PROFESSIONISTI | 18/01/2018 | 12:03 Sotto la luce dei riflettori da sempre ci finiscono gli atleti ma è chiaro che dietro ad una squadra ruota tutto uno staff ed in particolar modo un ruolo che è indispensabile affinché possa nascere una squadra attrezzata per affrontare una stagione: quello del direttore sportivo.
Una figura di rilievo ed uno dei maggiori interpreti di questo ruolo è Bruno Cenghialta, dal 2017 direttore sportivo dell’Astana Pro Team. Atleta professionista dal 1986 al 1998, ha corso quattro volte il Giro d’Italia e ha partecipato per otto volte consecutive al Tour de France, vincendo una tappa nell’edizione del 1991.
Bruno, oggi sei direttore sportivo dell’Astana: nello specifico qual è il tuo ruolo all’interno del team? «All’interno di un team solitamente ci si divide i ruoli. Gli aspetti da curare sono molti e senza una ferrea organizzazione sarebbe pressoché impossibile seguire con attenzione tutte le fasi della stagione. C’è chi segue l’organizzazione, chi segue le trasferte, chi segue la parte più tecnica. Io mi occupo in particolare dei materiali tecnici, l’abbigliamento corsa e dopo-corsa, le scarpe e tutto quello che riguarda lo sviluppo».
E gli atleti? «Anche gli atleti vengono divisi: a ogni direttore infatti è affidato un piccolo gruppetto di corridori che segue negli allenamenti e, più in generale, nella vita quotidiana. In questo modo riusciamo a tenere sotto controllo costantemente lo stato di forma degli atleti. Quando poi ci incontriamo nelle riunioni possiamo avere una panoramica generale dello stato del team e prendere delle decisioni in base a quanto emerso».
Ti occupi dello sviluppo dei materiali. In che modo influiscono nelle corse di oggi? «Rispetto al passato è decisamente cambiata la visione generale. Oggi, grazie al crescente sviluppo tecnologico abbiamo la possibilità di usufruire di attrezzature impensabili qualche anno fa. Si pensi alla cronometro ad esempio, dove un secondo può fare la differenza: lì la ricerca sta facendo passi da gigante e noi stessi abbiamo vinto qualche gara grazie all’utilizzo di materiali all’avanguardia. L’atleta avrà sempre un ruolo centrale ma in futuro in materiali influiranno sempre di più sull’esito di una gara. Con il team siamo appena stati in Francia alla galleria del vento per testare le bici, le ruote, l’abbigliamento. Abbiamo cercato di riprodurre le condizioni più simili possibili a quelle che si hanno in gara. Nel ciclismo d’oggi è la cura dei dettagli a fare la differenza».
La stagione è ufficialmente iniziata. In che modo vi siete preparati per affrontare le nuove sfide? «Dopo una breve pausa, abbiamo organizzato un Training Camp ad Altea, in Spagna. I ritiri sono ottime occasioni per stare tutti assieme, per discutere dei piani per la stagione che verrà, per permettere agli allenatori di seguire da vicino gli atleti e per dare il benvenuto ai nuovi arrivati. In aggiunta, la squadra ha ricevuto il nuovo abbigliamento e i meccanici hanno messo mano alle biciclette. Per noi direttori questi momenti sono particolarmente importanti perché ci permettono di discutere di strategie e, calendario alla mano, di fissare gli obiettivi. Abbiamo fatto un ottimo lavoro e i ragazzi sono motivati per dare il massimo».
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