Christian Scaroni ha lasciato ogni goccia di energia in strada quest’anno. Nelle ultime gare di ottobre è andato avanti per inerzia, ma le gambe non c’erano più. Dopo una settimana di riposo a Dubai (da dove ci ha risposto al telefono), però, il bresciano dell’Astana Qazaqstan, che ha rinnovato anche per la stagione 2024, riprenderà pian piano da dove aveva lasciato. Lo abbiamo visto spesso lottare per risultati importanti, ma la vittoria non è arrivata nonostante ben 16 piazzamenti complessivi tra i primi 10.
Christian, finalmente una meritata vacanza. Cosa ti ha lasciato questo 2023?
«È stata una buona stagione, ho portato a casa tanti piazzamenti e sono stato continuo da marzo fino alla fine dell’anno. È mancata la vittoria, che sarebbe stata la ciliegina sulla torta, ma sono arrivato davvero cotto alle ultime corse. Il medico e lo staff mi hanno consigliato un mese di riposo assoluto ed è quello che sto facendo. Essermi beccato due volte il covid, secondo me, mi ha debilitato parecchio».
Ancora questo maledetto covid?
«Purtroppo sì, ti indebolisce più di un’influenza normale e ci impieghi un po’ di tempo a riprenderti. Me lo sono beccato tra marzo e aprile e poi a settembre nella trasferta negli Stati Uniti, nel periodo in cui probabilmente stavo andando più forte. Ho avuto un po’ di fretta nel rientrare perché mancava solo un mese alla fine della stagione e volevo davvero provare a vincere, ormai non avevo più nulla da perdere. Sono andato forte alla Coppa Bernocchi ma poi si è spenta la luce e le prestazioni sono crollate. Per questo avevo bisogno di un periodo di stacco».
Tra l’anno col covid e la vicenda Gazprom l’anno scorso, da quando sei professionista raramente hai potuto stare veramente tranquillo.
«Sì, è vero, tra una cosa e l’altra è solo il secondo anno che concludo “regolarmente”. 16 piazzamenti in Top 10 non sono male, ma devo essere più incisivo, più cinico, per portare a casa qualche vittoria in più e qualche piazzamento in meno».
Hai la ricetta per provare a trasformare i piazzamenti in vittorie?
«Con il mio preparatore Maurizio Mazzoleni stiamo studiando un modo per migliorare lo spunto veloce. Dai dati che abbiamo l’impressione è che nelle stagioni passate avessi un picco di potenza più alto in volata. In salita sono decisamente migliorato, e ora l’obiettivo è mantenere questa tenuta quando la strada sale, migliorando però la velocità da sfruttare nelle volate ristrette. Non è mai facile trovare l’equilibrio giusto, ma penso di poterci riuscire. E poi devo essere più freddo, capire quando è il momento di piazzare il colpo e puntare deciso al bersaglio grosso».
Quale è stata la gara in cui sei andato più forte?
«Sicuramente all’Arctic Race of Norway. Arrivavo da un periodo di altura sul Passo Pordoi, al quale aveva fatto seguito un ottimo Giro di Polonia. In Norvegia, col livello leggermente più basso e un clima ideale per me, sono andato davvero bene. Peccato aver perso la corsa per una questione di abbuoni».
È stato il rimpianto più grande della stagione?
«Quello senz’altro, perché perdere per un secondo è una beffa e non capita tutti i giorni la possibilità di lottare per una classifica generale. Però mi è dispiaciuto tanto aver saltato le classiche canadesi di Quebec e Montreal a causa del covid, perché lì avrei capito davvero a che punto ero della mia crescita. Arrivavo dalla Norvegia, stavo benissimo, ma nella gara in Maryland, tre giorni prima del doppio impegno canadese, mi sono accorto di stare male, mi han fatto il tampone, positivo, e mi è toccato tornare in Europa».
L’esperienza sulle Ardenne come è andata?
«Purtroppo non ci sono arrivato benissimo. Ai Paesi Baschi sono caduto e mi sono portato dietro gli acciacchi nelle Ardenne, ho fatto fatica a seguire i migliori ed è stata una settimana piuttosto complicata. Ciò non toglie che sulla carta siano corse adatte alle mie caratteristiche e mi piacerebbe arrivarci al massimo della forma il prossimo anno. Era la prima volta che le facevo, mi sono reso conto di quanto sia fondamentale saper limare. Diciamo che guardarle in televisione è un altro paio di maniche».
Nel 2024 riparti con gli stessi colori.
«Non nascondo che mi avevano chiamato anche altre squadre, ma ho voluto ripagare la fiducia che Vinokourov e la squadra hanno posto in me, soprattutto l’anno scorso dopo i problemi avuti con la chiusura della Gazprom. E poi c’è Beppe Martinelli. Prima di arrivare in Astana lo conoscevo solo per fama, ora invece ho creato un ottimo legame ed è uno dei motivi per i quali ho voluto continuare qui».
Avrai un calendario simile a quello di quest’anno?
«Ancora non so esattamente dove andrò, a dicembre è previsto un ritiro ad Altea e penso che lì ne saprò di più. Sicuramente mi piacerebbe provare a correre sulle Ardenne con una condizione migliore, e poi testarmi nuovamente col Giro d’Italia. Vedremo cosa decideranno i vertici della squadra».
Da milanista convinto quale sei, ti ha esaltato la vittoria col PSG?
«Ci voleva, dopo un periodo così e così. Ma siamo ancora in lotta su tutti i fronti, la situazione non mi pare così disastrosa come qualcuno dice. Avanti con Pioli? Sì, anche perché a metà stagione non trovi nessuno di meglio».
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