MODOLO. «La vittoria più bella della mia carriera». AUDIO

GIRO D'ITALIA | 22/05/2015 | 17:13
Finalmente tona a sorridere Sacha Modolo: «Si vede proprio che era destino. Ci sono andato vicino in più occasioni a questa vittoria e alla fine l'ho conquistata qui, a pochi chilometri da casa. A Fiuggi ero molto deluso, l’altro giorno è arrivata la fuga, oggi era l’ultima possibilità per noi velocisti prima di Milano, stavolta è andato tutto bene. Richeze e Ferrari hanno fatto un lavoro perfetto e mi hanno lanciato nel migliore dei modi, sono partito in testa, ho impostato lo sprint che volevo fare e sono riuscito a conquistare questa vittoria che è la più bella della mia carriera davanti agli amici, ai tifosi, alla mia morosa. Farò sicuramente un bel quadro da appendere in  casa...».

Ecco le parole di Modolo dopo la conferenza stampa, c'è anche il file audio per ascoltare la sua viva voce.

Già tre vittorie per la Lampre

«Siamo tutti abbastanza giovani, io sono il più vecchio ma siamo esperti, guardate ad esempio Polanc che è stato chiamato all’ultimo, ma ha vinto. Siamo seri, preparati e sappiamo cosa fare. In effetti siamo stati gli unici a vincere tre tappe, di cui una mista, una in salita e una in volata. Magari domani vinciamo anche con un cronoman (ride). Siamo una squadra completa».

Le gerarchie come sono state decise? Ad esempio Ferrari ora tira le volate e non le fa.

«Non so che dire, mi avevano detto che Ferrari era disponibile, così abbiamo cercato pian piano di aggiustare ritmi del treno. Lui prima faceva le volate, mentre ora è dietro me, a febbraio provavamo i movimenti e ci siamo organizzati. Il mio obiettivo era creare un gruppo mio, anche se in realtà non è solo mio, perché siamo intercambiabili e lavoriamo anche ad esempio per Ulissi. Siamo molto affiatati, all’inizio non era facile con Ferrari che non aveva mai tirato le volate, ma oggi ha dimostrato cosa può fare e ha dato una mano assurda».

Come è andata la volata di oggi?

«Prima dell’arrivo Paolini mi ha affiancato dicendo che voleva tirare, Max Richeze ha percorso rotonde e curve perfette, è stato davanti per 600 m buoni. Il 60 per cento di questa vittoria si deve a lui che ha lavorato per due e il resto a Ferrari. Per me era un obbligo vincere per loro e per tutta la squadra».

Ti aspetti di più da te stesso?

«Domanda difficile perché non mi ritengo campione, un fuoriclasse, ogni tanto vinco qualche bella corsa. Al primo anno fatto una bella Sanremo, non so ancora come ho fatto!, ma si è dimostrata un’arma a doppio taglio perché dopo ci si aspettava troppo da me. Invece sono cresciuto anno dopo anno, migliorato piano piano. L’anno passato ho vinto gare Pro Tour in Svizzera e Cina. Questo inverno ho fatto una bella preparazione molto dura per Tirreno e Nord, ma non sono poi riuscito a esprimermi al meglio e non capivo perché, soprattutto vedendo i dati che avevo registrato. Il Giro era una dimostrazione di cosa potevo fare, la mia grande opportunità e il Giro è sempre molto importante per me. Ma dopo quattro anni sembrava non arrivasse niente per me nemmeno quest’anno, perché arrivavano sempre fughe o ero chiuso in volata, ma sono trevigiano non cerco scuse, forse era destino che vincessi a casa».

Secondo te qual è il modo per evitare cadute in situazioni come oggi? Tu come hai fatto?

«Ti potrei rispondere da velocista e in modo egoista: potrebbero stare tutti dietro. Ma siamo 200 e non è possibile. Certo, si può anticipare la neutralizzazione ad esempio ai -6km ma la guerra sarebbe prima per le posizioni e non cambierebbe niente. Anzi, è solo retorica e sarebbe anche peggio perché se si spostasse prima la neutralizzazione si perderebbe anche più secondi in caso di cadute. Rischiano di più gli uomini di classifica che si preparano tutto l’anno per un obiettivo e lo possono perdere per una caduta.  Una soluzione potrebbe essere che ai meno tre km gli uomini di classifica potrebbero mollare e si potrebbero rilassare, si potrebbe prendere il tempo ai 3 km con una fotocellula e poi lasciare chi è interessato alla volata davanti.  Però forse sarebbe brutto vedere una volata di 15 uomini, anche se sarebbe meglio per uno come Aru che così non rischia per una caduta di un velocista».

Il tuo sfogo dell’altro giorno?

«Avevo detto che alcuni velocisti corrono con le fixed bike come se fossero senza freni: se rischi almeno cerca di non cadere da solo. Quel giorno sapevo che potevo far bene, è stato un po’ uno sfogo, ma il ciclismo è così e fa parte del gioco».

Diego Barbera

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