Rapporti&Relazioni
La fortuna del giornalista

di Gian Paolo Ormezzano

Se rinasco, ma sono sempre io, faccio sempre il giornalista e sempre nello sport. E sempre nella stampa scritta. E così divento un senza lavoro oppure, in caso di lavoro, un mentitore, un af­fabulatore in malafede. Perché amo troppo il giornalismo, anzi il “mio” giornalismo che è quello del­la stampa scritta, per non farlo, o cercare di farlo, a qualsiasi prezzo, a qualsiasi costo, anche in tem­pi di crisi del genere. E poi amo troppo lo sport (quanto meno, adesso, la sua idealizzazione, che perseguo dentro di me) per rinunciare a raccontarlo, o cercare di rac­contarlo, come esso è anzi co­me dovrebbe essere. Insom­ma se rinasco sono un pateracchio peggiore di quello che sono attualmente. Sono tutto curve, bozzi, bu­chi, compromessi, pasticci, velleitarismi, mimetica, rivoluzioni, evoluzioni, buonafede, malafede: più ancora che adesso.
Mi concedo di sviluppare questo pensieraccio di inizio d’anno per chiarire qualcosa, personale ma intanto - spero - dilatabile e utile, in tempi di crisi del mio mestiere e di confusione forse peggiore di ogni crisi, relativamente al concetto di sport. Ho scritto dilatabile e utile, devo precisare che si tratta di ambito italiano: nel senso che le esperienze di cui vado a dire sono relative alla situazione del nostro paese. Possibile che esse abbiano va­lenza universale: però molto sem­plicemente io non sono in gra­do di saperlo, e men che mai, dunque, di comunicarlo.

Per quel che concerne l’I­ta­lia, la mia cara Italia dello sport e del giornalismo spor­tivo, dunque cose anche mie, esperienze e considerazioni e ri­flessioni e storicizzazione di quanto accaduto nel mezzo secolo ab­bondante in cui ho avuto la fortuna e ho rispettato (per poco non mi scappava un borioso “onorato”: troppo) l’impegno di muovermi e lavorare, penso che si debba usare un solo termine a definire tutto: fortuna. Casomai straordinaria fortuna. Fortuna di avere fatto in quel certo periodo il giornalista sportivo, di averlo potuto fare be­ne, e fortuna di avere da plasmare, come un pongo, quel certo sport italiano che ad un certo punto è riuscito a rimanere classico diventando anche moderno, a farsi pratico rimanendo per un bel po’ romantico.

Enello specifico del giornalismo sportivo, fortunato an­che il fatto di avere cominciato passando per il ciclismo nel momento forse più importante per la mia anagrafe lavorativa (i venticinque anni) e in un momento an­cora superimportante per il ciclismo nostrano (1960, vittoria di Ga­stone Nencini al Tour de Fran­ce, a sua volta sistemato, questo episodio settoriale, nel contesto vasto dello sport italiano tutto, che in quello stesso anno arrivava ad­dirittura a organizzare una grande Olimpiade, quella di Roma).

Pazientemente e carinamente arrivato sin qui, l’eventuale lettore può chiedere a cosa miro, se non al pernicioso e orrendo autoculto della personalità. E allora mi sbrigo a dire, anzi a scrivere, che molto semplicemen­te c’è stato, nell’ultimo abbondante mezzo secolo, un confluire di enormi fortune, in Italia, verso il nostro sport e verso il mestiere di chi lo raccontava. È stato tenuto in piedi tutto il monumentalismo classico, compreso quello grasso del giornalismo ciclistico, una specie di bellissimo barocco sentimentale mes­so su da cantori che ma­gari ve­devano poco o nulla del­la cor­sa, che magari non sapevano tutto della grammatica e sintassi, ma che scrivevano articoli bellissimi, con i quali trasferivano benissimo il loro amore per la materia nei cuori dei lettori. È stato intanto costruito e diffuso un nuovo giornalismo spor­tivo, con agganci scientifici, attenzioni tecniche, persino ambientazioni sociali, aderente al nuovo sport che, anche in Ita­lia, ha recepito e usato certe situazioni che si chiamano globalizzazione (grazie soprattutto alla televisione), flusso di sponsorizzazioni e di ricchezze, estensione immane di informazioni e di interessi, cura estrema dei personaggi e degli eventi ai fini di una sempre maggiore popolarizzazione.

Insomma, è andato tutto be­ne, e per un bel po’ di anni. E noi giornalisti con l’età giusta per godere tutto, quando non anche contribuire a provocarlo o a rassodarlo e a sfruttarlo. Un periodo di stra­or­dinaria fortuna: adesso, quando parlo del mio giornalismo ai giovani, li scopro oscillare fra in­vidia, rassegnazione, nel migliore dei casi (migliore? poveri noi) certezza che io sto sparando enormi balle, tipico di chi vuole impreziosire il suo mondo a danno di altri mondi. Eppure sono sincero, ep­pure è davvero andata così. In Ita­lia lo sport e il giornalismo sportivo, scritto e poi anche radiotelevisivo, diventavano cose belle e in­teressanti e seguite sempre più (il calcio a prendere il cambio dal ci­clismo quanto a popolarità massima), noi giornalisti sportivi venivamo definitivamente sghettizzati, con quattro quotidiani specifici e tanto spazio nelle redazioni dei giornali politici.
Come questo sia avvenuto e ancor più come sia finito non so. Non riesco a sapere o non voglio sapere: sicuro che co­mun­que, per ec­cesso di partecipazione, non saprei raccontarlo in maniera anche giornalisticamente precisa e onesta e interessante.
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Tra i personaggi più attesi alla presentazione del Tour of the Alps 2026 il commissario tecnico della nazionale italiana Marco Villa: «Il valore del TOTA a pochi giorni dal Giro d’Italia è indiscutibile, sono molte le squadre che lo scelgono...


È un giorno in qualche modo storico, per il ciclismo femminile, per l'Africa e per tutto il movimento del pedale mondiale: il Team Amani annuncia infatti la nascita della prima squadra ciclistica Continental UCI femminile africana, con un obiettivo ambizioso:...


Pinarello annuncia ufficialmente la sua nuova partnership con il Q36.5 Pro Cycling Team, segnando un traguardo storico: il marchio diventa per la prima volta Title Sponsor. Dal 1° gennaio 2026, il team correrà ufficialmente con il nome "Pinarello – Q36.5...


Un grave lutto ha colpito Stefano Di Santo, apprezzato cartografo – e non solo – del Giro d’Italia e delle altre corse di RCS Sport. È improvvisamente e serenamente scomparsa oggi, a quasi 99 anni, sua mamma, la signora Teresa Iaracitano....


Le tradizioni restano, questo è chiaro, ma nel mondo del ciclismo, come nell’automotive in generale, è sempre importante attualizzare anche i concetti che fanno da sempre parte del DNA di un marchio. Questo è quello che accade oggi in casa Passoni...


Era l’inizio della stagione 2025 e Q36.5 insieme al suo team professionistico Q36.5 Pro Cycling Team si è posta l’obiettivo di sviluppare un kit da gara tecnico e performante, un kit di valore assoluto pensato per affrontare freddo e pioggia e...


C’è una novità in arrivo per quanto riguarda l’ultima settimana del Giro d’Italia, la cui presentazione è prevista per lunedì 1° dicembre a Roma. La novità, come scrive L’Adige, riguarda la sede di arrivo della tappa che dovrebbe partire, probabilmente,...


Samuele Zoccarato sarà un nuovo corridore del team MBH Ballan CSB Colpack e si aggiunge al roster 2026, che ormai è stato per gran parte svelato. Il potente passista di San Giorgio delle Pertiche, in provincia di Padova, nato il 9...


La trasformazione di Filippo Fiorelli in calabrone è cominciata. Ancora qualche settimana di attesa e il 1° gennaio lo vedremo sfoggiare la maglia giallo-nera della Visma | Lease a Bike, che sancisce il suo passaggio nel WorldTour dopo 6 stagioni...


Quarto agli Europei dopo essere stato prezioso scudiero di Finn ai Mondiali Under 23, dopo due stagioni nel vivaio Intermarché, Simone Gualdi è pronto a passare nel World Tour all'interno della nuova struttura scaturita dalla fusione con la Lotto. In...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024