LA TAPPA. Frazione piatta, tocca ai velocisti. SEGUI IL LIVE
GIRO D'ITALIA | 22/05/2015 | 07:09 Il pensiero di tutti, inutile negarlo, è già rivolto alla crono spauracchio di domani, considerata come il vero e proprio spartiacque. Per restare ai big, guardano già a domani il Contador che ieri ha dato un piccola spallata a tutti gli avversari, il Porte e l'Uran che vengono considerati tra i favoriti della prova e l'Aru che nelle due ultime giornate ha mostrato piccoli ma percettibili segnali di difficoltà. Nell'attesa, ultima chance per le ruote veloci prima di arrivare a Milano, consapevoli del fatto che per passare dalla pianura di Jesolo a quella del capoluogo meneghino bisogna superare tutte le montagne più impegnative di questo Giro. Tappa di tutto riposo, riposo inteso come percorso breve e interamente pianeggiante con neppure un rilievo, seppure minimo, quale giustificazione per l'inserimento a pretesto di un GPM, tanto per muovere questa speciale classifica del KOM (King of Mountain) per dirla con l'inglese ora imperante nel gergo ciclistico. Dopo Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza, è una corsa tutta diritta, chilometraggio breve, in costanza di paesaggio uniformemente piatto, per la pianura veneta fino al mare di Jesolo. Il grande Bruno Raschi soleva definire questo genere di tappe “il lungo prologo di una rapida, feroce, coltellata”, dove la coltellata sportiva figurata è il rush finale di una delle ruote veloci del gruppo. E' la prima volta della corsa rosa nella bella cittadina delle colline vicentine dove è nato Bruno Cenghialta, professionista per molti anni e ora direttore sportivo. Poi, dopo il ricordo del G.S. Mainetti della vicina Castelgomberto, si passa da Altavilla Vicentina, località sempre in pianura che ha dato però i natali a uno scalatore, un “quasi mito” degli anni 1960, come Imerio Massignan e suo fratello Enrico. Si tocca ancora il territorio di Vicenza e quindi quello di Piazzola sul Brenta, già in provincia di Padova. C'è poi il passaggio da Santa Maria di Sala, in provincia di Venezia. E' la cittadina che ha un valore ciclistico aggiunto che si lega ai nomi di Antonio Bevilacqua, un passista di rilevantissima stazza che esprimeva una straordinaria, potente, forza, detentore di un eccellente palmarès, personaggio raccontato dalla brillante penna di Claudio Gregori nel libro che ha il titolo del soprannome che lo distingueva: “Labron”, a motivo delle labbra assai pronunciate. Accanto a Toni Bevilacqua si colloca la medaglia d'oro del quartetto dell'inseguimento alle Olimpiadi di Roma del 1960 Mario Vallotto (con Arienti, Testa e Vigna), e altri corridori del luogo di buon valore come i fratelli Alfredo e Arturo Sabbadin per concludere con Attilio Benfatto. Mirano, Spinea, Mestre che si collega alla straordinaria bellezza di Venezia e della sua laguna, Musile di Piave e San Donà di Piave sono gli altri importanti centri che seguono. San Donà di Piave, frazione Passarella per la precisione, che ricorda il “principe delle Ardenne” ciclistiche, eccellente cacciatore di classiche, corridore con classe a profusione in strada e anche in pista, iridato della strada ai mondiali del 1986 negli USA, Moreno Argentin, professionista dal 1980 al 1994. Passato l'importante centro del territorio del basso Piave, il fiume sacro alla patria, si giunge a Jesolo. E' la quinta volta che la corsa rosa stabilisce il traguardo di una tappa in questa località, una delle capitali internazionali del turismo balneare con varie attrattive. Arrivo ambito e terreno di caccia riservato per le ruote veloci del gruppo e che, nel passato, ha già salutato i successi d'interpreti importanti della specialità come Rino Benedetti nel 1955, Dino Zandegù nel 1970, il laziale Paolo Cimini nel 1977 e, da ultimo, il pisano Alessio Di Basco nel 1987. Giuseppe Figini
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