GIRO D'ITALIA | 29/05/2014 | 07:45 Si è rivelata, in pratica, la classica tappa-cuscinetto fra due frazioni di montagna altamente impegnative, quella di ieri con conclusione a Vittorio Veneto. Una fuga numerosa con rappresentanti di molte squadre, impegnati a girare di buona lena, con media alta, ha centrato l’obiettivo con un finale scoppiettante sulle ondulazioni del bellissimo territorio trevigiano dove il laziale Stefano Pirazzi, ben spalleggiato da due compagni della Bardiani-Csf, ha saputo cogliere con pieno merito la vittoria, la sua prima in cinque anni di professionismo militando sempre nella squadra dei Reverberi. Nota stonata, stonatissima, la trasformazione del classico gesto d’esultanza, dopo il traguardo, in altro... tanto da conquistare la foto sulla prima pagina del primo quotidiano italiano.
Tappa assai impegnativa con un tracciato molto segmentato quella di oggi che unisce Belluno al Rifugio Panarotta, nel territorio di Levico Terme, in provincia di Trento, con tre GPM di rilievo. Non è quello che si suole definire “tappone” ma poco ci manca.
Belluno, nella speciale geografia della corsa rosa, è da molto tempo un nome ricorrente per la sua collocazione geografica. Una sorta di porta delle Dolomiti. Una bella e tranquilla città con molteplici motivi di vario interesse che accoglie la variopinta carovana che s’indirizza per l’Agordino. Il centro maggiore è appunto Agordo, dapprima nota per le miniere e ora per l’industria degli occhiali. Un ricordo per la canzone di Claudio Baglioni che l’ha portata alla ribalta e quindi si comincia a salire verso il Passo San Pellegrino per Canale d’Agordo, luogo natale di Papa Luciani – Giovanni Paolo I - Falcade e quindi il GPM di 1^ cat., a quota m. 1918 del Passo San Pellegrino, lunghezza km. 18,450 per un dislivello di m. 1147 con pendenze variabili che presenta le punte del 15% verso il finale. E’ un luogo assai frequentato dai corridori per i periodi d’allenamento in quota.
Discesa e si entra in Trentino-Alto Adige, provincia di Trento, dapprima la Val di Fassa con Moena e Predazzo, poi la Val di Fiemme con Predazzo, Tesero, Cavalese, in continuità di splendidi paesi e paesaggi delle Dolomiti. Dopo Molina di Fiemme si entra nella Val di Cembra, la terra del porfido e con il “monumento naturale” delle Piramidi di Segonzano.
Si prospettano i passaggi da Sover e Bedollo e da qui inizia la salita verso una “new entry” del Giro d’Italia quale il passo del Redebus, GPM di 2^ cat. – m. 1457 – breve, solo 4,600 km., ma aspro con une media pendenza del 9,5% e picco al 15% nella parte iniziale. La sede stradale è ampia. Si è nella zona dei Mocheni, una popolazione qui insediatasi nel Medioevo, che conserva la lingua di ceppo germanico come rivela anche la toponomastica stradale.
Discesa lunga con strada impegnativa per Palù del Fersina e a Canezza si entra nel territorio comunale di Pergine Valsugana, bella cittadina già sfiorata ieri dal Giro. Si costeggia il lago di Caldonazzo per Calceranica al Lago, Caldonazzo e quindi Levico Terme, bella cittadina termale di tradizione e il suo omonimo lago.
Da qui inizia la salita finale per il Rifugio Panarotta. E’ una strada a carreggiata ampia che presenta un’ascesa con pendenza uniforme e costante e tornanti ad ampio raggio. I numeri dicono: lunghezza km. 16,850, media del 5,2% fino a circa metà salita dove s’incontra, per un breve tratto, il picco del 14,5% e quindi la parte finale con una media dell’ 8,4%. E’ GPM di 1^ categoria, a quota m. 1760. Il Rifugio Panarotta, in Valsugana, è un traguardo inedito per la corsa rosa. E’ la medesima strada del Vetriolo con il centro di Vetriolo Terme situato circa 4 km. più in basso che è stato sede d’arrivo di una tappa del Giro 1988. E’ qui che nella cronoscalata da Levico Terme a Vetriolo Terme, Andrew Hampsten, già in maglia rosa, pose il sigillo per la vittoria finale a Vittorio Veneto. Panarotta, circondata dalla catena del Lagorai, è una stazione di sport invernali in un’ambientazione naturale incontaminata con molteplici possibilità d’escursioni anche quando non c’è la neve. Un traguardo che non dovrebbe mancare d’offrire uno spettacolo d’assoluto rilievo fra i protagonisti del Giro.
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