
Adam Hansen, presidente del CPA -Cyclistes Professionnels Associé, l’associazione mondiale dei corridori, ha pubblicato su X una riflessione in cui affronta temi cruciali del futuro del ciclismo professionistico. Un vero e proprio “dietro le quinte” della vita dei corridori, lontano dall’immagine patinata delle gare, in cui svela come sta operando nell'interesse degli atleti che rappresenta.
Nel suo post Hansen racconta innanzitutto la sua esperienza ai recenti Campionati del Mondo in Rwanda, descrivendoli come uno degli eventi meglio organizzati degli ultimi anni: circuito perfetto, pubblico caloroso, paesaggi straordinari. Tuttavia, non manca una nota critica al tracciato: secondo lui il percorso era troppo duro e il limite di tempo massimo troppo stretto, con il risultato che molti corridori non sono riusciti a concludere la gara.
L'ex pro' australiano succeduto a Gianni Bugno ai vertici dell'Assocorridori spiega perché nel suo messaggio ha voluto soffermarsi su aspetti non agonistici: il CPA vuole mostrare il ciclismo come uno sport professionale e moderno, capace di attrarre investimenti e sponsor. Il Mondiale in Rwanda, sostiene, ha rappresentato esattamente la direzione che questo sport dovrebbe seguire.
La parte centrale del suo messaggio riguarda però la situazione preoccupante che molti corridori stanno vivendo. Alcune squadre stanno chiudendo e la fusione tra due team WorldTour ha creato caos: ci sono 44 corridori e solo 30 contratti disponibili per la prossima stagione.
Hansen racconta di aver chiesto all’UCI e alle squadre una lista ufficiale dei corridori confermati e di quelli che resteranno senza contratto. Ciò che lo ha colpito di più è che molti ciclisti non avevano idea della loro situazione, alcuni addirittura pensavano – erroneamente – di essere stati confermati. Una mancanza di comunicazione che, secondo Hansen, non è accettabile.
Il presidente Hansen sottolinea come il CPA non dovrebbe essere il soggetto che informa i ciclisti a ottobre che non avranno un contratto. Serve una procedura chiara, concordata con l’UCI, che obblighi le squadre a informare per tempo gli atleti, soprattutto in caso di fusioni. Secondo Hansen, una fusione tra team dovrebbe essere approvata solo quando ogni corridore ha un posto garantito o un’offerta alternativa.
Hansen ha raccontato che il CPA sta continuando a lavorare sul progetto SafeR, dedicato alla sicurezza, con particolare attenzione agli sprint. È in preparazione uno “Sprint Handbook”, una guida chiara e semplice su ciò che è consentito e ciò che non lo è nelle volate. I dati, intanto, mostrano un miglioramento: gli incidenti attribuiti a errori dei corridori sono diminuiti del 25% rispetto all’anno scorso.
Nel finale del suo messaggio, Hansen chiude ironicamente scrivendo che questa prima “colonna” è finita per diventare molto più lunga del previsto (per questo ve l'abbiamo sintetizzata e suddivisa in punti, la versione integrale e in inglese la trovate su X, ndr), ma il suo obiettivo è chiaro: dare voce ai corridori, proteggerli nelle situazioni più delicate e contribuire a un ciclismo più trasparente, sicuro e sostenibile.
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