Savoldelli: «Sono qui per Vino e gli altri, ma non solo...»

| 08/07/2007 | 00:00
Il Tour è partito con la be­nedizione degli inglesi, applausi e musiche, una folla notevole nel cuore della City. Luoghi celebri nel mondo, presi d’assalto dai turisti, primo ver­detto che sollecita tante considera­zioni tecniche sperando di poterne parlare senza troppi problemi nei prossimi giorni. E nella sparuta pat­tuglia tricolore alla Grande Boucle c’è un bergamasco che sta giocando a nascondersi e che potrebbe anche tentare il clamoroso colpaccio. Si chiama Paolo Savoldelli, ha già com­piuto 34 anni, ha alle spalle una car­riera di buon livello e soprattutto è sempre passato indenne in quest’ul­timo maledetto decennio fra inchie­ste e controlli, doping ed antidoping. Nessun caso l’ha mai sfiorato, pur vi­vendo momenti delicati ed altri in­tensi fin da quel dannato 5 giugno ‘ 99 a Campiglio, quando cacciarono Pan­tani per l’ematocrito fuori norma e lui si ritrovò in testa alla classifica del Giro senza indossar la maglia ro­sa. Sul Mortirolo la cedette ideal­mente a Gotti però di Giri ne ha vin­ti poi comunque due, nel 2002 e nel 2005 e prima ancora, sempre nel ri­cordo del Pirata, Savoldelli vinse cla­morosamente a Borgo S. Dalmazzo nella giornata del colle Fauniera e del rosa di Marco. Poi, cadute e inci­denti, però senza perdere la voglia di lottare e di vincere, con notevole grinta adesso che è approdato nello squadrone maggiormente accreditato del Tour 2007, l’Astana dei kazaki, con Marc Biver come manager, con Adriano Baffi direttore sportivo e tre compagni di squadra favoriti per la vittoria finale, i kazaki Vinokourov e Kashechkin, il tedesco Kloden. Savoldelli in teoria dovrebbe schie­rarsi al servizio di quei tre signori, in particolar modo al servizio di Vi­nokourov, così come fece due anni fa con Lance Armstrong. In quel Tour dopo il clamoroso bis al Giro d’Italia trovò spazio per una gran vittoria di tappa a Revel, nei pressi di Tolosa, fra gli applausi dei francesi. E’ quel­lo il suo destino anche quest’anno, oppure Paolo si può pensare a qual­cosa in più? Savoldelli per il momen­to si nasconde e dice di no, di non con­tare troppo su di lui. E spiega il per­ché: «Dopo il Giro ho avuto un pro­blema, una sorta di virus, uno strep­tococco in gola. Mi sono fermato del tutto per una settimana, ho preso an­tibiotici, ho dovuto rinunciare anche allo stage con Vinokourov sulle Alpi. Devo essere sincero, a un certo pun­to ho pensato anche di rinunciare al Tour e di puntare sulla seconda par­te dell’annata. Poi però sono venuti fuori i problemi di Kessler e di Maz­zoleni. E non me la sono sentita di farmi da parte. Ecco perché sono qui, sperando di rendermi utile alla squadra, in grado di vincere il Tour con Vinokourov, Kloden o Kashe­chkin». Savoldelli non dice niente di più, però si rende conto che in fondo po­trebbe ritrovarsi nella miglior condi­zione possibile dal punto di vista strategico in una corsa che non ha un vero e proprio padrone. Il fiuto non gli è mai mancato, il senso della corsa neppure. Se entra in una fuga vincente, potrebbe ritrovarsi ai ver­tici della classifica, inedito leader della squadra. Non dimentichiamoci che la stagione scorsa Oscar Pereiro in quella maniera ha guadagnato mezz’ora ai grandi. Il Tour si è sem­pre prestato a certi colpi di scena, anche Claudio Chiappucci in fondo divenne celebre nel ‘ 90 grazie a quel­la stoccata a sorpresa nella prima tappa a Futuroscope, grazie alla qua­le assieme ad altri coraggiosi guada­gnò dieci minuti in classifica, ri­schiando poi di vincere la Grande Boucle, rimontato da Greg LeMond soltanto alla vigilia del viaggio a Pa­rigi, nella crono decisiva al lago di Vassiviere. «La terza settimana, fra Pirenei e crono, sarà più che mai de­cisiva - sospira sornione Savoldelli ­e magari partendo un po’ in sordina mi ritroverò con maggiori energie in corpo. Staremo a vedere cosa acca­drà, certo si tratta di un Tour de France un po’ strano». Già, più di sempre. Oggi s’inizia il festival dei velocisti, fra una setti­mana saremo sulle Alpi, Le Grand Bornand, Tignes, Briancon, poi il viaggio verso sud, Marsiglia e Mont­pellier, la crono di Albì, tanti Pirenei, l’altra crono ad Angouleme. Savol­delli non si fa illusioni, però se ne rende conto, è un Tour de France pa­recchio strano. In cui può davvero ac­cadere di tutto. da «Tuttosport» dell'8 luglio 2007 a firma Beppe Conti
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