BEATRICE MAGNI: MONZA RICORDI PAPÀ ALMENO AL GIRO

STORIA | 22/04/2017 | 07:34

«Mio papà diceva di essere un pratese di Monza. Io e mia sorella Tiziana viviamo a Monza da sempre e abbiamo trascinato qui anche i nostri mariti, milanesi». Beatrice Magni lo dice senza polemica, con gentilezza: un ricordo di Fiorenzo Magni da parte della città se lo sarebbero aspettato in occasione del Giro d’Italia numero 100 a Monza.


«A ottobre saranno 5 anni da che papà ci ha lasciato – racconta a Stefano Arosio sul Cittadino di giovedì 20 aprile - Noi lo ricordiamo ogni giorno, così come i suoi nipoti. Per noi non c’è da rinverdire nulla. Ma abbiamo sempre sentito come una spina la mancanza di un ricordo “ufficiale”. Proprio in virtù di quel che papà ha rappresentato e del suo rapporto con Monza. Vale come esempio l’attenzione che il Comune di Monticello ha riservato a papà, anche dopo la sua scomparsa. Lì ha vissuto per gli ultimi 30 anni, ma è sempre rimasto monzese. Ha ricevuto anche il Giovannino d’oro. Eppure a Monticello gli hanno intitolato il nuovo palazzetto dello sport e istituito una borsa di studio a suo nome. Cose che ovviamente ci hanno fatto molto piacere. Pur con la riservatezza che ci contraddistingue, ci sembra giusto sottolineare che forse, in occasione dell’imminente Giro d’Italia, qualcosa Monza potrebbe fare. L’ultima e decisiva tappa parte dall’autodromo. E non ci saranno forse, proprio in questa edizione, delle tappe tributo a Coppi con partenza a Castellania e a Bartali con quella di Ponte a Ema? Un’occasione di ricordo per Fiorenzo Magni, nella tappa di Monza, ci parrebbe doverosa».


Magni, toscano di nascita, si era trasferito a Monza nel 1944 e qui, tre anni dopo nel Duomo, dopo aveva sposato Liliana. Tre volte campione d’Italia, tre volte vincitore al Giro delle Fiandre (in quattro partecipazioni, impresa che gli valse il soprannome di “Leone delle Fiandre”), tre volte vincitore del Giro d’Italia e un argento ai Mondiali del 1951. Era stato l’unico capace di inserirsi nel dualismo per eccellenza del ciclismo, quello tra Coppi e Bartali. A lui si deve la nascita del museo del Ghisallo.

A Monza è noto anche per l’attività imprenditoriale con le concessionarie d’auto che portavano il suo nome.

Stefano Arosio, da Il Cittadino di Monza

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COMMENTI
il giornale
22 aprile 2017 12:00 canepari
organizzatore è proiettato sempre nel presente (calcio, auto, gossip, belle ragazze....) ha perso un po'la memoria storica. Una volta c'era Rino Negri, poi si è rivelato Gregori, poi Pastonesi... adesso se chiedete a qualcuno della redazione ciclismo chi era Angelo Gremo o Domenico Piemontesi.... vi guarderanno con aria stranita. Molti corridori del Giro andrebbero onorati, direi tutti. La memoria del nostro sport si sta perdendo proprio nel giornale che ha inventato il ciclismo in Italia. Peccato!

Bravo canepari
22 aprile 2017 15:20 gianni
Grazie Canepari, hai ricordato il mio concittadino Domenico Piemontesi, uno dei pochi che seppe tenere testa a Binda e perfino più spettacolare dell'Alfredo da Cittilio.
gianni cometti, Cureggio (noavara)

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