I COMPITI DI DE ROSA, GLI STRISCIONI DI CAIRO, I CARTELLI DI LIVIGNO, IL PAPASS DI LEONE XIV...

di Angelo Costa

Finalmente chiarito il motivo per cui Riccardo Magrini su Eurosport parlava di scienziati a proposito di Simon Yates: non si riferiva a lui, ma ai suoi rivali.

Ultima precisazione di Pogacar riguardo al suo pupillo Del Toro: con la frase «un giorno tirerò per te», lo sloveno non si riferiva al sipario. 

La Rai conferma che la frase «può succedere di tutto» utilizzata dai suoi opinionisti del Giro verrà depositata all’ufficio brevetti.

Non è vero che nei tapponi ci si può spegnere da un momento all’altro: lo conferma Lello Ferrara dal Giro E, pedalando direttamente su un generatore.

La PicNic ribadisce che il marchio sulle maglie della squadra è quello dello sponsor e non un obiettivo. 

Non è vero che molte squadre in questo Giro sono andate piano: alcune loro ammiraglie fuori corsa sono state viste superare i limiti di velocità.

Sospiro di sollievo degli astrologi: dopo aver temuto che anche l’ultima decade fosse sotto il segno Del Toro, il Giro è tornato sotto il segno del Gemello.

I più stretti collaboratori del patron Cairo precisano che gli striscioni rivolti al loro capo al Sestriere (‘Vattene’) erano un invito a prendersi una meritata vacanza.

«Noi siamo rimasti a essere sbalorditi da come corre Del Toro» (Stefano Garzelli, commentatore Rai, affronta le salite con la supercazzola).

Ignorato dai media pur avendo vinto la maglia azzurra degli scalatori, Fortunato sta pensando a come far parlare di sè: a Roma si è presentato con un casco a forma di Colosseo.

Equivoco nell’organizzazione per la presenza del Papa sul percorso della tappa di Roma: gli addetti ai controlli non volevano farlo passare perché non aveva il Papass.

Preoccupazione per alcuni componenti della carovana pubblicitaria: dopo tre settimane con la musica a palla nelle orecchie, passeranno dall’animazione alla rianimazione.

Rcs segnala che la scritta Iuman davanti a Cairo sull’auto della direzione era l’indicazione dello sponsor e non un tentativo del patron di non farsi riconoscere. 

Chiariti gli equivoci sull’equipaggiamento di corsa: le scritte Kask e Scarpa sono marchi commerciali e non un metodo per aiutare i corridori a riconoscere gli indumenti. 

«Non ci sono mezze parole» (Stefano Garzelli, commentatore Rai, ha un modo tutto suo per non lasciare i discorsi a metà).

Delusione per i team che prima della tappa di Napoli hanno dormito a Potenza: avevano capito che il soggiorno regalasse ai loro corridori più watt.

Consiglio ai direttori sportivi che alla vigilia di una tappa preannunciano la tattica dicendo «faremo la nostra corsa»: a volte conviene di più copiare la corsa degli altri.   

L’organizzazione precisa che il cartello Livigno su tutti gli arrivi è relativo a una sponsorizzazione e non significa che tutte le tappe si sono concluse lì.

De Rosa chiarisce di non riferirsi all’innovativa grafica delle sue bici quando dice che Vf Bardiani Csf Faizanè in questo Giro ha eseguito i suoi compiti alla lettera.

«Adesso si viaggia a 56, 57, 58 chilometri orari» (Stefano Rizzato, motocronaca Rai, ha un modo tutto suo per spiegare l’accelerazione).

 

 

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