Scripta manent
Chi vincerà la Milano-Sanremo?

di Gian Paolo Porreca

Chi vincerà la 98a Milano - Sanremo, quella del Centenario, quella di un secolo dopo il 1907 e Petit Breton?
Vorremmo istituire ancora un concorso a premi ed a fantasia, come quello che a metà degli anni ’70 lanciò una Gazzetta dello Sport piena di ardore e complicità ciclistiche. «Chi vincerà la Milano-Sanremo?», ed era in fondo tutta racchiusa lì, in una domanda da cui augurarsi la risposta desiderata, il gusto e la quintessenza di una corsa in particolare e del ciclismo in assoluto.
Chi vincerà la Milano-Sanremo? Quale ruota superstite da una fuga temeraria della mattinata o da un attacco sul Poggio o da una picchiata vertiginosa verso la fontana fatidica o da un testa a testa spasmodico su via Roma, quale sorriso di ragazzo imbrunito dalla polvere come un minatore a cielo aperto, quale numero di gara, dei 200 e più partiti dal fondo della Lombardia...

Chi vincerà la Milano-Sanremo, allora, e sai chi se ne frega del campionato di calcio o del basket, di quegli sport “maggiori” che nascono in autunno e finiscono con la bella stagione, contro natura... Chi vincerà la Milano-Sanremo, unica chance rimasta per credere ancora nella vita ed altrove alla primavera.
Chi aiuteremo a vincere, ed aiuterà noi a superare il dazio di una giornata in più, sabato 24 marzo? Ci sarebbe piaciuto spingere Alberto Loddo, ci avremmo scommesso due volte, perché è nato il 5 gennaio come noi, ed anzi una quota di più, perché lo abbiamo visto vincere la sua prima corsa da élite, a Padula, nel 2001, togliendosi incredibilmente di ruota Manzoni come fosse un paracarro... Ma le regole dell’UCI, del Pro Tour e perché no anche degli organizzatori, alla emozione ed alla scapigliatura pongono un divieto, una livella: ohibò, meglio l’Astana, della Selle Italia, ai 100 anni della “Sanremo”.

Chi vincerà la Milano-Sanremo. E noi possiamo ben rappresentare, trenta anni dopo, di aver fatto una volta almeno centro. Trenta anni fa, nel ’77, fummo tra i quarantaquattro ad indovinare il vincitore, quello che fu un affronto appunto all’ordine precostituito: primo, Jan Raas, Frisol, un olandese con gli occhiali che ci aveva catturato l’attenzione ed il cuore nelle cronache dell’estate precedente, quando correva per la Raleigh. Primo Jan Raas, che allora capelli ne aveva ancora le braccia al cielo, dopo un contropiede geniale su Osler, Perletto e Priem sul Poggio, contro i vertici di una gerarchia attesa, quella dei De Vlaeminck e dei Moser, dei Maertens e dei Saronni... E l’ironia ulteriore, uno sberleffo ai ranghi compatti dei velocisti, sarebbe stato il terzo posto del compagno di squadra Wilfried Wesemael, dietro ad uno schiumante De Vlaeminck, appunto.

Chi vincerà la Milano-Sanremo. A noi, di quella vittoria è rimasto molto, tanto, anche il segreto, dentro. E di quel concorso un ferro da stiro che funziona ancora. Ed il ricordo pure di un titolo avverso, quello del maestro e prediletto amico G.P.O., che su Tuttosport a piena pagina si chiedeva: «Ha vinto Raas, ma chi è Raas e cosa è la Sanremo?». E se lo chiedeva, in fondo giustamente, senza sapere ancora però che tra i quarantaquattro vincitori, i quarantaquattro che avevano scelto Raas, c’era guardo caso pure un suo giovane giornalista di ciclismo...

Chi vincerà la Milano-Sanremo. Ed auguriamo profondamente, a tutti quanti abbiano ancora un sogno abbinato ad un nome oggi, se non Loddo poniamo Ignatyev, di non perderla mai.

Gian Paolo Porreca, napoletano,
docente universitario
di chirurgia cardio-vascolare,
editorialista de “Il Mattino”
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