
Il Mondiale in Ruanda è sempre più sotto i riflettori: a poco più di tre mesi dall’inizio della storica manifestazione iridata il 21 settembre (la prima in Africa) arrivano le conferme sulla partecipazione ridotta di tante Nazionali importanti. Danimarca e Francia erano state le prime ad annunciare che non si sarebbero presentate ai Mondiali con formazioni complete e avrebbero lasciato a casa i team giovanili juniores, e ragionano anche sulla partecipazione ridotta degli Under 23; Belgio e Olanda ci stanno pensando, la questione delle vaccinazioni obbligatorie richieste per andare in una nazione al centro dell’Africa preoccupa molti e ora arriva la scelta dell’Italia, che farà sicuramente discutere.
Perché è la prima volta che viene presa una decisione così forte da una delle nazioni che hanno fondato il ciclismo. Per contenere i costi, su decisione del Consiglio Federale, la Nazionale dei professionisti del c.t. Marco Villa si presenterà domenica 28 settembre, sul percorso da 5475 metri di dislivello della capitale Kigali, soltanto con 5 azzurri invece degli 8 che spetterebbero all’Italia; così come sono stati ridotti i contingenti delle donne élite (4 atlete invece che 7) e degli Under 23 (4 corridori, invece che 6), e delle due formazioni juniores uomini e donne (3 corridori ciascuno).
«I costi sono altissimi e dobbiamo adeguarci, non possiamo fare altro – spiega il general manager dell’Italia, Roberto Amadio -. La spedizione in Ruanda viene a costare più di quella del Mondiale australiano del 2022. Stiamo valutando anche due opzioni per i voli aerei, e quello che incide di più è l’extra bagaglio, il peso delle bici, degli utensili dei meccanici, dei lettini dei massaggiatori: l’Uci aveva promesso alle squadre nazionali degli sconti su questo aspetto durante la riunione di marzo, ma non abbiamo visto niente al riguardo. Abbiamo scelto già l’hotel, un quattro stelle a Kigali a un chilometro dall’arrivo, che ci assicura qualità e sicurezza. Ma poi abbiamo dovuto fare dei tagli, anche i meccanici e i massaggiatori lavoreranno per tutte le squadre per ottimizzare costi. La nostra linea è però all’opposto di quella di altre nazioni, che hanno cancellato per esempio tutte le squadre Under 23 e juniores: noi vogliamo presentare la maglia azzurra al via di tutte le prove, anche della staffetta mista nella quale crediamo di avere grandi chance. E se nell’ultimo mese ci sarà qualche bella sorpresa tra i corridori, valuteremo se allargare il numero di una unità».
Attualmente i numeri sono questi: 5 professionisti, con la scelta di corridori che vanno forte in salita come Ciccone, Tiberi, Pellizzari, Caruso, Fortunato miglior scalatore del Giro d’Italia e Cattaneo, ma la lista include anche chi non ha corso il Giro e andrà al Tour o farà altri programmi, come Bettiol, Bagioli, Scaroni, Sobrero, Fiorelli, Frigo e Ulissi, unica maglia rosa italiana al Giro. Da tener presente che tra i cinque titolari ci dovranno essere anche i due cronoman, ed ecco quindi che Cattaneo, Tiberi, Caruso o Bettiol possono rientrare nelle due categorie.
In campo femminile, le 4 azzurre faranno blocco compatto per Elisa Longo Borghini che, dopo tre bronzi iridati, sul durissimo percorso di Kigali può centrare quel titolo mondiale che illuminerebbe un palmares già sontuoso. Negli Under 23, poi, grande fiducia nel diciottenne Lorenzo Mark Finn, campione del mondo juniores nel 2024. In ogni caso il ct Marco Villa seguirà con attenzione tutte le gare del calendario italiano, andrà un paio di giorni al Tour de France (e in quella circostanze si dedicherà pure alla ricognizione sul tracciato del campionato europeo nella regione Drome-Ardeche, in calendario dall’1 al 5 ottobre, una settimana dopo la rassegna iridata in Ruanda, con un percorso più semplice e quindi con una nazionale completamente diversa) e poi anche alla Vuelta.