Gli impegni agonistici su strada sono terminati, da qualche settimana pedali e ruote hanno smesso di girare e gli atleti si stanno godendo il meritato riposo. Riposano poco, continuano a lavorare e a girare tanto al volante delle automobili i manager e tecnici delle squadre che sono alle prese con la pianificazione del 2024. Tuttobiciweb ha intercettato Daniele Calosso, tecnico della formazione Continental Sias Rime Drali, e ne ha raccolto pensieri, valutazioni, proposte ed anche sfoghi.
Daniele, sempre al lavoro?
«In questo momento sono in auto, che per noi Direttori Sportivi è il posto di lavoro, ma mi sto godendo un po’ di relax, fra qualche ora tornerò alla scrivania per svolgere qualche incombenza burocratica e programmare i prossimi impegni in vista della nuova stagione».
Prima di parlare del 2024, soffermiamoci su quest’anno.
«Il nostro 2023 è stato soddisfacente, non posso certo dire il contrario. Abbiamo ottenuto cinque vittorie, podi, piazzamenti e siamo stati protagonisti di azioni veramente belle ma, onestamente, rispetto alle aspettative ci è mancato qualcosa».
Cosa?
«Il rendimento e la costanza di alcuni atleti su cui puntavo e da cui io, i miei collaboratori e la dirigenza ci aspettavamo di più».
Immagino abbiate analizzato la questione.
«Certamente, a più riprese. Il dialogo in squadra e con gli atleti è fondamentale e uno dei cardini su cui, da sempre, ho costruito il mio rapporto con i ragazzi che alleno. Sono convinto che si debba investire del tempo per ascoltare i ragazzi, stare al loro fianco, farli ambientare e supportarli nella crescita ma poi in un percorso di crescita è necessario anche pretendere professionalità, rendimento, il rispetto per l’impegno delle aziende partner e per il lavoro di tutti. Se questi vengono meno rimane solo grande rammarico».
Parole forti…
«Mi piace essere chiaro. Amo troppo questo sport e il mio lavoro per fare finta di nulla, so che la mia squadra quest’anno ha reso meno di quello che avrebbe potuto. Però so anche che non tutto è da buttare e sono pronto a ripartire al fianco dei “miei” ragazzi per una nuova stagione: la sedicesima da Direttore Sportivo, la dodicesima in questa squadra e la sesta nella categoria Continental».
Guiderai una squadra totalmente rinnovata.
«Sì, tredici ragazzi di cui tre al primo anno, e gli esperti Simone Lucca e Andrea Debiasi a far da chiocce. Nei giorni scorsi ci siamo ritrovati per un mini ritiro e per gettare le basi per il 2024».
Avete già un programma di massima?
«Per adesso abbiamo pianificato il calendario internazionale Under23 con le maggiori corse a tappe; ci piacerebbe aumentare il numero di gare assieme ai Pro. Alle gare su strada poi abbineremo anche l’attività su pista con circa 20 giorni di competizioni».
Il programma ci porta ad uno dei temi forti quando si parla di Continental: attività all’estero e con i Professionisti.
«Il discorso è complesso, sembra sempre che una Continental debba fare necessariamente corse all’estero. Ti dico cosa penso io: in Italia abbiamo corse blasonate e percorsi molto belli. Se i regolamenti consentono ad una formazione Continental italiana di partecipare a queste gare di alto livello, dove anche team stranieri vengono a correre, perché dovrei usare del budget per affrontare trasferte all’estero quando gli sponsor possono vedere i loro marchi - e a volte lo chiedono espressamente - sulle strade del nostro Paese? L’attività con i Pro è tema sempre molto dibattuto, penso siano un bel banco di prova per i ragazzi delle Continental ma non sono un obbligo, “buttare nella mischia” ragazzi troppo giovani può essere controproducente. Per ciò che mi riguarda cerco sempre di trovare il giusto equilibrio. Sul macro-tema della attività c’è però anche un’altra cosa da dire e di cui pochi parlano, riguarda gli organizzatori».
Dimmi pure.
«Sia in Italia che all’estero per una Continental non è così facile avere degli inviti. Il numero di squadre che possono partecipare alle gare è limitato e gli organizzatori prediligono squadre World Tour, che magari fanno tripla attività, o anche Professional, Devo Team e Continental del loro Paese. Ecco perché, pur avendone la possibilità, una Continental come la nostra non fa così tanta attività fuori dall’Italia».
Focalizziamoci su “casa nostra”, qual è il tuo pensiero sulla partecipazione dei team Continental alle gare regionali?
«C’è sempre molta polemica attorno a questo argomento, le Continental metterebbero in ombra le squadre non Continental. Non sono d’accordo. A primeggiare sono i ragazzi più esperti, quelli da più anni in categoria, siano essi di formazioni Continental o di “squadre di club”. Per avere una reale equiparazione e dare possibilità a tutti di mettersi in luce proporrei di definire un tetto massimo di punti superato il quale il corridore non ha più diritto di partecipare a gare regionali».
Chiudiamo guardando al futuro della Sias Rime Drali. Fra dodici mesi sarai contento se…
«Se assieme ai miei collaboratori sarò riuscito a creare un gruppo affiatato e solido, se avrò fatto crescere gli atleti più giovani e se sarò riuscito a portare alla vittoria chi insegue questa gioia da tempo. Lavorerò sodo assieme agli atleti, allo staff e alla dirigenza per raggiungere questi tre obiettivi».
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