LA TAPPA. Trieste pronta per l'abbraccio rosa

GIRO D'ITALIA | 01/06/2014 | 07:50
Siamo alla fine, una bella fine di una bella storia come è sempre – e sempre sarà – il Giro d’Italia, “la festa di maggio”, come l’ha definita Dino Buzzati. E’ finita per tutti, i protagonisti primi – i corridori, tutti da applaudire comunque -, coloro che lavorano e pure duramente, al Giro d’Italia dando molto. E’ finita anche per quella sorta di fauna di varia estrazione, con sempre troppi esemplari, alla corsa rosa sempre in questua d’effimera notorietà in un vortice di autoreferenzialità visive e laudatorie di vuote e vorticose parole, sovente dispensate anche con estremo sprezzo del ridicolo, dove l’aggettivo “straordinario”, purtroppo, si abbina a tutto, fra il plauso dei corifei.
I “big” hanno lasciato spazio alla fuga composta di un misto d’esperienza a giovani rampanti. I primi due posti sullo Zoncolan hanno premiato l’esperienza di Michael Rogers, australiano oramai radicato in Italia, nel Varesotto, scopertosi alla sua tenera età dapprima discesista (vittoria a Savona) e quindi scalatore sullo Zoncolan. Corridore di vaglia, così come Franco Pellizotti, secondo, che sognava la grande impresa nella sua terra d’origine. Sfortunato il giovane Manuel Bongiorno, rappresentante dell’onda verde sia per età, sia per i colori della sua formazione, ostacolato da uno spettatore. Sempre combattivo l’abruzzese Dario Cataldo.
E’ ancora il Friuli-Venezia Giulia, la regione dell’”alpino” Enzo Cainero che ne coordina le iniziative in ambito Giro, lo spettacolare teatro dell’ultima recita, dalle vicine montagne di Gemona del Friuli al mare della splendida Trieste con un circuito finale cittadino di otto tornate, ognuna di km. 7,150. C’è solamente un lievissimo “zampellotto” da superare. E’ l’occasione per uno spettacolo nello spettacolo questo carosello finale nel cuore e sul mare di Trieste.
Gemona del Friuli, con il suo splendido Duomo, ha già ospitato il Giro nel 1977, subito dopo il disastroso terremoto del 1976, un omaggio alla città con la prima semitappa proveniente – guarda caso – da Trieste. Vittoria in volata del possente belga Marc Demeyer che anticipò due velocisti del calibro di Marino Basso e Pierino Gavazzi. Erano ancora evidentissimi i segni del terremoto e i corridori consumarono un pasto comune in una struttura prefabbricata prima della ripartenza, nella medesima giornata, per la seconda semitappa che si concluse a Conegliano con la rivincita immediata di Pier Mattia Gavazzi su Demeyer e Basso. Un altro appuntamento di Gemona del Friuli con un arrivo del Giro è stato nel 2006 e vittoria del tedesco Schumacher.
A Trieste si è concluso anche il Giro 1966, all'ippodromo dii Montebello, con il successo finale di Gianni Motta e quello di giornata all compianto velocista veneto Vendramino "Mino" Bariviera.
Tracciato piatto, seguendo la linea di demarcazione fra pianura e collina, per Tarcento, Nimis e il GPM di 4^ cat. di Passo di Monte Croce, a quota 256 m., inapprezzabile, ciclisticamente parlando.  Si arriva nella suggestiva zona del Cividalese percorsa dal fiume Natisone dove si propongono pregiati vigneti di nobili vini, soprattutto bianchi, del dolce tradizionale dei luoghi, la gubana. Cividale è depositaria di una lunga e nobile storia che traspare pure dalle architetture e dalle eredità culturali, sempre attualizzate. Fra i più noti motivi d’interesse monumentali sono il Duomo, il Ponte del Diavolo e il Tempietto Longobardo.  Sempre vigneti per vini di qualità con Corno di Rosazzo, siamo nel Collio, Cormons dove ci saluta la simpatia e la voce  Bruno Pizzul, sempre legatissimo alla sua terra e, in tema calcistico, Lucinico, nel territorio comunale di Gorizia, il paese di Edy Reja, allenatore e pure competente appassionato di ciclismo, come Pizzul e come l’amico Fabio Capello, della vicina Pieris, con il quale ha intrecciato la carriera.
Dopo Gradisca d’Isonzo, alle prime falde dei rilievi carsici, compare la bianca e vasta prospettiva evocatrice del Sacrario Militare di Redipuglia nel ricordo di oltre centomila soldati italiani caduti nel primo conflitto mondiale.
A questo proposito ci sentiamo di tornare e plaudire al gesto di Fabio Aru che, con composta partecipazione e semplicità, dopo il tremendo sforzo della cronoscalata, ha reso omaggio ai caduti all’Ossario Militare del Monte Grappa. Segno di una rimarchevole sensibilità propria, particolare, un addendo di valore, e non solo perché collegata anche al fatto di Giuseppe Dessì, scrittore sardo che ha vissuto la giovinezza a Villacidro, il medesimo paese di Aru, che nei suoi scritti ha raccontato i sacrifici dei soldati sardi nella prima guerra mondiale.
Torniamo al tracciato della corsa che incontra Ronchi dei Legionari, nel cui territorio si trova la località di Pieris, sovente citata per l’episodio del primo Giro d’Italia del dopoguerra, spesso “caricato” oltremodo da chi non l’ha vissuto con il triestino Giordano Cottur primo nella sua Trieste, Monfalcone e da qui inizia lo spettacolo naturale offerto dalla costiera triestina con Duino, Sistiana, Miramare con il castello asburgico, prima d’affrontare il circuito cittadino di Trieste.
La città rimanda e fonde cultura, lunga storia, monumenti, atmosfere della sua natura cosmopolita che non è possibile condensare in breve spazio. Basta la visione e lo scenario offerto da Piazza Unità d’Italia, tradizionale conclusione delle molteplici tappe della corsa rosa concluse a Trieste. Qui, nel 1973, Eddy Merckx celebrò il suo trionfo nel Giro di quell’anno, pure quello partito dall’estero, da Verviers, in Belgio, giro tutto in rosa dalla partenza all’arrivo per il grande belga. Fu una conclusione all’insegna dell’eccellenza con uno sprint regale vinto da Marino Basso, in maglia iridata, davanti a due grandi della specialità come Patrick Sercu e Rik Van Linden. Traguardo finale di prestigio con i velocisti che cercheranno d’impedire una nuova affermazione della maglia rossa Nacer Bouhanni, giunto alla fine del Giro nonostante certe sentenze, ovviamente disattese.
Seguirà poi la grande festa finale con un pensiero e tanti auguri per lo sfortunato Angelo Leone, il volontario della Protezione Civile ricoverato in ospedale a Torino.

Giuseppe Figini
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