
Prima la visita al quartier generale dell’Uci, in quel di Aigle, quindi il trasferimento in Bretagna, al seguito della settima tappa del Tour de France. Sono giornate dense di significato quelle che sta vivendo nel suo “road show” Samson Ndayishimiye , Presidente della Federatione Ciclistica del Rwanda. Capita – felice coincidenza- che da un altro capo del mondo, in Cina, Henok Mulubrhan sventoli il vessilllo eritreo al Tour of Magnificent Qinghai (2.Pro), proprio mentre un bel nugolo di giovani ciclisti africani, appartenenti al World Cycling Center Africa Project, posa in foto con Biniam Girmay. Cercate l’idolo sportivo di un Continente intero che pedala? Citofonare “Bini”, grande campione dell’Eritrea che proprio dal centro di Aigle ha iniziato la propria ascesa anche nelle corse europee e mondiali. A Saint-Malo il numero uno della Ferwacy realizza innanzitutto quanto si sia sempre di più assottigliato il lasso di tempo che separa dalla rassegna iridata di Kigali 2025. Sembra ieri, ed invece era il 2021, quando avvenne l’assegnazione, storica, in quanto si tratterà del primo mondiale in Africa: “una magnifica occasione di cui sarò sempre grato a chi ci ha scelto, entusiasmato da quest’esperienza al Tour” – ha premesso l’ex nuotatore che fu portabandiera del Rwanda ai Giochi di Sidney del 2000.
«Il ciclismo? Sport popolare nel nostro Paese, per tante ragioni, non ultimo per l’aspetto infrastrutturale unito a terreni in grado di appagare atleti con diverse caratteristiche. Dai grandi dislivelli come quello proposto dal mondiale fino a strade pianeggianti, tutto calato nel contesto di un incremento turistico, legato anche alle due ruote”. (Ciclo) turisti che dopo una notte a Kigali si avventurano tra montagne e villaggi della Svizzera africana, conoscendone in sella le spettacolari mille colline. Ndayishimiye non si limita ad allargare gli orizzonti all’attrattività, assodata, per chi un numero sulla schiena non ha. Questo vuol essere, anzi già è a tutti gli effetti, un avamposto di sviluppo dell’attività ciclistica.
COSI' NASCONO I TALENTI
“La prima edizione del Giro del Rwanda junior è stata allestita nel 2024 con la volontà di valorizare talenti e prepararli alle future carriere ciclistiche. Una manifestazione organizzata dalla nostra feederazione, calata all’interno di un ambizioso progetto Africa2025, volto a far sì che Kigali 2025 arrivi a generare un’eredità duratura. Siamo sicuri che ciò avverrà”. Molto, da questo punto di vista, potrà farlo il Centro Regionale di sviluppo, struttura satellite sorta a febbraio: «svolge un ruolo fondamentale per formare atleti da varie parti del Continente, così come addetti alle varie professioni, dai meccanici ai coach. E vi do un’anteprima: avremo un camp a fine agosto presso il centro, ospitando ben 100 ragazzi e ragazze da differenti paesi”. In Rwanda continua inoltre il programma di sviluppo nel ciclismo in ambito scolastico, attività che va di pari passo con la promozione delle corse giovanili”. Il presidente federale, non solo per ruolo statutario attribuitogli, crede nella nascita di un ecosistema del pedale. Le premesse, di fronte all’entusiasmo registrato a bordo strada durante il Tour du Rwanda professionistico, ci sono tutte, a ben guardare con l’affermazione di un paradigma valido per tutta l’Africa e racchiuso in una ricetta il cui ingrediente principale è l’entusiasmo di chi va in bici: “i bambini usano sempre di più la bicicletta e cresce il numero di persone che sperimentano il beneficio di una vita salutare. Per molti si tratta di un mezzo di mezzo di trasporto, ma cresce anche il numero di persone che fanno ciclismo per divertimento”. Il presidente federale, rivolto alle altre nazioni, non solo auspica per il mondiale la maggior partecipazione possibile(“portate la vostra bandiera, venite con i vostri atleti e siate parte della storia”). Dal 21 al 28 settembre come andranno i rwandesi? “Correre in casa dà energie speciali e nulla è possibile nello sport. Specialmente le corse junior sono aperte al pronostico. Qualunque cosa succeda, i nostri ragazzi saranno parte di un momento storico per il ciclismo”.
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