CARO EUGENIO, e per Eugenio intendo Eugenio Capodacqua, stimato collega de La Repubblica, amico di tuttoBICI, osservatore attento e spietato di vicende ciclistiche, come sempre ho letto i tuoi resoconti e probabilmente non li ho letti solo io, ma anche tanti appassionati del nostro beneamato sport, sempre più sofferente e malandato. Ho letto la tua corrispondenza da Milano, alla vigilia della Sanremo. Ho letto le tue parole di preoccupazione: «Il cielo plumbeo è quello che meglio si attaglia al ciclismo di questi tempi. Niente pubblico, dicasi niente, per la tradizionale punzonatura davanti alla storica Arena milanese, teatro del favoloso record di Marcello Fiasconaro negli 800 nel 1973. Questo la dice lunga sull’appeal delle due ruote alla vigilia di quella che un tempo era la grande apertura di stagione con il roboante marchio di classicissima, la Milano-Sanremo».
Non c’era nessuno, scrivi. Vero, verissimo caro Eugenio. Se non i direttori sportivi dei team che hanno fatto la consueta riunione tecnica, i giornalisti in sala stampa e gli uomini di Rcs Sport che sistemavano le ultime cose. Nessun corridore, nessun appassionato, semplicemente perché quest’anno non era prevista la «punzonatura», come è avvenuto un anno fa per i Cento anni della classica di apertura, in pieno cuore di Milano, in Galleria Vittorio Emanuele. Il ciclismo ha tanti problemi: corridori che faticano a capire, dirigenti che non li aiutano a comprendere, dirigenti internazionali che non capiscono e giornalisti, seppur bravi come te, che non sanno distinguere una punzonatura da una semplice operazione di accredito.
CARO ANGELO, e per Angelo intendo Angelo Zomegnan, la grande anima di Rcs Sport, l’uomo del rinnovamento, quell’infaticabile motoperpetuo che sforna idee in quantità industriale e che sta cercando in tutti i modi e in tutte le maniere di svecchiare le corse targate Gazzetta, in modo da ridare loro un nuovo respiro. Caro Angelo, un appunto devo però muovertelo. Per il bene del ciclismo, per il bene delle tue e nostre corse, per il bene di tutti coloro che respirano l’aria viziata e pesante di uno sport sempre più soffocato da altre discipline, più trendy, più glamour, più cool come il rugby, il pattinaggio artistico e il nuoto, torna alla punzonatura, torna a riproporre ciò che hai proposto un anno fa alla vigilia della Sanremo del Centenario, fai in modo che i corridori tornino tra la gente e che gli sportivi sappiano distinguere nuovamente l’odore pesante del biossido di azoto dal sapore acre dell’olio canforato.
CARO RENATO, e per Renato intendo Renato Di Rocco, presidente di una Federazione che solo quattro anni fa era semplicemente spacciata, sommersa come Napoli dalla monnezza: dei debiti. Caro Renato, vedi come si muove la federRugby? Sembra di assistere a quei periodi di delirio collettivo, dove tutti gli italiani si sentivano davvero un popolo non solo di santi e poeti, ma anche e soprattutto di navigatori solo e soltanto perché seguivano a notte fonda le peripezie di Luna Rossa. Oggi sembra che non possano fare a meno di seguire il Sei Nazioni, le evoluzioni pattinatorie di Carolina Kostner, le imprese acquatiche di Federica Pellegrini, Alessia Filippi, Max Rosolino e Filippo Magnini. Poco importa poi se gli ascolti sono quelli che sono e che il campionato di rugby non interessi a nessuno, che le piscine siano vuote e i palaghiaccio poco frequentati. Tutto questo è frutto di sponsor scaltri e capaci, che hanno investito il giusto per avere come ritorno il massimo. Ora tocca a te, caro Renato, far capire agli sponsor del ciclismo e non solo a questi, che il ciclismo mai come ora è un prodotto estremamente appetibile: costi accessibili, per ritorni inimmaginabili. Sono troppo ottimista? Di questi tempi è necessario.
CARO SAMUELE, e per Samuele intendo Samuele Marzoli, giovane ex corridore professionista, tornato tra i dilettanti dopo quattro stagioni nella massima serie. Oggi corri per la Pagnoncelli NGC Perrel, la formazione diretta da Alberto Cappelletti, e nonostante tu abbia solo 24 anni, sei considerato dall’ambiente un “indesiderato”. Indesiderato perché «ex pro», e quindi bollato come un appestato. Hai vinto a Melzo dove, invece di ricevere applausi, ti sei dovuto sorbire una buona dose di insulti e improperi, come se tu avessi rubato qualcosa a qualcuno. Cosa posso dirti Samuele? Porta pazienza. Cosa posso dire a chi ti ha insultato? Che il ciclismo delle esasperazioni, della cultura della vittoria a tutti i costi nasce proprio da queste persone. Da questi direttori sportivi, che stanno allevando talenti per battere i Paolo Bettini, ma al momento hanno difficoltà a battere i Samuele Marzoli.
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