
«Team Visma | Lease a Bike Development è lieta di annunciare l'arrivo del diciassettenne italiano Fabio Segatta. Il promettente giovane talento, attualmente in forza alla squadra juniores italiana U.S. Montecorona, ha firmato un contratto biennale e si sta preparando al suo debutto nella categoria U23». Poche righe, qualche foto a corredo, sul profilo del team olandese.
Il mondo ci guarda, con silente attenzione. Senza sbraitare, senza soprattutto guardare gli ordini di arrivo, perché quelli contano fino ad un certo punto, anche se poi alla fine il loro fine ce l’hanno. «Questo ragazzo si è messo in mostra per la prima volta sulle strade del Belgio, ad Harelbeke, grazie al Ct Dino Salvoldi, che ha deciso di portarlo per la prima volta in vita sua a correre su quelle strade – ci racconta Paolo Alberati, ex corridore professionista e oggi apprezzatissimo agente e talent-scout con Maurizio Fondriest -. È stato sufficiente che Fabio passasse per una volta secondo e l’altra per primo sul Vecchio Kwaremont e gli emissari della Visma ci hanno contattato per sapere qualcosa di lui. Ci hanno chiesto dei dati e il tutto è poi sfociato in questo accordo di due anni con la squadra di sviluppo della Visma Lease e Bike».
Per la cronaca, Fabio Segatta quella corsa la concluse fuori dai dieci, ma poco importa. Quello che conta è l’approccio mentale, la voglia di emergere e farsi vedere, di mettersi in mostra. «Io posso dire che i corridori colombiani, oggi, hanno meno fame dei nostri ragazzini. C’è una nuova generazione di corridori nostrani che hanno una voglia diversa e sono molto più ottimista per il prossimo futuro – ci spiega sempre Alberati -. Di Lorenzo Mark Finn sappiamo, ha un talento indiscutibilmente elevato. Ottimo elemento è Riccardo Colombo, terzo ad una Eroica e componente del quartetto su pista. Così come Mattia Proietti Gagliardoni, del Team Franco Ballerini, che l’Eroica ha vinto e andrà alla Wanty. Giovani emergenti come Giacomo Serangeli, che è ancora un bimbetto di 57 chili di talento purissimo per la salita. Dietro a tutto questo, ci sono società che hanno deciso di ascoltare un tecnico sopraffino, uno dei più bravi se non il più bravo in assoluto, Dino Salvoldi, che è capace di coniugare la storicità del nostro ciclismo con l’evoluzione della ricerca e delle metodologie di allenamento. Se abbiamo pazienza, il futuro per noi italiani c’è ancora. Guai gettare via il bambino con l’acqua sporca, è sufficiente cambiare l’acqua, nulla di più».
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