
Abbiamo capito una cosa: in caso di pioggia, anche due gocce, al Sud non si correrà più. Solo col sole. La mega caduta (con ritiro dello scudiero Hindley) a 70 chilometri dal traguardo porta alle più drastiche decisioni: si va tutti in gita fino al traguardo e si salva solo la volata, niente classifica generale, per non buttare a mare l'ambaradan organizzativo (e i soldi) di mesi. Lo spettacolo del ciclismo, l'agonismo, la gara? Tutto sospeso fino a data da destinarsi, però ovviamente con la certezza del sole, dell'asciutto, della tranquillità. Come al golf.
Certo uno si sente un po' bastardo facendo questo sarcasmo, però bisogna dirlo: da sempre la pioggia complica maledettamente le strade del Sud, famosissime in tutto il pianeta per l'asfalto liscissimo e per i lastroni di pietra ancora più viscidi. E' talmente noto che sarebbero consigliabili le minime precauzioni tecniche, la prima pneumatici a pancia molle che garantiscono più aderenza. Sono i rimedi della nonna, ma a quanto pare nel ciclismo moderno del dietologo e dei watt non sono più contemplati questi vecchiumi.
E allora, vai con la rumba: un po' di pioggia niente di che, asfalto come da copione, al solito complicato dalla salsedine, Hindley frena d'istinto, cadono a catena moltitudini di colleghi. A seguire, la sceneggiatura del caso: discussioni, consultazioni, assemblee, blocco stradale. Fino alla decisione democristiana: salviamo una parvenza di tappa, praticamente mettiamo su una fiction, chi vuole va a giocarsi la volata, resta però inteso che la classifica non si tocca e chi non vuole rischiare arriva sul traguardo con comodo.
Giusto, sbagliato? Giusta o sbagliata, è una giornata da dimenticare. A me spiace per Napoli, che ci mette sempre il cuore (e i soldi) come nessun'altra metropoli italiana per ritagliarsi un posto nel Giro. Certo resta sacro il discorso sulla sicurezza, chi lo nega, però non bisogna nascondersi la realtà: di questo passo, non sarà più possibile gareggiare al Sud in caso di pioggia. Il Sud è questo, le strade del Sud sono queste. E allora: come nel MotoGp, che quando piove stravolge lo show e puntualmente presenta anche risultati eccentrici, così il ciclismo potrebbe accettare la stramba situazione e adeguarsi. Bisogna avere il coraggio di dire che il ciclismo non è solo quello dei 70 all'ora, dell'aerodinamica, delle corone da 68 denti, delle minipedivelle da 150, ma anche quello che rallenta, che frena bene, che rischia il giusto e che al limite perde per paura. Non è più contemplato? E le cadute: anche quelle non sono più previste?
Chiedo per un amico. In attesa della risposta (magari dell'Associazione corridori, che nel caso specifico brilla per brillante latitanza), vorrei doverosamente segnalare il vero vincitore di Napoli: Stefano Garzelli. Autentica rivelazione del Giro, quest'anno finalmente messo al posto giusto di seconda voce tecnica accanto a Pancani, nella giornata del caos spiega e prende posizione con brillantezza e chiarezza, da uno a dieci livello dieci. Garzelli è la grande sorpresa Rai dell'edizione 2025. Complimenti a chi l'ha pensata. Voto bassissimo si becca chi ha pensato agli Inguardabili del Processo.