
In questo Giro Next Gen gli occhi dell’Italia sono tutti puntati su Lorenzo Mark Finn, il campione del mondo junior che sta attirando su di se le speranze del movimento italiano. È una spinta grande, ma anche un fardello che necessariamente si deve portare sulle spalle durante tutte le giornate di gara, dopo tutto i numeri che ha già fatto vedere non mentono e manca solo la ciliegina sulla torta. Dopo la cronometro inaugurale ha pagato 8” e 9” rispettivamente a Nordhagen e Philipsen mentre ne ha mangiati 4” a Widar, il suo avversario numero uno.
Sul traguardo di Cantù è stato uno dei più attenti in gruppo, sempre nelle prime posizioni è riuscito a muovere alla perfezione la sua squadra e a tenere sotto controllo la situazione. «E’ stata una tappa molto nervosa, tutti volevano stare davanti a tutti i costi. Non sapevamo se saremmo arrivati in volata o ci sarebbe stata la fuga e così la situazione era parecchio confusa. Con la mia squadra siamo stati uniti il più possibile, ha vinto il fuggitivo e per noi andava benissimo non essendo un uomo di classifica, ma non abbiamo mai potuto abbassare la guardia. Il circuito aveva tante curve e contro curve, salite e discesa, poteva esserci una frattura da un momento all’altro e così ho scelto di correre davanti e anche un po’ di testare la gamba ed essere pronto ad ogni evenienza» spiega Lorenzo Finn a tuttobiciweb. L’attacco di Jonathan Vervenne non l’ha mai preoccupato, non si trattava infatti di un uomo di classifica ed ha così lasciato il compito ad altre squadre di gestire l’inseguimento.
Oggi però la musica cambia e sul Passo Maniva non ci sarà più la possibilità di nascondersi, sicuramente ci sarà un bel primo colpo a tutta la classifica generale. La scalata finale è di 13,3 km con una media del 6,8% e punte del 13%, una bella sfida per tutti i campioni di domani che dovranno farsi trovare pronti. «Sinceramente non ho fatto la ricognizione della salita, ma l’ho studiata – prosegue Lorenzo Finn – l’arrivo è piuttosto impegnativo e credo che i miei avversari vorranno fare qualcosa. Sicuramente ci sarà una prima selezione e chi ha la gamba buona non può nascondersi, la squadra sta lavorando bene e mi sento fiducioso. In gruppo il livello è alto e ci sono diversi ragazzi molto forti, i più pericolosi sono sicuramente Jarno Widar e Jorgen Nordhagen»
Ciò che sorprende maggiormente di questo ragazzo di diciott’anni è la sua tranquillità, la consapevolezza di avere gli occhi del mondo addosso e di essere preso d’assalto da noi giornalisti. «Io sto bene, la gamba gira bene e sinceramente no, non sento la pressione, penso solo a dare il massimo. Siamo solo all’inizio, la strada è ancora lunga» ci dice con totale naturalezza. Intanto tutto intorno il pubblico urla a gran voce il suo nome, è giovanissimo ma è già preso d’assalto per tante foto e strette di mano. Oggi sarà il primo grande banco di prova e sa benissimo che dovrà farsi trovare preparato, una nazione intera lo aspetta, ma non solo.
Photo by Carlo Monguzzi
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