OSCAR. MICHELE "MITO CIPO"

TUTTOBICI | 14/11/2017 | 07:37
Nonostante lo stop forzato a causa della frattura alla clavicola e altri problemi di salute che hanno inciso sul suo 2017, il campione europeo Michele Gazzoli è riuscito a conquistare l'Oscar tuttoBICI Gran Premio Multipower come miglior junior della stagione. Alle spalle del velocista bresciano della Aspiratori Otelli si sono piazzati il toscano Andrea Innocenti e il lombardo Luca Rastelli.

Raccontati.
«Ho 18 anni e arrivo da Ospitaletto. In casa siamo in 5: mamma Marina, casalinga, e papà Pierangelo, che lavora alla Sirti, ho un fratello e una sorella più grandi di me (classe 1982 e '85) che in passato hanno corso, che si chiamano Anna e Marco. Frequento il liceo delle scienze umane Petrarca a Brescia, nel poco tempo libero esco con gli amici. È la seconda volta che vinco l'Oscar tuttoBICI, lo dedico alla squadra in cui ho militato negli ultimi 12 anni. La Aspiratori Otelli per me ormai è come una famiglia».

Come hai scoperto il ciclismo?
«Ho iniziato seguendo la passione della mia famiglia e già nella categoria Giovanissimi vincevo quasi tutte le domeniche. Sono cresciuto a suon di vittorie e come si suol dire la fame vien mangiando... La prima bici è stata una Lissignoli rossa che a 6 anni mi ha regalato Giancarlo Otelli per il primo anno di attività. Sono rimasto affezionato a questa bici e a tutte quelle che ho avuto, purtroppo però non le posso conservare, ogni anno si cambia. Sono anche affezionato al numero 42: quando ero nella categoria G2 dei Giovanissimi si tenevano i numeri fissi per tutto l’anno, in quella stagione ho vinto tutte le corse e quindi quel 42 è rimasto, e rimarrà per sempre il mio numero».

Quante vittorie hai ottenuto quest'anno?
«6-7 su strada più quelle su pista. Sono soddisfatto, nonostante qualche problema fisico di troppo il bottino è buono. Ero partito bene, vincendo la prima gara dell'anno, poi al nord (è stato secondo al Giro delle Fiandre Juniores, ndr) ho iniziato a sentirmi sottotono, sono stato costretto a stare due mesi fermo a causa della mononucleosi, quindi sono ripartito andando in ritiro a Livigno. La vittoria al Campionato Europeo su strada ad Herning in Danimarca e il titolo conquistato nell'Eliminazione ad Anadia in Portogallo hanno raddrizzato la stagione. La frattura della clavicola sinistra ai mondiali su pista di Montichiari non ci voleva, ma per fortuna si è risolta in fretta e a Bergen sono risucito a dare nuovamente il mio contributo alla causa azzurra».

Il tuo campione di riferimento?
«Del passato Mario Cipollini, per come sprintava e per il tipo di personaggio che rappresentava. È stato il primo corridore per cui ho tifato. Di quelli in attività, sarò scontato, ma dico Peter Sagan. Un numero uno assoluto».

L'anno prossimo passerai nella Continental di Contador e Basso. Cosa ti aspetti dal 2018?
«È un salto che ho voluto fare per compiere subito un passo avanti e non fermarmi agli Under 23. Sarà una grande esperienza, certamente difficile, ma non ho certo paura di confrontarmi con i professionisti. Con Ivan abbiamo già stilato un ottimo programma. Sarà dura, lo so. Prenderò tante bastonate, come si dice in gergo, ma mi serviranno per crescere».

Cosa sogni per il tuo futuro?
«Ogni anno è una pagina nuova da scrivere, quanto raccolto prima non conta più. L'obiettivo è sempre vincere più che si può, tutti i corridori attaccano il numero sulla schiena con questa idea in testa. Io corro sempre per vincere e questo lo faccio sin da quando ho cominciato a pedalare. È una mentalità che ho sempre avuto e che i risultati hanno rafforzato nel corso degli anni. Devo ammettere che proprio non mi piace arrivare secondo».

Giulia De Maio

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