I sogni di patron Fassa si chiamano Sanremo e Roubaix

| 17/01/2005 | 00:00
Si scrive Fassa Bortolo, si legge grande ciclismo. Quasi 200 vittorie in cinque anni di attività ai massimi livelli, più volte numero uno nel ranking mondiale (primo nel 2001 e 2003), lo squadrone dalle livree bianco-blu, che ha il suo quartiere generale a Spresiano, sta per debuttare nel suo sesto anno di attività, il primo dell’era ProTour, la serie A a 19 squadre del ciclismo mondiale. Il team trevigiano, che nel 2003 è stato la squadra più vittoriosa con 51 successi, mentre la passata stagione è giunta alle spalle della Quick Step di Paolo Bettini, ha in Alessandro Petacchi (21 vittorie nel 2004, il corridore più vittorioso degli ultimi anni) il suo elemento di punta, l’uomo immagine, che in breve tempo è divenuto uno dei simboli riconosciuti delle due ruote. Dietro a questa macchina da vittorie c’è un imprenditore che nello sport, e nel ciclismo in particolare, ha scommesso e vinto: Paolo Fassa. Signor Fassa tra pochi giorni la sua squadra si presenterà al pubblico, tra qualche settimana inizierà la stagione, la sesta per la Fassa Bortolo. Come giudica questi cinque anni che hanno visto il “Silver Team” protagonista sulle strade di tutto il mondo? “Ci possiamo certamente ritenere soddisfatti dei risultati raggiunti. Nessuno o quasi ha vinto quanto noi, ma certamente poteva andare meglio. A livello d’immagine, e questo è fondamentale per una azienda come la nostra che ha bisogno di farsi conoscere, abbiamo avuto degli ottimi riscontri. Le centinaia di vittorie di questi anni ci hanno aiutato a fare parlare del nostro marchio. Quello che è mancato è il grande successo”. Il Giro d’Italia è sempre stato il suo obiettivo, le dispiace averlo sempre mancato? “Certamente. Dispiace a tutto il team avere mancato questo risultato. Nel 2003 ci eravamo attrezzati per questo obiettivo, ma poi le cose andarono diversamente. Tutti ricordano la figuraccia di Aitor Gonzales sul Terminillo”. Il momento più bello e quello più brutto di questi cinque anni? “Il fattaccio di Dario Frigo al Giro d’Italia del 2001, quando venne pizzicato con delle fiale proibite, è certamente il momento peggiore. Il doping nella nostra squadra non è tollerato. Fummo inflessibili:lo licenziammo in tronco. Il danno d’immagine fu enorme. Il momento più bello è certamente la vittoria di Petacchi a Lecce al Giro del 2003. Battere Cipollini che indossava la maglia di campione del mondo è stata una cosa esaltante, una gioia immensa. Ricordo ancora che saltavo come un ragazzino nel salotto di casa. Poi Alessandro ci ha regalato altri trionfi, ma la prima vittoria al Giro non la dimenticherò mai”. Petacchi, Pozzato, Basso. Presente e passato della Fassa, ne tracci un profilo. “Petacchi è un ragazzo d’oro, quando lo definiscono il velocista gentiluomo colgono in pieno l’animo di questo ragazzo. È modesto e il successo non gli ha montato la testa. È uno che ascolta e si lascia consigliare. Quando vince non esita a dare il merito alla squadra: un ragazzo eccezionale. Pozzato è un po’ il Cassano del ciclismo. Grande talento ma non ha ancora espresso tutte le sue potenzialità. Con Giancarlo Ferretti c’era una incompatibilità caratteriale che ci ha indotto ad assecondare la volontà del corridore di cambiare squadra. È un cavallo di razza che certamente potrà fare bene. Basso è un grande professionista, uno meticoloso, tenace. Quello che gli manca è l’aggressività che ti fa vincere le grandi corse. Forse mi sbaglierò ma non lo vedo sul gradino più alto dei grandi Giri.” Un altro corridore, a cui certo l’aggressività non manca, è stato vicino ad indossare la maglia bianco-blu della Fassa, ma poi non se ne fece nulla: Damiano Cunego. Ci racconta come andaro le cose? “Con la Zalf di Fior c’era l’accordo che prevedeva la possibilità di portare in Fassa alcuni giovani della sua squadra. Ci proposero Cunego ma poi il ragazzo firmò con la Saeco. Una vera è propria beffa, avrei fatto tombola. Vi pensate avere Cunego e Petacchi. La classifica e le tappe: il massimo”. La stagione ormai alle porte parte con la grande novità del ProTour, la serie A del ciclismo, la Fassa Bortolo ne fa parte ma la sua licenza è per un anno solo, questo sta ha significare la sua volontà di uscire da questo sport? “Nel 2000, quando è iniziata questa avventura, abbiamo fissato degli obiettivi sia sportivi che economici. Ora è il momento dei bilanci. Siamo alla ricerca di un grosso sponsor che ci affianchi in questa avventura per poter proseguire. I costi che ci sono per gestire una squadra di alto livello sono notevoli e con il ProTour sono lievitati notevolmente. Se la Fassa troverà un partner che contribuirà a sostenere questo sforzo vedremo ancora le maglie del “Silver Team” sulle strade delle grandi corse”. Che augurio si fa per questo 2005? “Mi basterebbe fare come le due passate stagioni, poi se viene la vittoria di prestigio, magari la Sanremo con Petacchi o la Roubaix con Cancellara sarebbe il massimo”. Alessandro Tomaselli
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