Gatti & Misfatti
Qualcosa ho capito

di Cristiano Gatti

Con le corse funziona co­sì: andando a seguirle in carovana si capiscono tantissime cose. Ma guardandole da casa, da lontano, con una adeguata distanza in mezzo, se ne capiscono altre. Fuori dal frullatore, dalle sue chiacchiere 24 ore su 24, dalle sue rivelazioni e dalle sue confidenze, vere o presunte, la visuale è più se­rena, più fredda, forse più sen­sata. Forse.

Ho seguito questo Tour dall’Italia. In coscienza, devo ai miei centoquaranta milioni di lettori una spiegazione, perché non si dica che mi tiro indietro, nascosto tra le frasche mentre la guerra infuria. Devo cioè dire la mia, come se entrassi al bar e senza che nessuno lo chieda - tanto meno ne sia interessato - dovessi comunque far sapere al mon­do la mia opinione. E pazienza se il mondo proprio non mi fi­la. Quando fai il bullo al bar, del mondo ti importa poco.

Sarò breve. Dirò quello che ho capito io, di questo Tour, complessivamente archiviabile nel settore dei Tour scontati, prevedibili, noiosi. E comunque. La prima cosa che ho capito è la più ba­na­le, anche se in teoria non lo sarebbe nemmeno tanto: nessun essere umano, tra i contemporanei, è in grado di vincere Giro e Tour nello stesso anno. La doppietta resta un sogno suggestivo, la vera sfida estrema di questo nostro sport or­mai approdato nell’arcipelago freddo e disumano dei preparatori, dei watt, delle radioline. Ma il sogno è impossibile. L’ul­timo che ci ha provato, Quin­ta­na, è ancora atteso a Parigi. Potrebbe provarci Froome, ma il Froome di quest’anno farà bene a festeggiare come a Ca­podanno, perché mai come stavolta è apparso al limite, tirato, in qualche caso persino bolso (però non diciamo che Landa e certi suoi compagni andavano più forte di lui: un conto è fare il compitino o il compitone del­lo scudiero, un altro è andare in battaglia da generale, con il peso della guerra sulle spalle). In ogni caso, è evidente che per come si è messo il ciclismo del giorno d’oggi, il confronto tra chi arriva dal Giro (durissimo) e chi si concentra sulle sole tre settimane di luglio risulta or­mai impari. Improponibile. Persino ingiusto. L’unico modo per avere un ipotetico superman della bicicletta, in grado di vincere Giro e Tour nella stessa stagione, sarebbe obbligare tut­ti i big a correrli entrambi. Ma è chiaro che dico una bischerata sesquipedale: il ciclismo moderno - con i suoi dirigenti finanzieri - va dalla parte opposta. Sempre di più, sempre più me­stamente. Chi si affeziona a un corridore del Giro deve aspettare le calende greche prima di rivederlo all’opera. Come Va­len­tino Rossi, come Dybala, come Vettel: uguale.

La seconda cosa che ho ca­pito è questa: la di­stanza tra Tour e Giro resta concreta sul piano dell’organizzazione, del fatturato, del prestigio mondiale. Ma non cer­to sul piano tecnico e spettacolare. Voglio vedere chi ha il co­raggio di dirmi che il podio di Parigi (Froome-Uran-Bar­det) umilia quello di Milano (Du­moulin-Quintana-Nibali). Lasciamo pure Froome ancora un gradino sopra (ma non sono sicuro che ci starà ancora a lungo, e co­munque a cronometro lo voglio proprio vedere contro Du­mou­lin): mi vogliono dire che Uran è meglio di Quin­tana, che Bar­det è meglio di Nibali? Li confronto così, sportivamente, nel solito gioco - gratuito e facilone - dei se e dei ma. Per concludere comunque che questa distanza - lo ripeto: a livello di pura gara - non c’è proprio. Dirò di meglio, visto che sto facendo il fanfarone del bar: parlando da puro spettatore, mi ha divertito molto di più il Giro del Tour. Nettamente. Senza storia.

Poi c’è una terza cosa che ho capito, l’ultima perché ho detto “sarò bre­ve”. Anche nelle corse a tappe il ciclismo italiano perde qualche posizione. Fatica. Batte un po’ in testa. Nibali sembra aver scollinato sulla sua curva di rendimento, Aru non riesce ad arrivare in cima. Non ancora. Possiamo consolarci ancora con il loro indomito spirito guerriero, perché restano stupendi com­battenti da corse vere. Ma nel complesso facciamo un pas­so indietro. Il sogno è che sia momentaneo e occasionale, la sensazione ragionata è che sia qualcosa di peggio. Il problema resta il solito: la cronometro. Paghiamo troppo in questa specialità per pensare poi di ri­mon­tare in montagna, contro specialisti che comunque là in alto si difendono benone. Al Tour, con molta intelligenza, stanno riducendo da anni il chilometraggio delle crono: ep­pure anche stavolta, facendo due conti, si vede come siano riu­scite a incidere più dell’E­ve­rest e del K2. Al Giro non ne parliamo: 70 chilometri era già in partenza una pietra tombale. Ma questo tema della cronometro troppo decisive non fa parte delle cose che ho capito in questo Tour. L’ho capito già da tan­ti anni. Piuttosto, non so quanti ne debbano ancora passare perché lo capisca anche Vegni, il patron del Giro. Ma qui mi fermo, perché siamo già in un’altra storia. La prossima.
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
L'obiettivo di una vita, voluto, rincorso sognato, Grace Brown è la nuova campionesa olimpica dopo aver letteralmente dominato i 32 km nel centro di Parigi. L'australiana del team Fdj Suez si è presa una bella rivincita con tanto di interessi...


Dai monti Beschidi di ieri ci spostiamo verso nord, verso i Sudeti, attraversando il fiume Morava, per la "tappa regina" del Czech Tour: la centrale idroelettrica di Dlouhé Stráne, al termine di 134 chilometri partiti da Moravská Třebová, saluta la grande storia...


Thomas Bernardi rompe il ghiaccio ottenendo la prima vittoria nella Ciriè-Pian della Mussa per la categoria juniores. Il corridore cuneese, del Team F.lli Giorgi, trionfa nella classica in salita dove anticipa il compagno di squadra Tommaso Quaglia e l'astigiano Roberto...


Prima di sedersi in poltrona per tifare Italia alle Olimpiadi di Parigi, Vincenzo Nibali ha approfittato di qualche giorno trascorso a Fiuggi per far visita fatto visita al Toyota Gazoo Racing Italy, non nascondendo l’emozione nel salire sulla nuova GR...


Ci siamo, l'evento sportivo più importante e seguito al mondo sta per iniziare anche per il ciclismo. I Giochi Olimpici estivi di Parigi 2024 si preannunciano ricchi di soddisfazioni, almeno per quanto riguarda le previsioni di medaglie, per la nostra...


Per la Petrolike Forte Sidermec di Gianni Savio e Marco Bellini arrivano buoni risultati all Giro del Portogallo, corsa a tappe del Calendario Internazionale UCI. Sesto posto per Camargo nella frazione vinta dal tedesco Stussi e quarto per Macias sul...


Pinarello ha lanciato una versione aggiornata della sua innovativa piattaforma MYWAY, l’opportunità per consentire a tutti gli utenti di immaginare e tradurre in realtà le nuovissime DOGMA F e DOGMA X completandole con nuove opzioni di colore. per proseguire nella lettura dell'articolo vai su...


Remco Evenepoel è senza dubbio l'uomo da battere nella crono olimpica, se non altro perché ha sulle spalle la maglia di campione del mondo della specialità. Certo, il suo primo Tour de France è stato davvero massacrante, il belga ha...


Prova percorso ieri per gli uomini del mountain bike sul percorso di Elancourt Hill, a sud ovest della capitale francese. Luca Braidot e Simone Avondetto sono tornati sul tracciato a distanza di 24 ore dalla prova di ieri, mentre Martina...


Tre anni fa a Tokyo nella prova a cronometro Stefan Küng mancò la medaglia olimpica per quattro decimi e ora vuole riscattarsi e a Parigi è arrivato con Supersonica SLR, la preziosissima bici Wilier Triestina del valore di 27.400 franchi....


TBRADIO

-

00:00
00:00
VIDEO





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi