
Il nuovo regolamento dell’UCI impone - senza distinzione di sesso - manubri larghi 40 cm, ma questa decisione ha sollevato molte critiche da parte delle squadre femminili. A quanto pare, le donne non sono state prese in considerazione dall’Unione Ciclistica Internazionale, perché un manubrio di 40 cm comporta molti problemi di guida su una bici destinata a persone che non sono alte e di corporatura possente come gli uomini.
Dal 2026, il manubrio dei ciclisti professionisti dovrà essere largo esattamente 40 cm: lo ha deciso la scorsa settimana la federazione internazionale ma le squadre femminili sono insorte perché questa imposizione obbligherebbe ad assumere una posizione "stile" motocicletta.
La decisione da parte dell’UCI è stata presa perché sempre più spesso si vedono scelte troppo estreme per ottenere maggiore aerodinamica così si hanno caschi particolari, cerchi speciali, tute realizzate con materiali altamente tecnologici e anche manubri più stretti. La ricerca di soluzioni per migliorare l'aerodinamica è costante e talvolta le scelte fatte, portano ad abbassare i livelli di sicurezza. Queste tendenze per l’UCI devono essere controllate e limitate e per questo ha imposto una serie di nuove regole la scorsa settimana. Una di queste riguarda proprio il manubrio, che dovrà essere largo esattamente 400 mm.
Da quasi tutte le squadre femminili è partito un tam-tam contro questa decisione, perché se questa scelta è sicuramente importante nel ciclismo maschile, per quello rosa invece andrebbe a creare dei problemi in fatto di stabilità.
«Capisco che l'UCI voglia porre fine alla tendenza di usare manubri più stretti e veloci, non è sicuro – ha detto Fien Delbaere, direttore sportivo di AG Insurance-Soudal - Ma nelle squadre World Tour di ciclismo femminile, la larghezza standard di un manubrio è compresa tra 36 e 38 cm. Non ho il numero esatto, ma credo che al massimo una o due donne pedalino con un manubrio di 40 centimetri».
Un problema del genere andrebbe anche a creare problemi nelle squadre maschili, nel momento in cui un corridore fosse estremamente esile e con un’altezza simile a quella femminile.
«A quanto pare, questa decisione non ha tenuto conto dell'anatomia femminile – ha invece sottolineato Lieselot Decroix, responsabile delle prestazioni di FDJ-Suez - Anche molte atlete della nostra squadra ne risentirebbero. Non sarebbe un problema solo per atlete come Fisher Black per le quali un manubrio così largo ridurrebbe le prestazioni o sarebbe addirittura pericoloso».
Decroix fa riferimento alla neozelandese Niamh Fisher-Black (nella foto), diventata il volto della protesta contro la nuova regola negli ultimi giorni. La ciclista della Lidl-Trek ha posato su Instagram con un metro a nastro sulle spalle, che indicava poco più di 30 centimetri. Anche Karl Lima, team manager della Coop-Repsol, si è fatto sentire sui social media: «Tutte le nostre 13 cicliste corrono con un manubrio più stretto di 40 cm».
Sicuramente è impensabile una scelta del genere, che ha un senso nel ciclismo maschile, ma non tiene assolutamente conto delle necessità femminili.
«Un manubrio stretto per chi ha spalle larghe aumenta l'aerodinamica, ma riduce l'agilità e la capacità di guida. Ma se devi correre con un manubrio più largo delle spalle, è come guidare una moto».
Decroix con queste parole ha fatto un’analisi corretta, perché per le donne la posizione sarebbe non solo scomoda, ma le porterebbe ad avere problematiche importanti nella tenuta del mezzo, che andrebbero a ricadere sulla sicurezza.
L’Unione Ciclistica Internazionale, al momento non ha replicato e tutte le squadre femminili sperano in un adeguamento delle nuove regole, chiedendo di tener conto delle differenze strutturali tra uomini e donne.