
Il grande giorno è arrivato e l'emozione sale. Aleix Espargaró sente le farfalle nello stomaco come quando ha iniziato la sua carriera nei motori da bambino, anzi di più. Oggi farà il suo debutto nel ciclismo professionistico con il team Lidl-Trek Future Racing al Giro d'Austria. È (ovviamente) tutta un'altra storia rispetto alla sua carriera in sella a una moto ma l'eccitazione da prima volta è forte.
E le aspettative pure, visto che lo scorso aprile aveva esordito nel gravel alla UCI Gravel World Series 114 Race, concludendo 7° assoluto e strappando il pass per i Campionati del Mondo Gravel UCI 2025. Espargaró ha scoperto la passione per le due ruote non a motore anni fa a seguito di un infortunio alla schiena e l'ha sempre coltivata, uscendo spesso con corridori professionisti spagnoli. Ora è tempo per il suo debutto su strada nella massima categoria.
Dal 9 al 13 luglio il 35enne spagnolo, ex MotoGP ma ancora oggi tester e collaudatore della Honda (una settimana fa ha sfruttato la wildcard per tornare in pista ad Assen, ndr) sarà in gara tra i professionisti del ciclismo con il team vivaio della formazione World Tour guidata da Luca Guercilena. Ci ha raccontato le sue sensazioni in videocollegamento dall'Austria in maglia Lidl Trek e con cappellino HRC in testa.
Aleix come ti senti?
«Mi sento felice e fortunato. Questo periodo della mia vita è incredibile. Non pensavo di tornare a correre in MotoGP ma ho ricevuto questa possibilità e l'ho colta al volo. Tra poche ore sarò al via di una gara professionistica, senza averne mai disputata una nemmeno da amatore. È qualcosa di illogico, ma per un vero appassionato come me è un sogno che si avvera. Sto facendo qualcosa di storico e unico, ne sono orgoglioso. Ero nervoso, ma dopo la ricognizione della prima tappa sono più tranquillo e non vedo l'ora di mettere il numero sulla schiena».
Più emozionato ora o quando debuttastati in MotoGP?
«Adesso. Ai vertici del motorsport ci sono arrivato con un percorso classico, categoria dopo categoria, questa volta invece mi ritroverò in gruppo con metà dei miei idoli, da cui ho tutto da imparare. Correre in un team così importante è un privilegio. Sono un buon e umile lavoratore. Gli allenatori sono fiduciosi dei miei numeri, il mio obiettivo è aiutare la squadra e godermi quest'esperienza surreale. Ho ricevuto messaggi da amici campioni del ciclismo come Carlos Verona, Juanpe Lopez, Marc Soler, Ivan Cortina, Enric Mas... Mi hanno scritto “Stai facendo qualcosa di grande. Io mai potrei immaginarmi in MotoGP”, facendomi riflettere sulla portata di questo debutto».
Quali differenze hai riscontrato tra motociclismo e ciclismo?
«Sono sport completamente diversi. La squadra è fondamentale in entrambi, ma nel ciclismo di più. Pedalare è più duro fisicamente, guidare in MotoGP è molto esigente, ti obbliga ad allenarti molto in palestra, ma in termini di sofferenza il ciclismo è uno degli sport più faticosi in assoluto. La bici è anche molto mentale, ti porta a dare il massimo, a scoprire tuoi limiti, a cercare di superarli. Per questo la amo».
Da capitano a gregario: come vivi questo cambio di ruolo?
«La mia avventura nel ciclismo è una bella sfida, tutt'altra storia rispetto ai miei 20 anni nel Motomondiale. Aiuterò volentieri i miei compagni, lavorerò fino a che esploderò, sono uno del team. Non ho timori reverenziali né paure. Sono abituato alla tensione, all'alta velocità, ai contatti. Sia in bici che in moto devi essere super concentrato, avere rispetto degli avversari ma non temere nessuno. Voglio imparare da chi è più esperto di me in questo campo e farmi trovare nella posizione migliore».
Come ti sei allenato per arrivare pronto all'appuntamento?
«Mi allenavo già tanto in bici quando ero un pilota professionista. Negli ultimi 8 anni possiamo dire che il ciclismo era già la mia vita, mi definivo “un ciclista che gareggia in MotoGP”. I tanti viaggi che imponeva il mio lavoro non mi permettevano però di pedalare più di 10-12.000 km all'anno. Ne ho macinati di più in questi ultimi 6 mesi (il suo Strava parla di 14.325 km a oggi, ndr). Per questa opportunità devo dire grazie a Carlos Verona, amico di lunga data, che quando l'anno scorso gli ho confidato che mi sarei ritirato perché sentivo di non avere più le energie per svolgere il lavoro che portavo avanti da 20 anni, mi ha detto “il ciclismo è sempre stata la tua passione, dovresti provare”. Grazie a lui, a Luca Guercilena e a tutto il gruppo per avermi accolto. Non vedo l'ora di iniziare».