TREDICI racconta i soccorsi e le condizioni di Pozzovivo. AUDIO

GIRO D'ITALIA | 11/05/2015 | 18:41
Il professor Giovanni Tredici, responsabile sanitario del Giro d'Italia, ha raccontato la dinamica della caduta e dei soccorsi a Domenico Pozzovivo durante la conferenza stampa post-tappa.

Lo storico medico della corsa rosa ha condiviso cosa è successo in quei drammatici attimi che hanno portato alla memoria la tragedia di Wouter Weylandt, ma per fortuna sin da subito il personale sanitario ha compreso che le due situazioni non erano affatto paragonabili. A fondo articolo trovate il file audio integrale della conferenza con traduzione in inglese. Ma ecco la testimonianza di Tredici:

«Non appena il corridore è caduto, l’auto medica con la collega si è fermata a prestare soccorso immediatamente. Purtroppo Pozzovivo si trovava in una posizione molto pericolosa, dopo il soccorso di uno spettatore. La collega che è intervenuta è la dottoressa Elena Dellavalle, medico anestetista rianimatore».

Dottoressa, ci racconti di quegli attimi.

«Siamo intervenuti dopo pochi secondi e il corridore ha avuto un brevissimo momento di incoscienza, ma è subito rinvenuto ed era anche orientato e collaborante. Lamentava un forte dolore al viso, a seguito di un trauma facciale, però non presentava altri importanti danni. Lo abbiamo assistito, ma ha sempre respirato in modo autonomo ed è stato sempre cosciente. Con l’altro medico rianimatore l’abbiamo caricato ed è stato trasportato dall’unità mobile all’ospedale».

Professor Tredici, dopo cosa è accaduto?

«Una volta sistemato sul centro mobile di rianimazione, sempre accompagnato da un rianimatore - per prudenza più che altro - è stato portato a valle, dove era atteso dall’elisoccorso di Genova. Non tanto per le situazioni del paziente, che era stabile e sempre lucido, oltre che collaborante e cosciente, quanto per una questione logistica. Abbiamo preferito muovere l'elicottero per comodità di soccorso perché il centro traumatologico di riferimento della tappa odierna era localizzato a San Martino, nel capoluogo ligure e non era così semplice da raggiungere con un mezzo su strada».

Quali sono gli ultimi aggiornamenti?

«È giunto al pronto soccorso in breve tempo e le situazioni si mantengono stabili sia per quanto riguarda il lato neurologico sia per i parametri vitali. Adesso verrà sottoposto agli opportuni accertamenti sia per il trauma facciale sia per quello cranico che ora possiamo considerare modesto, tuttavia aspettiamo i dati degli accertamenti».

Quando è avvenuta la caduta e quali sono state le tempistiche di intervento?

«La caduta è accaduta al km 95 alle ore 16.20. L’intervento della macchina medico che è immediatamente dietro al gruppo principale, è avvenuto dopo pochi secondi tempo di far sfilare i corridori. Il centro mobile di rianimazione è arrivato sette minuti dopo. Avevamo un’ambulanza nel mezzo, che però non è un centro mobile di rianimazione, così visto che l’entità del trauma del corridore non era eccessivamente grave (non era da rianimare), abbiamo lasciato che sfilasse così che il gruppo fosse coperto in ogni caso e in ogni evenienza. Sette minuti sembrano tanti, perché cerchiamo sempre di mantenere il tempo sotto i cinque minuti, ma la situazione non richiedeva ulteriore supporto».

Come funzionano le auto medico al Giro?

«In entrambe le auto medico del Giro abbiamo l’attrezzatura per intubare senza dover aspettare l’ambulanza. Porto ad esempio ciò che è avvenuto l’anno scorso quando abbiamo dovuto soccorrere uno spettatore: siamo intervenuti tempestivamente, io purtroppo ho assistito all’incidente e mi sono reso conto della situazione. In tre secondi eravamo operativi perché la macchina era praticamente attaccata al gruppetto. Abbiamo prima utilizzato il rianimatore della macchina medico, poi è arrivato il nostro mezzo di rianimazione che si è fermato per dare un ulteriore supporto e nel frattempo è giunto anche l’elicottero per il trasporto in ospedale dato che le condizioni erano davvero gravi».

Sin da subito la situazione era apparsa non eccessivamente drammatica, tipo Weylantds?

«No, questa è stata un’evenienza che possiamo considerare normale, anche se chiaramente tutte le volte che il capo o il massiccio facciale sono interessati viene subito in mente una situazione più drammatica soprattutto perché in questo caso, come in tutte le volte che ci si ferisce al viso, anche il sanguinamento è più evidente. Ma per fortuna in questo caso abbiamo potuto gestire le operazioni in modo più tranquillo. Certo, le analogie con il caso di Weylandt sono molte visto che è la terza tappa e ci troviamo nella stessa zona, ma le due situazioni non sono affatto paragonabili. Voglio aggiungere anche che da un paio di anni abbiamo aggiunto un secondo centro mobile di rianimazione, perché la coda del gruppo non è protetta dalle vetture mediche così da dare supporto anche ai corridori attardati».

La persona che l’ha soccorso per primo era un medico?

«Non lo conosciamo, ma non era un medico o un rianimatore e si poteva capire da come ha agito».

Si dovrebbe lanciare un appello alla gente affinché non intervenga per non mettere in pericolo eventuali corridori feriti?

«Sicuramente. Purtroppo è un problema che c’è da sempre. Anche noi che siamo professionisti tendiamo a intervenire troppo rapidamente, invece al contrario si deve agire in modo attento e con calma perché non è questione di secondi in questi casi, ma conta la modalità di intervento e si deve operare nel modo idoneo e adatto».

Quante persone e quali mezzi sono impegnati in corsa?

«Abbiamo due macchine mediche ossia due vetture che sono attrezzate per operare allo stesso modo di una normale auto medica, anche se tecnicamente non sono tali perché non hanno lampeggianti e il resto delle indicazioni visive. Nella macchina medico 1 c’è un medico di altra specialità ad esempio medico sportivo o neurologo e accanto il rianimatore; nella macchina medico 2 c’è un medico rianimatore con un paramedico ossia un infermiere con esperienza in emergenza per operare in modo tempestivo. Sono dotati di presidi per intubazione, trattamento, monitoraggio dei pazienti e di una barella pieghevole così che se il caduto è in una situazione di pericolo lo si sposta subito in una posizione sicura, è un grande problema dato che la corsa va avanti e soccorritori e corridore soccorso possono essere in pericolo. È la prima cosa che si deve fare, prima di soccorrere. In più, l’autista deve segnalare l’ostacolo di auto e medici al lavoro. Abbiamo inoltre quattro autoambulanze, tutte dotate di possibilità di rianimazione cardiologica, il defribrillatore per intenderci, e, sui centri mobili di rianimazione, anche il mantenimento del paziente intubato con respirazione assistita. Sui due centri mobili, ossia la seconda e quarta ambulanza, abbiamo rianimatore-anestesista e il responsabile del trasporto del paziente, mentre sulle altre abbiamo ortopedici e/o neurotraumatologi. Infine, c’è una quinta ambulanza che segue la carovana e che al termine della gara ospita un chirurgo che pratica suture di punti e altre medicazioni. Dopo il termine si localizza tra il bus delle squadre un centro mobile di radiologia per traumi più semplici per stabilire fratture e un piccolo ambulatorio mobile per intervenire con più spazio e organizzazione».

Diego Barbera

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COMMENTI
11 maggio 2015 23:44 poerofini
Nessuna ambulanza in servizio al Giro è provvista di Lucas, rianimatore meccanico...come mai?

spettatore intervenuto da killer
12 maggio 2015 09:43 geo
Diciamola tutta: lo spettatore è intervenuto da killer, se appena Pozzovivo avesse avuto una frattura avrebbe complicato non poco le cose.
Voi del Giro siate più espliciti: NON TOCCATE I CORRIDORI, i mezzi ed il personale di soccorso sono presenti, ed a chi interviene senza titolo può arrivare una bella denuncia per danni.

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