G come globalizzazione. Nel senso di apertura del ciclismo al mondo. In questa edizione del Giro ci sono atleti che arrivano da ogni angolo del pianeta: cinesi, giapponesi, brasiliani, etiopi e kazaki. Non sono qui solo per imparare: quando si presenta l’occasione, cercano di esser protagonisti. Nei primi giorni sono andati in fuga un albanese, un romeno e un bulgaro: sembra l’inizio di una barzelletta, ha tutta l’aria di esser l’inizio di una nuova era. Uno dei tre, al traguardo, ha spiegato: ‘Non parliamo di impresa: abituati come siamo a venir via dai nostri Paesi, non c’è niente di più facile che scappare dal gruppo’.
I come Ishibashi. Nel senso di Manabu, giapponese della Nippo Vini Fantini, 22 anni. Fino a ieri maglia nera della corsa: ora non lo è più. Non ha migliorato la sua classifica: semplicemente, si è ritirato. Non ce la faceva più, come ripeteva da qualche giorno: prima ai compagni, poi ai tecnici, infine ai colleghi ciclisti, ai giornalisti, alle persone che incontrava avviandosi alla partenza o dopo l’arrivo, alle cameriere degli alberghi. L’hanno visto pure sfogarsi con l’autista del camion della nettezza urbana nel piazzale dell’hotel. Che il suo Giro si fosse trasformato in un calvario ormai lo sapevano anche i sassi. A una radio privata che l’intervistava ha risposto: ‘Come sto? Non ce la faccio. Che tappa vorrei vincere? Non ce la faccio. Dove vorrei farmi notare? Non ce la faccio. Com’è il Giro? Non ce la faccio. Arrivare a Milano? Non ce la faccio’. L’unico sussulto l’ha avuto quando gli hanno detto che, all’ultima tappa, la maglia nera verrà premiata con dodici bottiglie di prosecco: ‘Milano, Milano’, ha risposto: nippo e vini, per lui, sono pur sempre una ragione sociale. Che sia andato a casa dopo la prima settimana è tutto fuorchè una sorpresa: non poteva farcela. Nonostante il suo team le abbia provate tutte: nel sacchetto del rifornimento gli hanno infilato pure il sushi. Come non detto: i segnali di una sua resa sono diventati sempre più forti. L’ultimo a Campitello Matese, dove ha regolarmente chiuso la tappa in coda: mentre stava rispondendo a una tv col suo classico ‘non ce la faccio’, un grosso volatile ha scelto la sua spalla sinistra. Gliel’ha fatta.
S come segnaletica. Nel senso di Ppo, Punto di passaggio obbligatorio. Confidenzialmente, pi-pi-o: come spieghiamo da giorni, è la zona dalla quale bisogna tassativamente passare per raggiungere partenze e arrivi. A sentire l’organizzazione, trovarla è facile: ieri, per nasconderlo meglio degli altri giorni, il segnale non è stato messo.
......... sig. Costa, gli stranieri li vogliono gli sponsor, mica i DS o i Team Manager. Qualche esempio? Carrettero porta un bel gruzzoletto con sponsorizzazione privata, Ishibashi lo vuole la Nippo. Normale, così facendo di 200 partenti concediamo 40/50 wild card a costoro. E' il ciclismo moderno e ci sta. Se pago posso partire.
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