GIRO. Carube controcorrente: che errore, il ritiro della Leopard

| 11/05/2011 | 13:22
Molti hanno compreso e applaudito il ritiro del Team Leopard dal Giro d'Italia, ma c'è anche chi va controcorrente e non ha paura di dirlo. «È stato brutto sapere del ritiro della squadra - spiega a gran voce Roberto "Carube" Lencioni, lo storico meccanico di Mario Cipollini e di tanti altri campioni - così come è stato brutto assistere ieri a quel lungo funerale trasmesso in diretta e accompagnato da tanti bei discorsi di circostanza. Hanno sbagliato i corridori: se fossero stati professionisti veri, non dovevano far neutralizzare la tappa, ma disputare una corsa vera e poi magari lasciare la vittoria ad un corridore della Leopard, decidendo di devolvere tutti i premi alla piccola bambina di Wouter Weylandt, che ancora deve nascere. E lo stesso mi sarei aspettato dai suoi compagni di squadra: correre il Giro nel suo nome, cercando di vincere il più possibile e poi devolvere il tutto alla piccola, per assicurarle un futuro. Ma la professionalità oggi non ce l'ha più nessuno e le squadre vengono costruite senza un'anima, per ragioni di sponsor e di impatto mediatico. Lo ripeto, non è stato n bello spettacolo».
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COMMENTI
DACCORDO
11 maggio 2011 13:41 
io sono daccordo, la prima cosa che ho pensato appena ho saputo la notizia è stata:se fosse successo al tour dove i fratelli sleckt puntano tutto si sarebbero fermati ugualmente?
dovevano continuare, correndo e facendo il loro mestiere in suo onore; quado muore un operaio i compagni di lavoro dopo il funerale tornano in cantiere... mica lo abbandonano...
io penso che la leopard ha come obiettivo solo le corse che fa cancellara e il tour x i fratelli sleckt e al giro sono solo venuti perche obbligati

Ha ragione
11 maggio 2011 13:45 
Domanda:se la tragedia fosse accaduta al Tour,se ne sarebbero andati?Certamente no.Avrebbero dichiarato che il modo migliore per onorare il compagno caduto era andare avanti e vincere.Al Giro la Leopard,come tante squadre straniere,era venuta controvoglia.E comunque,se volevano andarsene,dovevano farlo la sera della tragedia,la plateale processione di ieri non aveva alcun senso.

LEOPARD
11 maggio 2011 13:51 
DACCORDISSIMO CON VOI.. ALE

D'accordissimo con azalai
11 maggio 2011 13:57 
Tutto quello che ha scritto azalai è tutto quello che è balenato in mente a me quando ho appreso la notizia.

vergogna
11 maggio 2011 14:01 
in questo momento per me ogni commento e' inutile e fatto a sproposito.vergognatevi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Silenzio e' morto un ragazzo di ventisei anni.

11 maggio 2011 14:01 
Che tristezza vedere commenti e paragoni di questo genere sulla basa di ipotesi, quando l'unico dato concreto e controvertibile e' la morte di un giovane.
Professionalita', spettacolo.........! Continua al cambiare ruote!!!!
La solidarieta' non e' quella che si vede.
Lele

ma è così difficile riflettere sull'accaduto IN SILENZIO?
11 maggio 2011 14:34 
tutti che vogliono dire la loro...chissà con quali autorevoli meriti poi... fate SILENZIO e portate RISPETTO una volta tanto.

11 maggio 2011 14:49 
...Sig.Lencioni prima di dire certe cose è meglio riflettere. Farsi pubblicità personale in questo modo non è da uomini.... mi sento toccato quando si parla di poca professionalità.

11 maggio 2011 14:58 
Trovo veramente disgustose alcune considerazioni di carattere diciamo "sportivo" espresse nei commenti precedenti. Non meritano ulteriori commenti.
Condivido tuttavia l'opinione espressa nell'articolo, molto "terrena" ma molto fattiva, relativa al fatto che continuando il Giro i corridori della Leopard avrebbero potuto, devolvendo i premi alla vedova, fare qualcosa di veramente importante per il povero Wouter: aiutare la madre a crescere la figlia. E' in effetti la prima cosa che ho pensato quando ho letto del ritiro. Credo che il team manager avrebbe dovuto imporsi sulla volontà di ragazzi sicuramente scossi e spaesati.

11 maggio 2011 15:04 
per dire quello che si pensa non si ha bisogno di "AUTOREVOLI MERITI", si dice avendo "RISPETTO" e con la morte nel cuore per quello che è successo a questo povero ragazzo.
sarò presente all'arrivo di castelfidardo con il pettorale 108 sulla schiena per ricordare e commemorare weylandt ma sempre convinto del mio pensiero

Che tristezza
11 maggio 2011 15:09 
Pensate veramente che i ragazzi della Leopard avesero la voglia e la forza di correre? Come Si permette di dire "se fosero stati professionisti", SONO DEI PROFESSIONISTI E SONO UOMINI. Sicuramente in questo momento staranno vicino alla famiglia del loro amico e ci staranno anche dopo. Tutti gli altri potrebbero devolvere una percentuale di tutto il montepremi del Giro alla Famiglia.
Penso che correre con un dolore così grande nella testa e nel cuore non ti permetta assolutamente di fare risultati. Ve lo posso dire io per esperienza personale. Comunque se ieri avessero fatta tappa normale ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe criticato...... La Leopard non è una squadra di IRRESPONSABILI sia da parte degli atleti che dei dirigenti e al giro c'erano per ben figurare, se hanno preso questa decisione il giorno dopo la tragedia non è stato sull'onda del dolore, ma ben ponderata sicuramente. SONO ATLETI PROFESSIONISTI MA SOPRATTUTTO UOMINI CON LA U MAIUSCOLA e io li ammiro.

Silenzio PREGO
11 maggio 2011 15:39 
Gentili SPETTATORI di questo macabro teatrino con i soliti perbenismi di facciata ed i soliti ipocriti vestiti da agnellini ,abbiate almeno l'accortezza di provare a fare esercizio di DIGNITA' cercando di stare rispettosamente in silenzio. Prendete ad esempio gli ATTORI di questo triste spettacolo: non parlano, stanno a testa bassa con gli occhi gonfi di lacrime,il cuore carico di dolore e l'anima devastata dai perchè dilanianti,hanno messo da parte i desideri di vittoria,le velleità di successo, le facili tentazioni di flash e telecamere. Non c'è Corsa che possa placare il dolore di un Lutto se non il tempo ed il silenzio. Grazie LEOPARD x questo esempio,stavolta ha vinto il VALORE dell' UOMO a dispetto del mero BUSINESS!

X Carrube
11 maggio 2011 18:40 
Dramma nel ciclismo: muore Galletti
Pier Augusto Stagi
«Sto male, mi sento gonfio, non riesco a respirare». Queste le ultime parole pronunciate dal corridore che quest'anno militava nella Naturino di Vincenzo Santoni. Parole rivolte al moldavo Igor Pugaci che stava pedalando accanto a lui, in un gruppo di una trentina di corridori che si era appena staccato dai migliori (vittoria finale di Rinaldo Nocentini, che alla notizia della morte del corridore pisano ha detto: «E adesso chi ha più voglia di festeggiare?» ndr). «Ha detto «Sto male, non respiro più», poi si è fermato, è sceso dalla bicicletta e si è seduto a terra. Un attimo ed è caduto all'indietro ed ha perso conoscenza». A raccontare gli ultimi momenti di vita di Galletti è Giuseppe Lanzoni, direttore sportivo della Universal Caffè, formazione in cui corre Pugaci, uno dei testimoni del decesso del toscano. «Quando hanno visto Galletti finire a terra - ha detto Lanzoni - i corridori che erano con lui si sono fermati ed hanno tentato di aiutarlo. Poi è arrivata l'ambulanza, ma Galletti aveva già smesso di respirare».
ALMENO,ANCHE TE, ABBI LA DECENZA DI STARE ZITTO.

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