L'ORA DEL PASTO. SI SCRIVE RIDER, SI PRONUNCIA RAIDER, SI LEGGE SCHIAVI

LIBRI | 12/11/2024 | 08:07
di Marco Pastonesi

Sfrecciano, sgommano, svirgolano. Incalzano, impennano, infilano. S’insinuano, s’inseriscono, s’incuneano. E portano, trasportano, consegnano.


Si scrive rider, si pronuncia raider, si legge schiavi. In bicicletta. Le definizioni “ciclofattorini” e “lavoratori in bicicletta” sanno di politicamente corretto (e di giuridicamente ignorato). Una volta erano i garzoni, i fattorini, i pony. Indossavano camici o grembiuli bianchi. In romagnolo gabbana, e Gabanein era il soprannome di uno di questi garzoni, Arnaldo Pambianco, che avrebbe vinto un Giro d’Italia. Un altro era Dino Zandegù, il fornaio era suo padre, la prima sfornata riservata alla famiglia, padre madre Dino e le sue sette sorelle, dalla seconda si consegnava a domicilio, e l’incaricato era il futuro vincitore di un Giro delle Fiandre. Perfino Coppi, si direbbe oggi, cominciò da rider, da raider, da schiavo.


Ma allora era meno pericoloso. Forse più rispetto, certo meno traffico. Forse più lentezza, certo meno frenesia. Forse più umanità, certo meno menefreghismo. Adesso è un modo per campare, ma anche per morire, è un modo per tirare avanti, ma anche per essere tirati sotto, è un modo accettato, ma non tutelato, non protetto, non difeso. Senza regole. Senza assicurazioni. Senza futuro. Una piccola guerra, 24 ore al giorno, dove si conosce già chi saranno gli sconfitti: loro, anche se magari in quelle 24 ore sono riusciti a salvare la pelle.

“Quo vadis rider”, dove vai ciclofattorino: sulla sua “lotta umana e sindacale” è stato composto un libro curato da tre avvocati, Maria Matilde Bidetti, Carlo de Marchis Gomez e Sergio Vacirca (più i contributi di Tania Scacchetti, Paola Zampini, Matteo Maria Zuppi, Franco La Cecla, Marianne Jaeglé, Luciano Del Castillo, Marco Marrone, Claudio Pellegrini, Silvia Rainone, Roberto Rotunno, Antonio Prisco, Michele De Rose, Michele Forlivesi e Patrizia Pallara), edito da Futura nel 2022 (236 pagine, 18 euro), e che merita di essere acquistato anche per la sola introduzione, un vero e proprio saggio, di Filippo Ceccarelli.

 

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COMMENTI
Come riscrivere la storia
12 novembre 2024 10:18 andy48
Qui chi sgomma e svirgola e' Pastonesi. Coppi schiavo? Solo perche' lavorava come garzone e faceva le consegne? Ma siamo impazziti? Pastonesi offende un'intera generazione di italiani che, com'era usuale, dopo la scuola dell'obbligo andava a lavorare, per aiutare la famiglia e per imparare un mestiere. La stessa generazione che ando' in guerra e successivamente ricostrui' l'Italia. Altro che schiavi....

Andy 48
12 novembre 2024 11:43 Miguelon
Andy 48, il soggetto del libro non è Coppi e i ciclisti storici. Sono una licenza poetica. È scritto da avvocati, non storici del ciclismo. Un perché ci sarà. Bene si fa sempre a postare l'attenzione a chi ci porta i prodotti a casa. Modello disumano e fallimentare di capitalismo che tratta uomini e donne come "capitale umano ".

Falso
12 novembre 2024 12:32 ghisallo34
Schiavi chi ? Informatevi bene, spesso va bene cosi : https://www.google.com/amp/s/corrieredelveneto.corriere.it/verona/cronaca/23_gennaio_18/rider-che-ha-percorso-decine-km-una-consegna-si-ribella-quel-politico-si-sbaglia-non-mi-sento-sfruttato-8f33e564-969f-11ed-8b49-859cf6e1fb2a_amp.html

Miguelon
12 novembre 2024 14:20 andy48
Il libro non l'ho letto e pertanto non mi azzarderei a giudicarlo. Ne' voglio mettermi a discutere di capitalismo. Volevo unicamente dire che, definendo Coppi uno "schiavo" Pastonesi, non gli autori del volume, ha preso, a mio parere, una cantonata facilmente evitabile.

D'accordo con Ghisallo34
12 novembre 2024 14:35 Stefazio
Gli schiavi di questo secolo sono quelli che devono stare 8 ore sul posto di lavoro e rispettare un orario dettato da un capo o dal datore di lavoro. Certe forme di lavoro flessibili, come il rider, forse non saranno remunerate adeguatamente (ma spesso questo non si rivela vero), ma permettono di gestirsi la vita come si vuole. A volte meglio riscuotere 1300 euro ma essere liberi di gestire il proprio tempo, che riscuoterne 1700 e farsi gestire le giornate da altri. La ricchezza non è solo quella legata al denaro, ma anche quella di potersi leggere un libro, guardare una corsa in bici o semplicemente farsi una passeggiata la tramonto o prendere i figli a scuola.

Informarsi, Ghisallo34
12 novembre 2024 14:38 Miguelon
Perché Glovo è andata via dall'Italia dopo che i tribunali le imponevano di regolarizzare i ciclofattorini? Sai come funziona l'agoritmo e quali garanzie e diritti dà questa modalità lavoro? Ci sono sentenze ed inchieste che lo certificano. Cosa vuol dire un caso singolo? Magari messo lì artatamente? Stiamo all'oggettività della situazione, magari leggendo anche il libro. Saluti.

Stefazio
12 novembre 2024 16:51 VERGOGNA
guarda... io sono uno di quelli che lavora 8 ore al giorno e mi sono abbastanza stufato di questa vita, nonostante guadagni bene, il mio orario è buono e ho un sacco di benefit... detto questo a pensare che sia meglio andare a fare il rider piuttosto che avere un lavoro "normale" ci vuole della fantasia... ma tanta anche

Informarsi, Miguelon
12 novembre 2024 18:06 ghisallo34
Te lo dice chi lavora con le consegne. Abbi la decenza di leggere cio' che afferma di chi vive di questo lavoro.Saluti

@ miguelon
12 novembre 2024 18:11 ghisallo34
Se pensi che l'articolo sia farlocco, ti consiglio di cercare meglio. Saluti e informati

Ghisallo 34
12 novembre 2024 18:26 Miguelon
Se a te piace è un conto. Che sia un lavoro senza diritti e tutele lo dice la Cassazione e tutti i sindacati. Saluti.

@ miguelon
12 novembre 2024 21:43 ghisallo34
Sai qual'e' il bello. Lo dice chi lavora nel settore che non e' un problema, non tu e non la costituzione. Non ti piace l'intervista ? Peggio per te. Tra te e i tuoi soci di account, avete il brutto vizio di voler sempre aver ragione. A prescidere, sbagliando ovviamente.

Se non consegni
12 novembre 2024 22:48 Miguelon
Non guadagni. Se hai un infortunio e scendi nella graduatoria dell'algoritmo non lavori. E non prendi né malattia né torni a lavorare. E uno non si ammala per colpa sua. Certo, da giovani, belli e incoscienti è facile apprezzare un lavoro così. Da anziani molto meno. E parliamo di rider. Non di chi fa consegne magari con contratti stabilizzati. Gente che è morta o che si è I fortunata sul ,adoro (investita) non più chiamata o licenziata (dopo essere morta). Questa è realtà. A qualcuno piace? Può essere. Ma la giustizia è un'altra cosa. Il lavoro che non è sfruttamento pure.

Miguelon
13 novembre 2024 09:59 Angliru
Lavoro spesso sulla zona di Milano. Ed e' pieno di rider. Quindi o vedo male io, o vedi male tu. Tu citi il caso di 1 azienda, io ne vedo di ogni cittadinanza a fare questo lavoro. Tutti schiavi ? Non credo proprio. Basta che ti guardi attorno

Angliru
13 novembre 2024 17:44 Miguelon
Ricorda, non si è mai schiavi per scelta. Si è costretti. Oggi addirittura ti fanno confondere la schiavitù con la libertà. Effettivamente i figli della Milano da bere sono tutti ciclofattorini. Ma dai!!!!

@ miguelon
14 novembre 2024 22:28 Greg1981
Io abito in Emilia e la situazione e' la stessa ovunque. Lavorano, non in catene

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