Scripta manent
La scommessa e le scommesse della Gazzetta

di Gian Paolo Porreca

Il mondo dello sport è il mondo del ciclismo, per noi. Ed è, per proprietà transitiva, l’atavico ancestrale recinto del­la Gazzetta. E quello che sta accadendo, ca­denze mensili, sollecitazioni settimanali, non l’obbligo formale della giornalierità - tanto non è possibile trovare un quotidiano che abbia in Italia la sensibilità di porre attenzione alla mater Gaz­zetta, tutti proni a cambiare maglia -, alla Gazzetta, non sta af­fat­to in cielo, e sta con som­ma difficoltà in terra.

E in uno spazio dedicato, et pour cause, al ciclismo, ci sta molto bene, chiederci do­ve stia an­dando il mondo (dello sport?), se nella Gaz­zetta il prossimo progetto, ampiamente censurato, è quello di attivare, a fronte di tagli giornalistici e chiusure di redazioni lo­cali, a fronte di una mannaia improvvida su lavoratori e famiglie, il sito di scommesse GazzaBet.
Un Bet, centromediano, non era sgar­bato nella me­mo­ria, ma una Gazzetta proclive per una intellighenzia al di sotto dei me­dia, a privilegiare il mon­do delle scommesse, dopo aver con tenacia perseguito il letame di questo stesso ambito e informato doviziosamente delle sanzioni per il biondo Jean Fran­çois Gillet, in totale sincerità è volgarmente offensiva. Per chi ci lavora, per chi ci scrive, per chi ci ha scritto, per i lettori.

Noi, se il mondo del­lo sport è la Gaz­zet­ta, e lo sport è il ciclismo, ricordiamo a chi di do­vere e di diritto che l’unica scommessa, l’unico concorso a premi che la “rosea” abbia inaugurato è stato, trenta an­ni fa, anzi quasi quaranta, il “Chi vincerà la Milano-Sanremo?”. Dove, molto lealmente, e senza il fumo perverso dei nullafacenti del­la Sala Giochi, bisognava indovinare, o provare a farlo, i primi cinque dell’ordine di arrivo della corsa. Ed il tem­po di gara, o giù di lì.

Chi vincerà la Mi­la­no-Sanremo? con la macchia stratosferica di Marc Gomez, nel 1982. Ed i successi singolari, premianti, di Jan Raas (’77), Pierino Gavazzi (’80) ed Hennie Kuiper (’85). E senza puntare sol­di, solo riempiendo rettangoli di quotidiano, in alto a destra, seconda pa­gi­na.

Con i soldi degli altri, non è esemplare vi­vere la vita. Tanto­me­no quella dello sport. Oggi, do­ve la scommessa è solo a fine di lucro e di ri­mozione della fatica, de­dichiamo questa pa­gina - se il Direttore ce lo consente - a chi ha voluto be­ne allo sport, al ciclismo e alla Gazzetta. Non a quella apostata, che, apocrifa, in un giorno di gennaio di sciopero bianco dei giornalisti ha tollerato come unica firma, poniamo, lì dove Bergonzi, lì dove Con­dò, lì dove Pasto­ne­si, in prima pagina quella di Gene Gnocchi, un ironista superfluo e molesto. Fuo­ri da Zelig. Per un con­cetto antisportivo del­lo sport. Da denunciare ai garanti del passato e del futuro. Per una speranza non vana della Gazzetta, e del nostro ciclismo pure.

Gian Paolo Porreca,
napoletano,
docente universitario
di chirurgia cardio-vascolare,
editorialista de “Il Mattino”
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