AMADORI: «ITALIA, È IL TEMPO DELLA SEMINA»

DILETTANTI | 23/02/2018 | 07:21
Per il quarto anno di fila la stagione dei nostri Under 23 è iniziata ben lontana dall’Italia. Dal 21 al 28 gennaio in Argentina, alla 36a edizione della Vuelta a San Juan, sei azzurrini hanno fatto esperienza con i big del ciclismo mondiale nella prima corsa della stagione. Mattia Bais (Cycling Team Friuli), Federico Burchio (Bel­tra­mi Tsa Argon 18 Tre Colli), Filippo Cal­deraro (Team Colpack), Leo­nar­do Fe­dri­go (Hopplà Maserati Petroli Fi­renze), Filippo Rocchetti (Team Colpack) e At­ti­lio Viviani (Sangemini MG KVis), diretti dal Commissario Tecnico Marino Amadori, hanno vissuto un’esperienza unica, che senz’altro sarà loro utile per il proseguo della stagione e della loro carriera.

«Come ogni anno si riparte un po’ da zero. Alla fine del 2017 sono passati nella massima categoria ottimi corridori anche del terzo anno, come Nicola Conci che ha fatto giustamente il grande salto tra i professionisti nella Trek Segafredo, quindi continuiamo a lavorare con ragazzi del quarto anno come i sei convocati in Argentina, passisti veloci su cui vogliamo investire soprattutto in vista di percorsi misti, e su altri atleti più giovani» ci racconta il tecnico romagnolo, che ha corso nella massima categoria dal 1978 al 1990.

«L’obiettivo è farsi trovare pronti per le prime prove di Coppa delle Nazioni quindi per Gand-Wevelgem a fine mar­zo e per Giro delle Fiandre e ZLM Tour ad aprile. Passando dal Trofeo Laigueglia, Gp Larciano e Coppi & Bartali vorremmo arrivare ad avere un gruppo di ragazzi preparati come i loro coetanei che tutto l’anno affrontano corse di livello professionistico. Nel nostro calendario di quest’anno c’è la novità dei Giochi del Me­di­terraneo, che si terranno a Tar­ra­gona, in Ca­ta­logna (Spagna), dal 22 giu­gno al 1º lu­glio, una bella manifestazione alla quale ci dovremo presentare in condizione, come ai Campionati Europei e Mondiali».

Realisticamente, a cosa possiamo ambire in questi grandi appuntamenti?
«Non tutti gli anni possiamo contare su talenti come Moscon, Ganna, Con­son­ni, Ravasi, Petilli o Fabbro, che no­nostante tutta la sfortuna che ha avuto, si è meritato il passaggio alla Katusha avendo dimostrato un buon potenziale nelle corse a tappe. Non tutte le annate sono uguali né sono d’oro. Ab­biamo giovani interessanti, con i quali dobbiamo lavorare bene soprattutto in vista del Tour de l’Avenir e del mondiale, che quest’anno presenta un percorso davvero impegnativo, ma è presto per dire dove possiamo arrivare. La­vo­riamo per arrivare il più lontano possibile».

Qualche nome da tenere d’occhio?
«Luca Covilli della Mastromarco Sensi Nibali (già pronto a passare professionista con la Bardiani CSF, ndr) in salita ha dimostrato di andare bene, Ales­sandro Monaco e Andrea Cacciotti del­la Hopplà Maserati Petroli Firenze so­no ragazzi sicuramente interessanti. Al­la fine dell’anno scorso ab­biamo svolto alcuni test per valutare il materiale umano che abbiamo a disposizione e abbiamo avuto riscontri im­portanti da giovani promettenti che hanno dimostrato valori molto buoni come Davide Botta (Team Colpack), Marco Mur­ga­no (Maltinti Banca Cambiano) e altri ancora. Dobbiamo avere pazienza e continuare a lavorare come ormai stiamo facendo da anni. I vari Affini, Gan­na, Petilli e Ravasi, solo per fare qualche nome recente, hanno iniziato a mettersi alla prova nella massima categoria con la maglia della nazionale in Argentina (e non solo) programmando gli obiettivi nel corso della stagione, poi li abbiamo visti protagonisti in cor­se importanti come il Tour de l’Avenir e ora tra i professionisti si stanno di­mostrando dei validi atleti. Vogliamo seguire la stessa strada con i ragazzi che hanno iniziato a lavorare con noi e con quelli che si mettereano in luce nel corso della stagione».

La Nazionale sopperisce alla mancanza di team Continental nel far fare esperienza internazionale ai nostri giovani.
«Ne abbiamo parlato spesso, è un di­scorso vecchio, in giro per il mondo ci sono formazioni Continental che permettono ai loro Under 23 di fare esperienze come quella che i nostri hanno vissuto a San Juan, misurandosi contro team WorldTour e campioni importanti. Le nostre squadre sono ancora troppo nazionaliste, gareggiano in Italia, do­ve abbiamo un calendario ricco e in­teressante, ma purtroppo manca quel sal­to di qualità che solo il confronto con atleti di prima fascia in giro per il mondo può offrire».

Giulia De Maio, da tuttoBICI di febbraio
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