LETTERA APERTA | 23/02/2018 | 07:22 Fiorenzo Alessiè un avvocato ma anche un inguaribile innamorato del ciclismo. Il suo DNA di pedalatore lo ha spinto ad intervenire sul dibattito nato attorno al caso Signori e alla risposta/proposta di Danilo Di Luca. Vi proponiamo il suo intervento.
Caro Direttore, premetto che la materia del contendere sia incandescente. E, conseguentemente, non so fino a che punto ne possa consentirsi la pubblicazione proprio su "Il SITO di RIFERIMENTO del CICLISMO ITALIANO".
Ma dal momento che proprio tu hai gettato il sasso, censurando argutamente come un atleta/calciatore, RADIATO per "le note vicende di calcipoli", possa essere festeggiato, rispetto al pubblico ludibrio al quale sono di consueto perennemente sottoposti atleti/CICLISTI oggetto di sanzioni o radiazione per - soprattutto - vicende di DOPING, non sarò certo io a... nascondere la mano.
Per di più dopo la replica, lucida e determinata, di un "dannato dopato, radiato dal ciclismo" della caratura (sportiva intendo, sia chiaro) di DANILO DI LUCA. Un Campione, e su questo non ho dubbi, che ha parlato con franchezza di "regole sportive" applicate non uniformemente per tutti gli sport, di un Ciclismo senza effettive capacità di tutela e con assoluta carenza di "spirito di corpo" tra Ciclisti Professionisti, pervaso da una dominante ipocrisia e che, in pratica, persevera nella politica. dello struzzo. Un autolesionistico nascondere la testa anche quando appare proprio evidente (vedi il caso Froome) che "...la legge non sembra essere uguale per tutti".
Lettera aperta del buon Danilo a mio modesto parere del tutto condivisibile, con un AUSPICIO conclusivo che, invece, non pare essere stato colto in tutta la sua concreta importanza, potenzialmente dirompente: vale a dire di "...SOLLECITARE UN DIBATTITO che abbia veramente A CUORE le SORTI del CICLISMO"!
A fronte di siffatta sollecitazione, a meno di non voler essere colpevolmente conniventi con un'intollerabile situazione di sostanziale "inferiorità" del nostro amato sport rispetto ad altre discipline "privilegiate", quali ad esempio il calcio o il tennis, si deve avere il CORAGGIO di non tacere. E, se possibile, di essere anche PROPOSITIVI.
La professione che esercito, e l'esperienza acquisita negli anni, mi consentono ed inducono ad individuare un OBIETTIVO nella complessiva NORMATIVA ANTIDOPING, sia in ambito di giustizia sportiva che ordinaria. Non ho alcuna remora o timore ad affermare che è giunta l'ora, quanto meno, di PENSARE e CONFRONTARSI su di una ragionata, condivisa e legittima RIFORMA del sistema. E' un tema ostico, particolarmente tecnico e sul quale si ritiene, per convenienza e quieto vivere, che non valga la pena di esporsi. Per il sottoscritto non è mai stato, e non è, così. Vale sempre la pena, nella vita come nello sport, di "combattere" per ciò in cui si crede.
Ed io credo nel CICLISMO, ma non che il CICLISMO PROFESSIONISTICO debba soggiacere alle STESSE REGOLE che attualmente vigono per le CATEGORIE MINORI (dai giovanissimi agli Under-Dilettanti) e, men che mai, per i CICLOTURISTI.
Non nascondiamoci dietro un dito: è proprio in questi due ultimi contesti che il DOPING attecchisce e trova scriteriata diffusione. Da ultimo, la dice lunga la "vicenda" giudiziaria presso la Procura del Tribunale di LUCCA, con numerosi indagati tra atleti, dirigenti sportivi e GENITORI.
In tali ambiti, reputo che l'efficacia preventiva-dissuasiva-sanzionatoria delle norme antidoping debba dispiegarsi, se possibile, in termini ancora più stringenti e drastici. Se si vuole evitare che vengano sconsideratamente "bruciati" i giovani, ovvero il FUTURO del ciclismo, non è balzana l'idea di una radiazione anche ad una prima positività.
Così non può nè deve essere per gli atleti che fanno del CICLISMO la loro PROFESSIONE, per i LAVORATORI PROFESSIONISTI del ciclismo. Vanno adeguatamente contemperate le norme ed i relativi regolamenti, con ponderata revisione delle tabelle delle sostanze dopanti, alla specificità del caso: in parole povere, va razionalmente consentito che il PROFESSIONISTA possa fare ricorso alla MEDICINA, ovviamente sotto un adeguato controllo medico ed entro limiti ben definiti ed accettati.
Insomma evitiamo che il VENTOLIN diventi... l'ombelico del doping, e concentriamoci seriamente su ben altro. Dunque, io ci sono, e, adeguandomi volentieri alle parole ed all'importante auspicio di Di Luca, sono pronto a porre a disposizione le mie competenze e a metterci la faccia. Qualcun altro ha "...veramente a cuore le sorti del CICLISMO"? O si vuole continuare a fare finta di nulla? Cercasi risposte e... compagni di viaggio. Cordialmente
Condivido in pieno il pensiero dell'avv. Alessi. Non si può più continuare facendo finta di nulla. Ci vogliono azioni adeguate e definitive. Regole uguali per tutti, anche drastiche ma concrete. E' impensabile lasciare le cose in questo modo. Speriamo che chi ha davvero potere in questo sport si muova e lo faccia in fretta altrimenti si rischia l'autodistruzione.
Grande Avvocato
23 febbraio 2018 14:06
Vogliamo cambiare? Martedì mattina facciamo i controlli hai primi trenta under 23 a sorpresa .vedrete che qualcosa cambierà.Blardone Andrea
Mi sfugge più di un dettaglio
24 febbraio 2018 07:05
“va razionalmente consentito che il PROFESSIONISTA possa fare ricorso alla MEDICINA”: è la descrizione della situazione attuale, o mi sono perso qualcosa?
Su quali principi specifici si vorrebbe riscrivere il regolamento? Concordo che professionisti ed amatori abbiano regole diverse, ma quali? Su quali valori si vorrebbe differenziare?
Capisco che una lettera non può contenere tutti i dettagli, ma mi sarei aspettato un po’ di più.
x blardone
24 febbraio 2018 09:41
Prima di scrivere legga. Ciò che scrive l'Avvocato è sacrosanto, ma le persone di buonsenso con un minimo di capacità di analisi lo dicono e lo scrivono da decenni. Il problema è che fare e come farlo. Il perdonismo nel calcio e negli altri sport è insito nel loro DNA, i ciclisti e soprattutto gli appassionati il perdonismo viene sostituito da un masochismo imperante feroce.
Siluro
24 febbraio 2018 11:59
Io sto dalla parte del avvocato mi sarò espresso male e la mia era solo una mia opinione. ....
x blardone
24 febbraio 2018 14:43
Concordo ancora con blardone, serve una legge piu' severa e applicabile a tutti a partire dagli u 23.
Serve allontanare dal ciclismo (dalla cat. juniores) direttori sportivi, coach,allenatori,team manager, agenti procuratori, ex prof pentiti...etc... che hanno avuto a che fare con il ciclismo nel tempo del doping vero 90'-2000!!!!
VIA TUTTI !!!!!!!!!!!!!!!!
Putroppo vedo troppo spesso ancora oggi a gare u 23, atleti "addormentati" alla partenza" e con 10 cm di pelle d'oca al finale.
Juniores e under 23 controlli a sorpresa.
24 febbraio 2018 16:04
Condivido in pieno la proposta di Blardone,io al mio amico che fa i controlli del doping,sono anni che gli dico di andare a casa per farli anche la domenica sera oltre che al martedì,la domenica sera tanti fanno il cicchetto, così chiamato in gergo. e poi di controllare i ragazzi delle grosse squadre che non gareggiano la domenica con la scusa di fare scarico.
proposte
25 febbraio 2018 11:01
A fine gara a fianco dei cosiddetti vampiri mettiamoci una ghigliottina o un rogo come facevano i benpensanti dell'Inquisizione che volevano "educare" i sudditi
Pensare ad educare anziché reprimere con regole, metodi e sanzioni fuori da ogni logica sociale mai.
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