese, torna a casa con il premio di miglior compagno di squadra della prima settimana, purtroppo per lui e per Tadej il suo Tour dura poco di più.