L'ORA DEL PASTO. QUELLI DELLA GIR...AVOLTA: BATTISTA BABINI - 4

INTERVISTA | 19/05/2025 | 08:25
di Marco Pastonesi

Solo Roglic batte Babini. Primoz ha cominciato a correre a 22 anni, Battista a 20. Quanto ai risultati, si sa, alla fine sono soltanto statistiche.


Babini, perché si avvicinò al ciclismo così tardi?


“Perché a me piaceva da matti, ai miei per niente. I miei genitori me lo avevano vietato: un rischio inutile, una perdita certa. Famiglia contadina, per campare bisognava lavorare nei campi, il resto era solo sudore sprecato. Così, quando compii 20 anni e mi considerai maggiorenne, anche se l’età in cui allora si diventava finalmente maggiorenni era 21, racimolai i risparmi e con 21mila lire acquistai una bicicletta Alpi”.

Poi?

“Cercai una squadra, andai a Faenza, mi chiesero quanti anni avessi, risposi 20 o 21, mi chiesero che cosa facessi, risposi il contadino, mi dissero di continuare a farlo. Ero demoralizzato, sospettavo che fosse stata stretta un’alleanza tra la squadra e i miei genitori. Però avevo un amico, che a sua volta era amico di un prete a Castel Bolognese, e grazie al prete entrai nell’associazione ciclistica Oriani”.

La prima corsa?

“Alla fine del 1959, il Trofeo Pizzoli a Bologna. Fino a quel momento mi ero sempre allenato da solo, né di ciclismo né tantomeno di allenamenti sapevo qualcosa. Mi ritrovai nel gruppo di testa, c’erano anche due fuoriclasse della categoria come Venturelli e Trapè – Meo aveva vinto il Pizzoli nel 1957 e 1958, Livio lo avrebbe vinto nel 1959 -, un corridore mi chiese di dove fossi, gli risposi di Bagnara di Romagna, mi chiese che cosa facessi, non sapevo che cosa rispondergli, che stessi cercando di correre era chiaro, come stessi cercando di correre non lo era affatto, ma proprio in quel momento fui penalizzato o forse salvato da una foratura e dal salto della catena, così mi fermai. Quel corridore era Cesare Fontanelli, e sarebbe diventato mio compagno di squadra l’anno dopo nell’Aviomobil”.

La prima vittoria?

“Nell’ultima corsa del 1960, a Firenze. Li staccai tutti, arrivai da solo, solo quello poteva essere il mio modo di vincere. Finalmente nel 1961 mi insegnarono ad allenarmi e a correre e vinsi 13 corse. Fontanelli fu convocato a Milano per passare professionista nella Molteni, lo accompagnai, c’era una corsa, alla corsa assisteva Giorgio Albani direttore sportivo della Molteni, alla fine della corsa Albani ingaggiò me e non Fontanelli. Ottavo all’Agostoni, secondo nel Baracchi con Fornoni. Promettevo bene”.

Invece gregario?

“Due anni alla Molteni, quattro alla Salvarani, quattro Giri d’Italia e un Tour de France. I gregari spingevano e tiravano, prendevano e portavano da bere, assaltavano fontane e fontanelle, svaligiavano i bar, il più bravo era Germano Barale, ma io non ero da meno, urlavamo ‘paga Torriani’, ma i baristi erano comprensivi, solo una volta un barista prese il numero del mio dorsale, rintracciò l’albergo della mia squadra, però a pagare il conto non fui io ma la Salvarani. Rare le giornate di libertà: un secondo posto al Giro del 1963 dietro a Vendramino Bariviera, un secondo al Tour del 1964 dietro a Jean Stablinski, un terzo e un quarto al Giro del 1964, ma sempre contento di essere arrivato secondo, terzo o quarto. E una vittoria nella Sassari-Cagliari, era il 1963, in volata con altri cinque fuggitivi”.

Perché a 26 anni smise?

“Al Giro del 1965 un giorno sentii un peso nel petto, il medico mi disse che era colpa di un’indigestione, invece si trattava di paratifo, febbre alta, mi ritirai, mi fermai una ventina di giorni, quando ricominciai non andavo più come prima. Mi sposai e aprii un negozio di generi alimentari, poi seguii un corso da massaggiatore e cominciai proprio con corridori e squadre, anche al Giro. Il ciclismo mi aveva dato lavoro e avrebbe continuato a darmelo”.

Che sport.

“Il ciclismo mi ha fatto amare e conoscere Gino Bartali, insieme nella Cosatto, lui faceva pubblicità in macchina, io massaggi in un’altra macchina, la sera si beveva insieme un bicchiere di vino, lui di più, e si fumava insieme anche una sigaretta, lui di più, e pensare che io non avevo mai fumato in vita mia. Il ciclismo mi ha fatto affrontare le salite, la più bella?, il Pordoi, quel giorno avevo la gamba buona, perché tutte le salite, anche i cavalcavia, quando si va piano, diventano terribili. Il ciclismo mi ha fatto dormire in camera anche con Vito Taccone, non so se russasse, io ero così stanco che appena toccavo il cuscino mi addormentavo. Il ciclismo mi ha fatto scoprire Vittorio Adorni e Felice Gimondi, ma anche Eddy Merckx, che era tutta un’altra cosa”.

Nessun rimpianto?

“Forse non aver condotto la vita precisa dell’atleta. La disciplina era ferrea: per anni, anche dopo aver smesso di correre, continuai a mangiare riso in bianco e bistecca ai ferri. Ma andavo a occhio. E qualche volta, è una questione di carattere, sgarravo”.

Copyright © TBW
COMMENTI
Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Kigali sta accogliendo in queste ore i protagonisti delle prime gare mondiali in programma, vale a dire le cronometro. Ma c'è una città del Ruanda che ha fatto molto di più nelle ultime due settimane: a Bugesera, infatti, si sono...


Nella giornata dedicata a Rebellin e Scarponi al Museo del Ghisallo, la nostra Giulia De Maio ha raccolto anche la testimonianza di un corridore italiano che potrebbe rimanere senza squadra: Marco Tizza, che con la probabile chiusura della belga Wagner...


Se settantasei anni dopo il primo pezzo sul ciclismo viene ancora letto e studiato, derubato e citato, imitato e copiato, venerato e ripubblicato, significa che Gianni Brera è nella letteratura italiana. Oltre i paradossi e i neologismi, oltre le cronache...


Siete pronti a vivere una stagione invernale da protagonisti? Con Alé e la nuova collezione Fall/Winter 2025,  già disponibile sul sito www.alecycling.com e presso i migliori rivenditori di abbigliamento da ciclismo di tutta Europa, la sfida sarà sicuramente vinta. La collezione, dedicata all’attività...


L'emozione di Hannah Gianatti per il suo primo Campionati del Mondo di ciclismo su strada UCI donne juniores la si deve, oltre alla sua bravura, alla raccolta fondi che la sostiene grazie all'Australian Sports Foundation (ASF) che è l'unico beneficiario...


La puntata di Velò andata in onda ieri sera su TvSei è stata particolarmente interessante: si è parlato di Vuelta, di Mondiali, di Ciccone, di Pellizzari, di Trofeo Matteotti e di tanto altro ancora con Luciano Rabottini, Riccardo Magrini, Stefano Giuliani e Federico...


La scena gravel è cambiata rapidamente in questi anni e non solo fuori dal’Italia. Oggigiorno predominano le corse tecniche e veloci in cui la competizione è tanta. La risposta Factor a tutto questo non è una semplice Ostro Gravel aggiornata, ma un prodotto nuovissimo chiamato...


Tra pochi giorni si accenderanno i riflettori sui Campionati del Mondo di ciclismo su strada e il Ruanda avrà l’onore di essere il primo paese africano ad ospitare la prova iridata. In tutto il paese non si parla d’altro e...


Ricerche, numeri, dati, analisi, azioni concrete e investimenti: oltre 400 donne, professioniste delegate italiane dell’organizzazione mondiale Soroptimist si ritrovano oggi a Monza, all’autodromo tempio della velocità mondiale in occasione del Consiglio nazionale delle delegate. Guidate dalla presidente nazionale Adriana Macchi,...


Scatta oggi la terza edizione del Giro Mediterraneo in Rosa, la gara a tappe femminile seconda per importanza in Italia soltanto al Giro Donne.Da oggi fino a domenica 21 settembre alcune tra le più forti promesse mondiali del ciclismo professionistico...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024